L’Anno santo si arricchisce di un nuovo itinerario giubilare: un pellegrinaggio ideale, oggi diremmo “virtuale”, che attraversa il tempo e lo spazio per trasportare a Roma uno dei luoghi che furono cuore della Terra Santa, la Giordania. Da oggi, primo febbraio, sarà possibile compiere questo cammino attraverso le sale del Palazzo della Cancelleria e poter così ammirare la mostra “Giordania: alba del cristianesimo”, visitabile fino al 28 febbraio. Novanta reperti, tratti da 34 siti archeologici, testimoniano la storia delle radici del cristianesimo in questa terra, dalla sua nascita ai nostri giorni, le cui tracce sono ben vivide e custodite.
Non si tratta semplicemente di un’esposizione di manufatti artistici, ma la testimonianza di una eredità spirituale secolare nella Terra Santa di Giordania, volta a celebrare unità e pace. La mostra, organizzata dal ministero del Turismo e delle Antichità della Giordania, in collaborazione con la Santa sede, è stata inaugurata ieri venerdì 31 gennaio alla presenza della ministra del Turismo e delle Antichità del Regno Hashemita di Giordania, Lina Annab, e altre autorità: Kais Abu Dayyeh, ambasciatore di Giordania in Italia; Fadi Balawi, segretario generale del Mota (ministero del Turismo e delle Antichità della Giordania); Abed Alrazzq Arabiyat, direttore generale del Jordan Tourism Board Director; Rustom Mkhjian, alla guida del sito del Battesimo. L’evento, oltre che con l’Anno giubilare, celebra altre felici coincidenze: trent’anni di relazioni diplomatiche tra la Giordania e la Santa sede e il 60mo anniversario della visita di Papa Paolo VI nel Paese l’11 maggio 1964.
Ma al di là delle ricorrenze, forte è il legame con la Santa sede, fatto di amicizia, rispetto reciproco, armonia interreligiosa, impegno comune nella protezione dei luoghi sacri e nell’affrontare le sfide globali radicate nella condivisione dei valori morali e umanitari. Dopo Paolo VI, anche i Papi successivi sono giunti a visitare questa terra: Giovanni Paolo II il 22 marzo del 2000; Benedetto XVI l’8 maggio 2009; Papa Francesco, il 24 maggio 2014.
In Giordania si trovano diversi siti significativi della fede cristiana, teatri di storia antichissima che nel tempo sono diventati importanti luoghi di pellegrinaggio: Tel Mar Elias, il luogo di nascita del profeta Elia, che richiama fedeli delle tre religioni abramitiche; la grotta di Anjara, sulle colline a est della valle del fiume Giordano, dove Gesù, la Vergine e i discepoli si riposarono, e la Chiesa di Nostra signora della montagna o Sayyidat al-Jabal, costruita negli anni ’50; Monte Nebo, ultimo luogo di riposo del profeta Mosè; Macheronte, ad est del Mar Morto, dove Giuseppe Flavio nelle Guerre giudaiche racconta il luogo di prigionia e di martirio di Giovanni Battista e recentemente scoperto dagli archeologi; al-Maghtas, sulla riva orientale del fiume Giordano, luogo in cui Giovanni Battista battezzò Gesù, segnando l’inizio stesso del cristianesimo.
Il percorso espositivo si avvale delle moderne tecnologie, ricreando un vero e proprio viaggio sensoriale, un’immersione che attraversa prima un tunnel – caverna, per evocare pace e silenzio, ma anche ricordare le caratteristiche geomorfologiche della Giordania che accolse i cristiani che vi si rifugiarono e i luoghi del Battista o anche la sacra grotta di Anjara. Il percorso si snoda via via lungo percorsi in penombra che mettono in risalto luminosi frammenti architettonici, iscrizioni, mosaici, oggetti di uso comune o cerimoniale.
La ministra Lina Annab ha spiegato ai media vaticani le ragioni della mostra e il suo significato: «Questa mostra è stata trasportata con amore a Roma ed è molto importante per noi perché la sua storia è la storia stessa della cristianità. Il suo titolo, ‘Alba del cristianesimo’, vuol spiegare che il cristianesimo è cominciato in Giordania con il battesimo di Gesù Cristo da parte di Giovanni Battista, ed è questo è il momento in cui è cominciata la cristianità nel mondo».
«Sono illustrati circa 30 luoghi della Giordania – continua Lina Annab – molto importanti per la cristianità e alcuni inoltre sono anche siti Unesco. Certamente la maggior parte delle chiese o comunque dei reperti risalgono al VI secolo, l’epoca bizantina, un momento di particolare fioritura, tuttavia la presenza del cristianesimo comincia già nei primi secoli. Il logo della mostra porta il simbolo del pesce e non della croce, proprio per alludere a questo primo periodo», ha aggiunto la ministra. «I primi cristiani vennero a rifugiarsi in Giordania per sfuggire alle persecuzioni e qui trovavano la pace, vivevano in sicurezza. Vennero per trovare armonia. I vari oggetti esposti illustrano la vita quotidiana dei primi cristiani, come vivevano. La grotta, nella prima sezione dell’esposizione, è un modo per ricordare i luoghi dove si nascondevano e abitavano. Tutto il percorso lungo le sale del Palazzo della Cancelleria allude a una terra che dall’antichità a oggi è stato luogo di pace», ha poi affermato, concludendo: “In un momento come questo, in cui a Roma si celebra il Giubileo della speranza, ‘Giordania: alba del cristianesimo’ porta qui un Paese di pace. E un Paese di pace è un luogo felice. È un invito a venire in Giordania a visitare i suoi tesori storico artistici realizzati da musulmani e cristiani che vivono insieme in armonia. Credo, di nuovo, che sia molto importante mostrare il primo cristianesimo, nato nella Terra Santa che si estende dalla Giordania alla Palestina. E in Giordania i cristiani sono parte integrante della società, non semplici visitatori».