La politica estera di Trump è più seria di quanto creda il mainstream

di Ryan Burke per The Epoch Times Usa
16 Febbraio 2025 11:52 Aggiornato: 19 Febbraio 2025 16:38

Donald Trump fa sul serio nel voler escludere la Cina dall’Artico. A un mese dal suo insediamento per il secondo mandato alla presidenza degli Stati Uniti, Trump ha segnato un’altra vittoria geopolitica, delineando la strategia per i prossimi quattro anni. Il 29 dicembre, aveva rilanciato la sua proposta del 2019 di acquistare la Groenlandia dalla Danimarca, affermando che la proprietà statunitense della più grande isola del mondo «è una necessità assoluta». Una settimana prima dell’inaugurazione, suo figlio Donald Jr. si è recato a Nuuk, in Groenlandia, per discutere l’interesse del padre, alimentando ulteriormente le speculazioni sulle reali intenzioni del nuovo presidente.

Nel 2019, pochi sostenevano pubblicamente Trump nel riconoscere l’importanza strategica della Groenlandia, ricordando che gli Stati Uniti avevano già tentato due volte di acquistarla dalla Danimarca. Altri avevano avvertito della crescente influenza cinese negli affari artici, sottolineando il piano di Pechino per costruire aeroporti nell’isola. Tuttavia, durante il primo mandato di Trump, la sua proposta era stata derisa come «assurda».

Oggi, poco è cambiato nel modo in cui gli analisti descrivono Trump, considerandolo impulsivo e privo di una reale comprensione della geopolitica, proprio come nel 2019. Persino il primo ministro danese era intervenuto, dichiarando che «la Groenlandia non è in vendita», lasciando intendere che la proposta di Trump fosse una provocazione neocoloniale. Tuttavia, poche settimane dopo, la Danimarca ha modificato il suo atteggiamento, esprimendo interesse a discutere il futuro della Groenlandia con l’amministrazione Trump.

Mentre il destino della Groenlandia resta incerto, l’idea dominante appare ingenua, perché Trump sta dando una lezione di strategia diplomatica. E Pechino sta prendendo nota.

UNA MOSSA STRATEGICA

Mentre i media si concentrano sulle affermazioni di Trump riguardo all’uso dell’esercito per acquisire l’isola, ne trascurano l’effetto strategico. La realtà è che si è trattato di una provocazione deliberata che pochi riconosceranno.

Sfiorando l’idea di acquistare, o addirittura prendere la Groenlandia con la forza, Trump gioca una partita di scacchi, risparmiando agli Stati Uniti miliardi di dollari, scoraggiando ulteriormente la Cina dal rivendicare un ruolo sull’isola e rafforzando la sicurezza nazionale americana.

I critici che deridono la fissazione di Trump per la Groenlandia non colgono il significato strategico della questione per gli Stati Uniti e la Nato. Da tempo, i Paesi europei investono poco nella propria difesa, beneficiando della protezione offerta dagli Stati Uniti senza adeguati impegni reciproci.

Il governo danese aveva inizialmente liquidato l’idea di Trump, ma la successiva decisione della Danimarca di destinare 1 miliardo e mezzo di dollari alla difesa della Groenlandia dimostra una dinamica più sofisticata: la tecnica retorica di Trump potrebbe essere stata una mossa calcolata per spingere la Danimarca a rafforzare le infrastrutture di sicurezza dell’isola, ottenendo così un obiettivo strategico degli Stati Uniti senza alcuna spesa diretta.

LA GROENLANDIA COME AVAMPOSTO STRATEGICO

L’Artico è di cruciale importanza per la difesa del territorio statunitense. La Groenlandia occupa una posizione strategica nei principali passaggi artici e rappresenta una porta d’accesso all’Atlantico settentrionale. Il cosiddetto corridoio GIUK (Groenlandia-Islanda-Regno Unito) è considerato una delle rotte strategiche più rilevanti per i sommergibili russi diretti verso le coste orientali di Stati Uniti e Canada. Gli Stati Uniti mantengono una presenza nella base spaziale di Pituffik (già Thule Air Force Base), situata nel nord-ovest della Groenlandia. Tuttavia, questa è di dimensioni ridotte, priva di capacità offensive significative e inadeguata a scoraggiare rivali geopolitici come Cina e Russia.

Tra le vaste riserve di risorse naturali ancora inesplorate e l’interesse dichiarato del Partito Comunista Cinese per un insediamento nell’isola, la Groenlandia, pur essendo un territorio autonomo sotto il controllo danese, è una delle aree strategicamente più preziose del pianeta.

A Washington, alcuni considerano la Groenlandia un punto di vulnerabilità che necessita di maggiore attenzione, per evitare che diventi un’opportunità per gli avversari. Il deterioramento delle relazioni con Cina e Russia ne accresce ulteriormente il valore geostrategico agli occhi dell’amministrazione Trump, rendendo la sua difesa e sicurezza una priorità.

SICUREZZA ARTICA SENZA COSTI DIRETTI

L’approccio di Trump è anche finanziariamente vantaggioso. Operare nell’Artico è estremamente costoso: le infrastrutture richiedono tempi lunghi per essere costruite, i costi di manutenzione sono elevati e le attrezzature si usurano rapidamente.

Condivisione degli oneri e investimenti da parte degli alleati sono elementi fondamentali della strategia di sicurezza della Nato. L’organizzazione ha sempre faticato a ottenere contributi equi da tutti i suoi membri e Trump, già durante il suo primo mandato, aveva minacciato ritorsioni contro i Paesi Nato che non rispettavano l’impegno del 2% del Pil in spese militari. In questo contesto, la mossa su Groenlandia si è rivelata un efficace strumento di pressione per ottenere investimenti concreti da parte di un alleato della Nato.

UNA STRATEGIA DIPLOMATICA NON CONVENZIONALE

L’approccio di Trump sulla Groenlandia dimostra un principio chiave dell’arte della diplomazia: l’uso della retorica per influenzare sia alleati che avversari. Definendo la Groenlandia un asset strategico di importanza senza pari, Trump ha costretto la Danimarca a dare priorità a investimenti in linea con gli interessi statunitensi.

Inoltre, questo episodio mette in luce l’utilità delle proposte non convenzionali nella diplomazia. Idee che inizialmente possono sembrare stravaganti possono rivelarsi strumenti efficaci per ridefinire il dibattito e spingere all’azione. In questo senso, la retorica di Trump sulla Groenlandia trascende il semplice pragmatismo, incarnando una visione più ampia della sicurezza artica.

Anche se l’acquisto della Groenlandia potrebbe non essere mai stato realistico, l’impatto strategico delle dichiarazioni di Trump rimane. Forzando la Danimarca a investire nella difesa dell’isola, Trump ha raggiunto un obiettivo chiave per gli Stati Uniti: rafforzare la sicurezza artica senza spendere.

L’approccio di Trump dimostra l’importanza di un pensiero audace e di tattiche non convenzionali come strumenti della diplomazia. Con l’Artico che torna a essere un teatro di competizione geopolitica, il caso Groenlandia sarà ricordato come un esempio di come la provocazione strategica e la gestione delle percezioni possano influenzare gli equilibri internazionali.

Che sia stato un piano premeditato o un effetto collaterale della sua retorica, Trump ha catalizzato una nuova attenzione sulla difesa artica, dimostrando come la strategia diplomatica possa essere determinante nella tutela degli interessi nazionali.

 

da: RealClearWire

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