Cavallari: revisione modesta Pil non servirà manovra bis

di Agenzia Nova
7 Febbraio 2025 8:51 Aggiornato: 7 Febbraio 2025 8:51

«Le nostre ultime stime sul Pil mostrano una revisione tutto sommato modesta. E con le nuove regole fiscali Ue gli eventuali effetti sui saldi di finanza pubblica non impongono una manovra correttiva». Lo spiega al Sole 24 Ore Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), che aggiunge: «In questo modo si evita un meccanismo prociclico nel breve termine e ci si concentra sul medio periodo: nel quale la prudenza paga, come mostra l’andamento dello spread». Cavallari osserva che «la revisione è inevitabile e giustificata soprattutto da fattori esterni, dal rallentamento degli scambi internazionali confermato anche dalle ultime previsioni Fmi all’aumento del prezzo del gas. Ma al momento si tratta di modifiche modeste, due decimali nel 2025 e uno solo nel 2026. E in ogni caso un +0,8 per cento quest’anno implicherebbe uno sforzo non marginale». A differenza degli anni scorsi, infatti, «il 2025 è partito senza alcun trascinamento statistico a causa della stagnazione degli ultimi due trimestri. Il +0,8 per cento è quindi tutto da costruire».

Non si profila una correzione dei conti: «No, perché il monitoraggio avviene sul rispetto dell’obiettivo di spesa netta primaria, fissato in modo coerente per determinare una riduzione del debito sul medio termine, e non sul disavanzo che potrebbe aumentare in conseguenza della minor crescita. Sul lato delle uscite un rallentamento dell’economia impatta sugli stabilizzatori automatici come i sussidi di disoccupazione, che però sono fuori dalla spesa netta, mentre le entrate sono ancora sostenute«. Quanto all’effetto che hanno le nuove regole: «Quello, positivo, di allargare l’orizzonte da considerare. Si evitano obblighi prociclici nel breve e si punta di più sugli aspetti strutturali». Va poi ricordato che «questo si verifica in entrambi i sensi, perché un maggior deficit non impone una manovra correttiva ma allo stesso tempo un disavanzo minore del previsto non amplia i margini di spesa, in quanto il risparmio va utilizzato a riduzione del deficit e quindi del debito». Non c’è il rischio di ipotecare a priori la politica economica: «Nuove misure possono essere coperte da maggiori entrate discrezionali o da una ricomposizione della spesa, senza aumentarne il totale. L’ipoteca è sulla possibilità di generare disavanzi persistenti, che aumentano il debito. Ed è un bene, perché l’esperienza di questi mesi mostra che la prudenza di bilancio paga, come conferma la dinamica di spread e spesa per interessi».

Non solo: «rispettare gli impegni del Piano aiuta nel ciclo successivo, perché se i conti fossero peggiori, o se ritardassimo l’uscita dalla procedura per deficit eccessivo, anche il prossimo piano sarebbe più impegnativo e i margini di manovra si ridurrebbero. Il trade off fra le scelte di oggi e quelle di domani quindi rimane, ma si misura in un tempo più ampio». Per quel che riguarda, infine, gli investimenti: «La dinamica straordinaria alimentata soprattutto dagli incentivi fiscali sta rallentando, e si profila una normalizzazione che però anche in questo caso viaggia su livelli molto alti rispetto alle medie del passato. Aiutata anche, sul lato degli investimenti pubblici, dal Pnrr e dall’obiettivo assunto nel Piano di bilancio di mantenere questa voce al 3,3 per cento del Pil anche dopo il 2026», conclude Cavallari.

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