Cosa è successo all’incontro Trump-Zelensky

di Emiliano Serra/Ryan Morgan
1 Marzo 2025 9:53 Aggiornato: 1 Marzo 2025 14:18

Aprendo l’incontro con la stampa nello Studio Ovale, Trump aveva riconosciuto alcune delle tensioni passate con Zelensky, affermando: «Abbiamo avuto un piccolo scontro nei negoziati, ma è andato a finire alla grande». Il presidente americano aveva poi spostato l’attenzione sull’accordo per le risorse naturali dell’Ucraina, dicendo che avrebbe comportato un «grande impegno da parte degli Stati Uniti».

La discussione si è poi svolta mentre i due leader rispondevano alle domande della stampa nello Studio Ovale. Trump ha insistito per finalizzare l’accordo sui minerali prima di prendere in considerazione ulteriori discussioni sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina.

Zelensky, a sua volta, ha ripetutamente chiesto ulteriore supporto militare per l’Ucraina, compresi i sistemi di difesa aerea statunitensi. Il leader ucraino ha avanzato la possibilità di condividere le licenze di produzione dei droni ucraini in cambio di licenze per produrre sistemi di difesa aerea statunitensi: «Anche dopo la guerra, abbiamo bisogno che la nostra nazione sia tranquilla […] per questo abbiamo bisogno di questo scudo aereo». Zelensky ha  poi aggiunto che anche i Paesi europei sono disposti a fornire garanzie di sicurezza, ma ha sottolineato che senza ulteriori garanzie da parte degli Stati Uniti, l’Europa non è sufficiente.

Trump ha quindi detto di essere disposto a sostenere ulteriori spedizioni di armi all’Ucraina, esprimendo tuttavia la speranza che la maggior parte di esse non sia necessaria qualora si raggiunga un accordo di pace con Mosca: «Spero di non dover inviare molto, perché spero che riusciremo a concludere la questione».

ZELENSKY RIFIUTA IL CESSATE IL FUOCO ALLE CONDIZIONI DI TRUMP

Prima dello scontro, c’è stato un muro contro muro di oltre mezz’ora. Durante la discussione nello Studio Ovale, Zelensky, ha manifestato in modo sempre più granitico la sua indisponibilità a scendere a compromessi con il presidente russo Vladimir Putin, che lui ritiene totalmente inaffidabile rispetto a un cessate il fuoco, definendolo «assassino e terrorista».

All’inizio della settimana, Trump aveva già detto chiaramente che Zelensky avrebbe dovuto accettare un compromesso per ottenere la pace con la Russia, e l’ha ribadito rispondendo a Zelensky: «io penso che sia sempre necessario arrivare a un compromesso», ha detto nello Studio Ovale, «non si può fare un accordo senza compromessi. Quindi certamente dovrà farne alcuni, ma spero che non siano così grandi come alcuni pensano».

Zelensky ha respinto questa posizione, affermando che Mosca aveva violato 25 tentativi precedenti di negoziare un accordo tra Russia e Ucraina prima dell’invasione del 2022: «Non possiamo limitarci a parlare di cessate il fuoco all’infinito». Zelensky ha poi aggiunto che la guerra è stata iniziata da Putin e che un accordo di pace dovrebbe seguire il principio secondo cui chi ha iniziato il conflitto deve pagare i danni.

Man mano che la discussione proseguiva, Trump ha risposto alle domande rispetto al fatto che la sua posizione nei negoziati potesse allinearlo con Putin. Trump ha risposto di non stare cercando di schierarsi con nessuno dei due, spiegando che (ovviamente) non potrebbe mai condannare le azioni di Putin in pubblico e allo stesso tempo sperare di portare avanti dei negoziati con Putin stesso: «Voi volete che io dica il peggio del peggio su Putin, e poi che gli dica: “Ciao Vladimir, come andiamo con l’accordo?” Non funziona così».

SCONTRO TRA ZELENSKY E VANCE SULLA DIPLOMAZIA USA

Proseguendo la discussione, Vance ha difeso l’immane sforzo dell’amministrazione Trump per negoziare un accordo di pace. Zelensky ha risposto facendo riferimento ai precedenti tentativi falliti di diplomazia, citando un accordo di cessate il fuoco e di scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina nel 2019. Zelensky ha sottolineato che la Russia non ha mai rispettato i termini di quell’accordo.

A un certo punto Zelensky ha avuto uno scatto: «di quale diplomazia stai parlando, JD?» ha chiesto Zelensky al vicepresidente degli Stati Uniti Vance, mancandogli evidentemente di rispetto nel chiamarlo per nome, mentre Vance per tutta la durata dell’incontro gli si è sempre correttamente rivolto con la formula «mister president».

«Io sto parlando del tipo di diplomazia che metterà fine alla distruzione del Suo Paese» ha replicato Vance, che ha poi rincarato: «Signor Presidente, con tutto il rispetto, io penso che sia irrispettoso venire nello Studio Ovale e mettersi a discutere di questo davanti alla stampa americana».

Dopo un botta e risposta tra Zelensky e Vance sull’opportunità dell’approccio ucraino nel chiedere ulteriore aiuto agli Stati Uniti, il presidente ucraino ha insinuato che, sebbene il conflitto possa non essere un problema immediato per gli Stati Uniti lo sarà in futuro. Trump a questo punto ha reagito: «Sono cose che lei non sa» ha risposto il presidente Usa, «non venga a dirci lei cosa succederà a noi, perché lei non è nella posizione di parlare in questo modo».

TRUMP E VANCE A ZELENSKY: NON HAI POTERE CONTRATTUALE

Mentre Zelensky esprimeva dubbi sull’efficacia della diplomazia, Trump ha ribadito che il leader ucraino non aveva il potere contrattuale per imporre una posizione negoziale più dura: «in questo momento lei non ha le carte in mano. Con noi, inizi ad averle…», ha detto Trump, mentre Zelensky lo interrompeva: «io non sto giocando a carte. io sono molto serio».

«Lei stai giocando con la vita di milioni di persone. Lei stai giocando con la Terza guerra mondiale», ha quindi risposto Trump mantenendo il perfettamente controllo, benché evidentemente urtato dall’atteggiamento “inusuale” del presidente Ucraino, «E quello che lei sta facendo è molto irrispettoso nei confronti di questo Paese, che l’ha sostenuta molto più di quanto molti dicano che avrebbe dovuto» e ancora: «se non lei non avesse avuto il nostro equipaggiamento militare, questa guerra sarebbe finita in due settimane» ha poi puntualizzato Trump.

TRUMP: SENZA ACCORDO ADDIO SOSTEGNO USA ALL’UCRAINA

Con lo scaldarsi della discussione, il vicepresidente Vance ha suggerito che i colloqui continuassero a porte chiuse, piuttosto che davanti alla stampa: «Affrontiamo queste divergenze invece di combatterle davanti ai giornali americani, visto che ha torto» ha detto Vance a Zelensky. Trump ha quindi spiegato che il motivo per cui aveva permesso che la discussione si svolgesse di fronte ai giornalisti, per così tanto tempo, era anche che riteneva fosse importante che il pubblico vedesse come (cioè perché) i colloqui stessero fallendo.

In uno dei suoi ultimi commenti prima che lo staff della Casa Bianca allontanasse i giornalisti dallo Studio Ovale, Trump ha detto a Zelensky: «il suo popolo è molto coraggioso, ma o lei conclude un accordo o noi ce ne andiamo» e «se noi ce ne andiamo, ve la vedrete da soli» ha detto chiaro e tondo Trump, «non credo che sarà molto bello, ma ve la vedrete da soli».

Al termine della parte pubblica dell’incontro, Zelensky è stato invitato a lasciare la Casa Bianca in anticipo, dopo che si era rifiutato firmare l’accordo di cooperazione economica con gli Stati Uniti che non lo “garantiva” abbastanza, e che avrebbe aperto le porte alla fine di una sanguinosa guerra che dura da ormai tre anni. E la cui fine sembra oggi, purtroppo, molto più lontana.

COSA C’ERA DIETRO ALLE PAROLE

Al centro della mancata intesa tra Stati Uniti e Ucraina c’è l’accordo non firmato sul 50% delle risorse minerarie ucraine, che Trump chiede quale rimborso per le centinaia di miliardi di dollari che gli Usa hanno dato negli anni all’Ucraina. Ma anche, e soprattutto, la “diffidenza” di Zelensky nei confronti di Putin: il presidente ucraino ha fatto capire in tutti i modi che per lui la parola di Putin non vale nulla. Ed è altrettanto evidente che le ormai famose «garanzie» che pretende da Washington siano anche garanzie militari.

A un’attenta lettura anche dell’incontro-scontro del 28 febbraio alla Casa Bianca, per Zelensky, cedere il 50% delle terre rare ucraine agli Usa non sarebbe di per sé un problema. Il problema è che, in cambio, il presidente Ucraino esige dall’America un impegno formale di protezione militare, probabilmente perché crede che Putin lo attaccherebbe di nuovo anche dopo il cessate il fuoco negoziato dall’America.

Trump ha sempre risposto che, una volta che forti interessi americani fossero presenti in Ucraina, un’aggressione militare sarebbe estremamente improbabile. D’altra parte, un accordo di difesa Usa-Ucraina potrebbe essere letto come una minaccia da Vladimir Putin, che potrebbe sentirsi autorizzato a consideralo come una sorta di “inclusione di fatto” dell’Ucraina nella Nato.

E a quel punto, purtroppo, Putin potrebbe mettere mano alle armi nucleari (cosa che peraltro ha già ripetutamente minacciato). E il primo alleato della Russia è la Cina, altra potenza nucleare. Sarebbe insomma la Terza Guerra mondiale. Una guerra atomica, che potrebbe annientare l’intera umanità.

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