Perché la Germania teme tanto le richieste di Trump per la Nato?

di Joseph Yizheng Lian per ET USA
20 Febbraio 2025 14:24 Aggiornato: 20 Febbraio 2025 14:25

Alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il 14 febbraio, il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha pronunciato un discorso in cui ha criticato i leader europei per essersi allontanati dai valori fondamentali condivisi, in particolare rispetto alla libertà di espressione e alle politiche migratorie.

Ha evidenziato problemi come le leggi sull’aborto sorprendentemente progressiste nel Regno Unito, l’annullamento spregiudicato dei risultati di un’elezione nazionale in Romania e la politica pericolosamente permissiva dell’Europa sull’immigrazione, in particolare dai Paesi dell’Islam radicale, sottolineando come queste capitolazioni interne sulla democrazia costituiscano la principale minaccia per l’Europa, più che le sfide esterne provenienti da Russia e Cina.

Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha risposto con forza alle osservazioni di Vance, definendole «inaccettabili». Ha sottolineato che il paragone fatto da Vance tra alcune parti dell’Europa e i regimi autoritari fosse inappropriato, affermando che tali dichiarazioni minano la democrazia europea.

Il discorso di Vance è stato accolto con un silenzio glaciale, mentre molte persone tra il pubblico hanno applaudito quando ha parlato Pistorius. Questa differenza di reazione si è riflessa nei commenti della maggior parte dei mass media europei successivamente, i quali, a loro volta, possono essere considerati un riflesso dei sentimenti diffusi tra i popoli europei.

PERCHÉ L’EUROPA NON AMA TRUMP

Per dirla chiaramente, l’Europa non ama il presidente degli Stati Uniti Donald Trump né il suo vicepresidente. Ci sono, ovviamente, molte ragioni per questo, come le differenze nelle preoccupazioni geopolitiche, negli atteggiamenti culturali, nelle ideologie dominanti e negli stili personali. Tuttavia, una ragione economica, per nulla sottile, è spesso deliberatamente ignorata dai media europei: l’insistenza di Trump affinché i Paesi della Nato aumentino le loro spese per la difesa è economicamente devastante al punto da mettere in crisi il welfare europeo.

Per comprendere quanto sia grave la questione, prendiamo la Germania come esempio e facciamo alcuni semplici calcoli. Tutti i dati sono arrotondati e si riferiscono al 2022.

In quell’anno, 9,6 milioni di persone (l’11,6% della popolazione totale tedesca, che è di 83 milioni) erano considerate «povere». L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) definisce «povera» una famiglia con un reddito annuo pari al 60% del reddito mediano. Il reddito mediano delle famiglie in Germania era di 22.000 euro e il 60% di tale importo era 13.200 euro. Tra i classificati come «poveri», il reddito medio era di 11.880 euro. Per portare una persona povera alla soglia minima, sarebbe stato necessario un sussidio di 1.320 euro (13.200 euro – 11.880 euro = 1.320 euro).

L’importo totale necessario per sollevare tutti i 9,6 milioni di tedeschi dalla povertà sarebbe stato di 12,67 miliardi di euro. Il Pil della Germania era di 4.800 miliardi di euro, quindi 12,67 miliardi rappresentavano lo 0,26% del Pil.

Il bilancio del governo tedesco nel 2022 assorbiva il 49,1% del Pil, quindi lo 0,26% sembrerebbe una cifra irrisoria, giusto? Sbagliato.

Anche un Paese ricco come la Germania ha avuto difficoltà insormontabili nell’aumentare leggermente la spesa per eliminare la povertà—una vergogna, un peccato capitale per qualsiasi sistema di assistenza sociale. Questo perché il bilancio di un Paese democratico è sempre il punto di equilibrio tra innumerevoli interessi contrastanti, e i conflitti per raggiungere tale equilibrio sono per definizione duri, e a somma zero. Anche solo un ulteriore 0,1% del Pil—circa 5 miliardi di euro—da destinare a un settore piuttosto che a un altro implica enormi e complicate battaglie parlamentari, combattute fino all’ultimo dai portatori di interesse e dai loro lobbisti.

Ma ora arriva Trump, che vuole che la Germania spenda il 5% del Pil per la difesa, il che significherebbe un aumento di 3,5 punti percentuali rispetto al livello effettivo del 2022. Come potrebbe essere realizzato?

Per esempio, il Paese potrebbe: eliminare tutti i sussidi di disoccupazione (1,1% del Pil); azzerare i fondi per l’istruzione superiore (1,1%); cancellare tutte le spese per l’ordine pubblico e la sicurezza—polizia, vigili del fuoco, forze dell’ordine, controllo delle frontiere, servizi di emergenza e funzioni giudiziarie (0,8%); e tagliare tutti i finanziamenti per la protezione ambientale e i sussidi energetici (0,5%). In questo modo, si raggiungerebbe esattamente il 3,5% del Pil.

LA GERMANIA HA BENEFICIATO DELL’OMBRELLO DI SICUREZZA AMERICANO

Visto da un’altra prospettiva, si può dire questo: molto prima che Trump fosse eletto presidente per la prima volta nel 2016, una buona parte dell’assistenza sociale tedesca era stata indirettamente sovvenzionata dagli Stati Uniti sotto forma di ombrello di sicurezza, che ha permesso alla Germania, come ad altri Paesi, di destinare solo l’1-1,5% del Pil alla difesa mentre i cittadini beneficiavano di sussidi sociali, aria pulita, sostegno alle comunità e dell’accoglienza di 1,2 milioni di immigrati, che l’allora cancelliera tedesca Angela Merkel accettò nel 2015 quando pronunciò la famosa frase: «Wir schaffen das!» (Ce la faremo!).

Se quell’ombrello di sicurezza venisse rimosso, il welfare tedesco sarebbe immediatamente travolto da uno tsunami e da un terremoto. E ciò che vale per la Germania vale anche per tutti gli altri Paesi europei.

Per gli europei—o almeno per i loro politici e alti funzionari che comprendono i bilanci—la richiesta di Trump di aumentare drasticamente la spesa per la difesa equivaleva a dir loro: «Dimenticatevi dell’assistenza sociale!». Di fronte a questa minaccia esistenziale sistemica, non è difficile capire perché gli europei lo detestino. E forse si sentono anche piuttosto giustificati: lo Zio Sam non dovrebbe essere così spietato!

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