Il primo ministro britannico Keir Starmer ospiterà domenica a Londra un summit incentrato sulla difesa e le garanzie di sicurezza all’Ucraina cui parteciperanno oltre una dozzina di leader europei, fra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Al vertice è stato invitato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – atteso oggi negli Stati Uniti per incontrare il presidente Donald Trump – con il quale i leader europei discuteranno le garanzie di sicurezza che l’Europa potrebbe offrire a Kiev in caso di cessate il fuoco con la Russia. L’incontro rientra in un più ampio sforzo di coordinamento tra Regno Unito e Unione europea su un nuovo fondo per la difesa del continente e sulla futura assistenza militare all’Ucraina.
L’incontro permetterà a Starmer, così come al presidente francese Emmanuel Macron, di riferire agli alleati europei a proposito dei colloqui avuti questa settimana a Washington con Trump. I due leader hanno cercato di convincere il presidente Usa a garantire un sostegno militare statunitense nel caso in cui Mosca violasse un eventuale accordo di pace. Durante l’incontro con Starmer, tuttavia, Trump non ha fornito impegni concreti, limitandosi a dichiarare: «Se avranno bisogno di aiuto, sarò sempre al fianco dei britannici».
Alla riunione sono stati invitati i leader di Italia, Germania, Francia, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Spagna, Turchia, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca e Romania, oltre al segretario generale della Nato Mark Rutte e ai presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Antonio Costa. Starmer terrà anche incontri bilaterali separati con Zelensky e la premier Meloni. La riunione di Londra si inserisce in un contesto di crescente collaborazione tra il Regno Unito e l’Unione europea sulla sicurezza continentale e d’altronde lo stesso Starmer era stato invitato alla cena organizzata al termine del vertice informale sulla difesa convocato dal presidente Costa lo scorso 3 febbraio a Bruxelles. Regno Unito e Ue stanno lavorando alla creazione di un fondo congiunto per la difesa europea – una proposta avanzata nei giorni scorsi dalla cancelliera dello Scacchiere britannica Rachel Reeves agli omologhi ministri delle Finanze dell’Ue durante la riunione del G20 a Città del Capo – con l’obiettivo di rafforzare la capacità di deterrenza e aumentare la produzione di armamenti.
Fonti diplomatiche riferiscono che l’Ue sta valutando la possibilità di utilizzare il fondo per garantire la fornitura a lungo termine di armamenti a Kiev, con il coinvolgimento di industrie della difesa europee e britanniche. Il piano potrebbe prevedere incentivi finanziari per la produzione di munizioni e sistemi d’arma, in risposta alle difficoltà dell’Ucraina nel reperire materiali bellici sufficienti a sostenere il conflitto con la Russia.
Uno dei principali temi in discussione a Londra sarà il ruolo che l’Europa potrà giocare nella sicurezza dell’Ucraina dopo un eventuale cessate il fuoco. I leader europei intendono ottenere da Trump un impegno a fornire intelligence, sorveglianza e copertura aerea come ultima risorsa in caso di attacco russo, per proteggere le eventuali truppe europee che verrebbero inviate in Ucraina a scopo di mantenimento della pace. Un funzionario britannico ha sottolineato che anche un certo grado di ambiguità da parte degli Stati Uniti potrebbe fungere da deterrente, lasciando il Cremlino nell’incertezza su una possibile reazione statunitense. Parallelamente, l’Ucraina continua a chiedere garanzie di sicurezza più stringenti da parte dei partner occidentali. Secondo alcune indiscrezioni, Kiev starebbe spingendo per un modello simile a quello adottato per Israele, con impegni pluriennali per la fornitura di armi e assistenza militare diretta.
In questo contesto l’Italia ha sempre sostenuto l’importanza di una «pace giusta e duratura» che, come affermato dalla stessa Meloni nei giorni scorsi al termine del bilaterale con l’omologo svedese Ulf Kristersson, può avvenire «solo con adeguate garanzie di sicurezza». L’obiettivo, secondo la presidente del Consiglio, è accertarsi «che non accada di nuovo» un attacco russo contro l’Ucraina, e che le nazioni europee che si sentono minacciate possano sentirsi al sicuro». Tali garanzie di sicurezza, secondo Meloni, «devono essere realizzate nel contesto della Nato, la cornice migliore per una pace che non sia né fragile né temporanea. Altre soluzioni sono più complesse e meno efficaci». Concentrandosi poi sul tema della difesa, Meloni ha ribadito il sostegno dell’Italia all’aumento delle spese per il settore nell’ottica di favorire gli investimenti. D’altronde, «la scelta della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di escludere le spese per la difesa» dal Patto di stabilità rappresenta «il primo passo» verso un incremento delle spese cui dovranno «seguire altre soluzioni», ha spiegato Meloni. Resta complicata la strada verso un debito comune europeo – in sostanza un Next Generation Eu della difesa – ma l’esclusione dei vincoli del Patto di stabilità è già un buon risultato per l’Italia, anche se tale misura dovrebbe essere temporanea e obbligherà i Paesi a rientrare nei parametri entro un certo periodo di tempo.
L’incontro di Londra rappresenta un test cruciale per la leadership di Starmer sulla politica estera e sulla sicurezza europea. Il primo ministro britannico ha ribadito in più occasioni che il Regno Unito «deve essere un pilastro della sicurezza europea» e ha espresso il desiderio di rafforzare la cooperazione con l’Ue su questioni strategiche. Secondo fonti governative, Starmer sarebbe favorevole a un maggiore coinvolgimento britannico nella sicurezza europea, anche attraverso contributi finanziari e logistici al nuovo fondo per la difesa.
Tuttavia, il governo di Londra vuole evitare che il piano venga percepito come un ritorno alle dinamiche pre Brexit, cercando invece un modello di collaborazione bilaterale flessibile. L’incontro di domenica potrebbe quindi gettare le basi per un nuovo accordo tra Regno Unito e Unione europea in materia di difesa e sicurezza, con implicazioni dirette sul sostegno all’Ucraina nei prossimi mesi. Tali implicazioni, peraltro, emergerebbero anche dall’investitura – non ufficiale ma quantomeno ufficiosa – che gli Stati Uniti hanno assegnato al Regno Unito in merito alla gestione del dossier ucraino: dallo scorso 12 febbraio, infatti, spetta proprio a Londra, gestire le riunioni del cosiddetto «Formato Ramstein», il gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, un’alleanza composta da 54 Paesi così chiamato perché la prima riunione si svolse il 26 aprile 2022 nell’omonima base aerea Usa in Germania. Starmer sembra pronto a raccogliere quest’onere e il sussistere di buoni rapporti fra Meloni e il premier britannico potrebbe aiutare l’Italia a garantirsi un ruolo nei vari passaggi in cui si stabilirà il futuro dell’Ucraina.