Il presidente panamense José Raúl Mulino ha affermato di non voler avviare alcuna trattativa inerente al Canale di Panama, in seguito alla proposta del presidente Trump di far tornare il canale in mano statunitense. «Non farò nessuna negoziazione. La questione è chiusa. Il canale appartiene a Panama». Quanto alle questioni sull’immigrazione clandestina, al traffico di droga e alla sicurezza regionale, ha affermato di voler «risolvere ogni equivoco, fare chiarezza e dialogare con gli Stati Uniti in modo franco e diretto».
Alla richiesta di revocare le concessioni alle aziende legate alla Cina, Mulino ha risposto che è fuori discussione, aggiungendo che il governo di Panama aspetta i risultati di un’indagine interna sui pagamenti dovuti allo Stato da parte della CK Hutchison, annunciata poco dopo le accuse di Trump di controllo del canale da parte del regime cinese. «Questo non è un Paese che viola le leggi o revoca concessioni arbitrariamente. Se lo facessi solo perché si tratta di aziende cinesi o revocassi una concessione soltanto perché qualcuno me l’ha chiesto, trasmetterei un messaggio sbagliato agli investitori stranieri. Panama rispetta il proprio ordinamento giuridico» dice Mulino.
Gli Stati Uniti hanno costruito a proprie spese il Canale di Panama agli inizi del 900 per facilitare il transito di navi commerciali e militari. Washington ha ceduto però il controllo del canale a Panama il 31 dicembre 1999, in forza di un trattato firmato nel 1977 dall’allora presidente Jimmy Carter. Il canale, che collega l’Oceano Pacifico al Mar dei Caraibi, è una delle rotte commerciali più importanti al mondo: secondo il Center for Strategic and International Studies, circa il 40% delle navi container americane lo ha attraversato nel 2023.
Nel suo discorso inaugurale, Trump ha dichiarato che le navi americane sono «gravemente penalizzate» dalle tariffe di navigazione panamensi, aggiungendo che il regime cinese di fatto «sta gestendo il Canale di Panama». In passato il Presidente ha detto che gli Stati Uniti potrebbero chiedere di riprendere nuovamente il controllo del canale.
Ma Donald Trump non è il solo a lanciare l’allarme sul controllo cinese del Canale. Anche un gruppo di senatori americani (sia repubblicani che democratici) ha espresso forte preoccupazione per l’influenza del regime comunista cinese sul canale: «Le aziende cinesi stanno costruendo un ponte attraverso il canale, ad un ritmo lento, impiegandoci quasi dieci anni, e controllano i porti su entrambe le estremità» ha affermato il senatore Ted Cruz in un’audizione sul ruolo del canale nel commercio statunitense. «Il ponte parzialmente completato, consente alla Cina di bloccare il canale senza preavviso, e i porti forniscono al regime cinese punti strategici da cui monitorare e coordinare un simile blocco; e questa è una grave minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti» ha concluso Cruz, ipotizzando infine la violazione del trattati di neutralità da parte di Panama.
Se gli Stati Uniti prendono provvedimenti per riprendere il controllo sul canale, potrebbero provocare l’intervento di altre nazioni. Il ministero degli Esteri russo ha comunicato che Mosca si aspetta che la leadership di Panama e l’amministrazione Trump rispettino l’attuale ordinamento giuridico internazionale che regolamenta il canale, e ha poi dichiarato: «La Russia è parte del protocollo dal 1988 e conferma i suoi impegni a rispettare la neutralità permanente del canale, sostenendo la necessità di mantenere sicura e aperta questa via di transito internazionale» e conclude affermando che per la Russia il canale appartiene legalmente a Panama.