Gli investitori continuano a fuggire dalla Cina

21 Febbraio 2025 16:50 Aggiornato: 21 Febbraio 2025 16:50

Gli investimenti diretti esteri in Cina sono diminuiti del 13% su base annua a gennaio, secondo i dati ufficiali rilasciati il 19 febbraio, evidenziando le difficoltà di Pechino nel riconquistare le aziende straniere in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche.

Il ministero del Commercio del regime cinese ha riferito che gli investimenti diretti esteri utilizzati sono crollati a 98 miliardi di yuan (13 miliardi di dollari) a gennaio, segnando il livello più basso per l’inizio dell’anno da tre anni a questa parte. Questa cifra è in calo rispetto ai 113 miliardi di yuan (16 miliardi di dollari) dello stesso mese dell’anno scorso e ai 128 miliardi di yuan (18 miliardi di dollari) di gennaio 2023.

Il calo degli investimenti stranieri segue un anno di tentativi da parte delle autorità del regime per rilanciare un’economia in crisi.

LE TENSIONI CON GLI STATI UNITI AGGRAVANO LA CRISI ECONOMICA

Queste sfide economiche sono ulteriormente aggravate dalle tensioni crescenti con i principali partner commerciali della Cina, in particolare gli Stati Uniti.

All’inizio di febbraio, il presidente Trump ha imposto un ulteriore dazio del 10% sui prodotti cinesi, citando preoccupazioni per l’afflusso di sostanze chimiche legate al fentanyl provenienti dalla Cina. Pochi minuti dopo l’entrata in vigore dei nuovi dazi, il regime cinese ha annunciato una serie di misure ritorsive, tra cui un’indagine su Google da parte dell’autorità garante della concorrenza.

Nel frattempo, il ministero del Commercio cinese ha aggiunto il PVH Group, colosso statunitense del retail proprietario di marchi come Calvin Klein e Tommy Hilfiger, e Illumina Inc. (azienda americana di sequenziamento genetico), alla sua lista nera commerciale, nota come “elenco dei soggetti inaffidabili”. Le aziende incluse in questa lista sono escluse dalle attività di import-export e dagli investimenti in Cina.

In un contesto di crescente tensione geopolitica e recessione economica, la Cina ha cercato di riconquistare gli investitori esteri. Il 18 febbraio, il regime ha annunciato un’iniziativa per creare nuovi incentivi volti a stabilizzare gli investimenti stranieri nel 2025. Le autorità cinesi hanno ripetutamente ribadito l’impegno verso le imprese internazionali. Il 17 febbraio, il vicepremier He Lifeng ha incontrato a Pechino un gruppo di dirigenti d’azienda giapponesi, incoraggiandoli a espandere i loro investimenti in Cina. Nel marzo dello scorso anno, Xi Jinping aveva partecipato a un incontro con imprenditori statunitensi per fare lo stesso.

TROPPE RESRTIZIONI

Nonostante gli sforzi del Partito Comunista Cinese, la fuga di capitali stranieri iniziata da alcuni anni sembra non mostrare segni di rallentamento. Nell’ultimo anno, gli investimenti effettivi dall’estero sono diminuiti del 27%, dopo un calo dell’8% nel 2023, secondo i dati pubblicati dal ministero del Commercio il 17 gennaio. Il trend negativo è confermato anche dai dati dell’Amministrazione statale cinese per i cambi, che misura gli investimenti esteri su base netta.

Nel 2024, la Cina ha registrato un deflusso record di 168 miliardi di dollari in investimenti diretti esteri netti in uscita, secondo i dati preliminari rilasciati dal Safe il 14 febbraio. Un risultato ancora peggiore rispetto al 2023, quando il saldo netto degli investimenti era comunque positivo per 42,7 miliardi di dollari.

E alcuni analisti sostengono che il calo degli investimenti potrebbe essere ancora più grave di quanto indicato dalle cifre ufficiali, evidenziando i tentativi sempre più aggressivi di Pechino per stabilizzare gli investimenti esteri: «Con tutte queste misure che vengono introdotte, il deflusso di capitali stranieri ha raggiunto un punto tale da spaventare il Partito comunista cinese», ha dichiarato il professor Frank Tian Xie, docente alla School of Business Administration dell’Università del South Carolina-Aiken, «il governo cinese continua a esercitare pressioni mentre chiede aiuto. Non c’è da stupirsi che gli investitori stranieri siano riluttanti a restare».

Secondo il rapporto sul clima degli investimenti in Cina pubblicato dal ministero degli Esteri Usa nel 2024, le principali preoccupazioni delle aziende americane riguardano la regolamentazione cinese «eccessiva» sulla sicurezza informatica e sulla protezione dei dati, il «trattamento preferenziale» per le aziende nazionali, un «sistema normativo opaco» e un’«applicazione incoerente delle leggi sulla proprietà intellettuale».

L’amministrazione Trump ha evidenziato le preoccupazioni delle aziende statunitensi anche sul sito degli Esteri: «L’economia cinese è una delle più restrittive al mondo per gli investitori, compresi quelli statunitensi», e poi: «La Cina adotta anche pratiche commerciali sleali, tra cui l’uso del lavoro forzato e massicce sovvenzioni pubbliche, mettendo le imprese americane in una posizione di svantaggio e rendendole complici delle violazioni dei diritti umani da parte della Cina».

 

 

 

Consigliati