Ernst & Young: alla Germania l’export non basta più

di Reinhard Werner/The Epoch Times Germania
27 Febbraio 2025 15:32 Aggiornato: 27 Febbraio 2025 15:32

Diversi analisti e istituti di ricerca economica hanno rilasciato valutazioni aggiornate sulla situazione del mercato del lavoro in Germania e in Europa. Tutti concordano sul fatto che le prospettive per il resto dell’anno siano scoraggianti. Al momento, non si intravede alcuna ripresa. A valutare la situazione sono stati l’Istituto per la ricerca sul mercato del lavoro e la professione (Iab), l’istituto ifo e la società di consulenza Ernst & Young.

L’IAB NON PORTA BUONE NOTIZIE SUL MERCATO DEL LAVORO

Il barometro del mercato del lavoro dell’Iab ha registrato a febbraio il sesto calo consecutivo. La componente dell’indicatore anticipatore che prevede l’andamento della disoccupazione è scesa di ulteriori 0,4 punti rispetto a gennaio, attestandosi a 96,7. Un calo sotto la soglia di 97 non si verificava dal 2020, durante la pandemia di Covid-19, e negli anni 2008/09, in piena crisi finanziaria globale.

Anche la seconda componente dell’indicatore anticipatore dell’Iab, che riguarda l’occupazione, ha subito una flessione di 0,4 punti. Con 99,9 punti, è scesa per la prima volta dalla crisi del Covid sotto la soglia neutrale di 100 punti.

Enzo Weber, responsabile del settore “Previsioni e analisi macroeconomiche” presso l’Agenzia federale del lavoro, vede questo andamento come un cattivo presagio: «La disoccupazione continuerà ad aumentare, mentre l’occupazione si limiterà a ristagnare. Le agenzie per l’impiego guardano con preoccupazione al 2025».

IL BAROMETRO DELL’OCCUPAZIONE DELL’IFO TORNA A CALARE DOPO UNA BREVE RIPRESA

Il barometro del mercato del lavoro dell’Iab viene elaborato mensilmente dal novembre 2008 in collaborazione con le agenzie per l’impiego tedesche. A livello europeo, esiste il corrispettivo European Labour Market Barometer, che fornisce una panoramica sulla situazione nei Paesi dell’Ue.

Secondo quest’ultimo indicatore, la situazione nel resto d’Europa non appare migliore. Il barometro europeo, anch’esso elaborato dall’Iab insieme alle agenzie per l’impiego, ha registrato un leggero aumento di 0,3 punti per la prima volta in cinque mesi. Tuttavia, questo effetto è dovuto esclusivamente all’ingresso della Spagna nel sistema, con un valore iniziale di 101,1 punti.

Nel complesso, il valore aggregato dei 17 Paesi e regioni europee prese in esame è ancora in territorio negativo, attestandosi a 99,5 punti. Senza il valore positivo della Spagna, il punteggio complessivo sarebbe sceso di altri 0,5 punti, secondo Weber.

L’istituto ifo di Monaco, che basa le proprie previsioni sulle valutazioni dei rappresentanti del settore, ha pubblicato il proprio barometro dell’occupazione. Dopo un breve segnale di speranza a gennaio, quando l’indicatore era risalito a 93,4 punti, il valore è nuovamente calato a 93,0, a conferma del trend negativo iniziato a metà del 2022.

IFO: LA SITUAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO RESTA TESA

L’istituto prevede ulteriori tagli di posti di lavoro, in particolare nel settore industriale. Già lo scorso anno, il numero di occupati in questo comparto è diminuito di circa 70.000 unità, pari a una riduzione dell’1,2%. I settori più colpiti sono stati l’industria tessile e dell’abbigliamento (-4%) e il comparto automobilistico (-2,4%).

Inoltre, il settore dei servizi sta diventando più restrittivo nelle nuove assunzioni, soprattutto nel comparto dell’informatica. Secondo l’ifo, anche il commercio e l’edilizia stanno pianificando di ridurre il personale. Il responsabile delle indagini di mercato dell’ifo, Klaus Wohlrabe, ha dichiarato: «Le aziende industriali sono costrette ad adattare le proprie capacità al livello di domanda attuale. Vediamo anche sempre più spostamenti della produzione all’estero, dove vengono effettuati gli investimenti più significativi».

ERNST & YOUNG: L’EXPORT NON BASTA PIÙ A COMPENSARE

L’analista Jan Brorhilker, della società di consulenza Ernst & Young, prevede per quest’anno un’ulteriore perdita di circa 100 mila posti di lavoro nell’industria. Particolarmente colpito sarebbe il settore automobilistico, dove i «difficili processi di trasformazione» stanno avendo un impatto significativo. Brorhilker ha sottolineato la necessità di rafforzare la domanda interna: «quello che ci ha sempre aiutato è stato l’export», ma la debole domanda interna, l’aumento dei costi di finanziamento e le incertezze politiche stanno portando a un calo anche nelle esportazioni industriali.

 

 

 

Consigliati