Donald Trump ha ribadito di voler imporre dei dazi del 100% ai Paesi membri del Brics intenzionati a sostituire il dollaro americano come valuta globale.
«Non ce ne staremo a guardare mentre i Paesi Brics cercano di staccarsi dal dollaro» ha detto Trump su Truth, «questi Paesi dovranno impegnarsi a non adottare una valuta nuova, né supportare altre valute alternative al dollaro Usa. In caso contrario, subiranno dei dazi del 100% e diranno addio al mercato americano».
Le nazioni Brics sono composte da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ma il blocco si sta espandendo per includere Egitto, Etiopia, Iran e gli Emirati Arabi. L’Indonesia è diventata un membro già da questo mese. Venerdì scorso, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, ha affermato che i Brics non hanno discusso sulla creazione di una valuta comune: «I Brics non vogliono creare una moneta comune. L’obbiettivo è quello di sviluppare nuove piattaforme condivise, così da consentire investimenti reciproci in Paesi terzi» ha commentato Peskov.
Intervistato dall’agenzia di stampa russa nel 2024, Andrey Mikhailishin, capo della task force sui servizi finanziari del Brics Business Council, ha illustrato diversi progetti volti a creare un nuovo sistema finanziario, tra questi la creazione di un conto comune, una piattaforma per i pagamenti internazionali in valute digitali Brics, un sistema di pagamento, un deposito per i regolamenti, un sistema assicurativo e un’alleanza di rating Brics.
Mikhailishin ha poi spiegato che la creazione di un conto comune potrebbe essere legato in parte all’oro e in parte a un insieme di valute dei Paesi membri dei Brics: «Avere un conto comune che può essere convertito in qualsiasi valuta nazionale è più conveniente, poiché permette una “liquidità” monetaria maggiore» ha dichiarato Mikhailishin.
Nel 2024, durante un summit a Kazan, i leader dei Brics hanno espresso il loro sostegno per la creazione di una riforma sul sistema finanziario globale e per porre fine al dominio del dollaro americano. Tra i partecipanti il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, che ha promosso un sistema comune di pagamenti transfrontalieri che aiuti i Brics a commerciare tra loro, aggirando il sistema finanziario mondiale dominato dal dollaro. Lula ha affermato che la Nuova Banca di Sviluppo, un’istituzione multilaterale istituita dai Brics, è stata pensata come alternativa alle istituzioni rette dagli accordi Bretton Woods, da lui considerate in fallimento, così come il Fondo Monetario Internazionale. Lula ha anche affermato che la Banca possiede già un portafoglio di quasi 100 progetti, per un valore di circa 33 miliardi di dollari. «La Banca è stata progettata per avere successo laddove le istituzioni regolate dagli accordi Bretton Woods continuano a fallire», ha detto Lula. «Invece di imporre programmi con condizioni restrittive, la Nbd finanzia progetti che rispondono alle priorità nazionali». Lula ha poi aggiunto che «ora è il momento di creare metodi di pagamento transazionali alternativi».
Secondo Micheal Wan, analista di MUFG Research, sebbene siano suonati in passato campanelli d’allarme su una possibile valuta alternativa dei Brics, sembra che l’idea sia stata scartata: «Anche se in passato i Brics hanno parlato della creazione di una nuova valuta, l’ultimo summit di Kazan non ha posto l’accento sulla creazione di una moneta comune […] non è chiaro come si possano applicare dazi del 100% ad un gruppo di Paesi che costituisce il 37% del Pil mondiale, sembra piuttosto un’anticipazione di quello che Trump aveva già fatto nel suo primo mandato».
Il primo ministro indiano Narendra Modi ha accolto positivamente le iniziative che portano all’integrazione finanziaria dei Brics, mentre il leader del regime cinese ha esortato i membri a rafforzare la cooperazione finanziaria ed economica.
Non è la prima volta che Trump minaccia le nazioni Brics di ripercussioni economiche. Già nel 2024, dopo il summit Brics di ottobre e poi dopo aver vinto le elezioni, Trump si era già espresso in merito alla questione; la Russia aveva replicato che qualsiasi tentativo degli Stati Uniti di imporre il dollaro si sarebbe ritorto contro di essi: «Sempre più Paesi stanno passando all’uso delle valute nazionali nei loro scambi commerciali e nelle attività economiche internazionali» ha infatti detto un portavoce del Cremlino a dicembre 2024. «Se gli Stati Uniti usano la forza, o come dicono loro la forza economica, per costringere i Paesi a usare il dollaro, questo rafforzerà ulteriormente la nostra volontà di adottare delle valute internazionali».
Nonostante le polemiche, il dollaro americano continua a essere la valuta di riserva a livello mondiale, con un dominio che si è ulteriormente rafforzato di recente per effetto della solida economia americana, di una politica monetaria più restrittiva e dei vari conflitti a livello internazionale. Secondo uno studio del GeoEconomics Center dell’Atlantic Council del 2024, il dollaro Usa rimane la principale valuta di riserva mondiale e né l’euro né i Brics sono riusciti scalfire questo primato.