Rubio a Gedda dà inizio alle trattative per la pace in Ucraina

di Redazione ETI
11 Marzo 2025 11:47 Aggiornato: 11 Marzo 2025 19:02

Il ministro degli Esteri americano Marco Rubio è arrivato oggi a Gedda, in Arabia Saudita, per avviare i colloqui che dovrebbero portare alla fine della guerra con la Russia. Questo poche ore dopo il più grande attacco di droni ucraini su Mosca: nella notte, Kiev ha lanciato almeno 91 droni su Mosca, il suo attacco più grande, uccidendo una persona, causando incendi, la chiusura di più aeroporti e deviando decine di voli, secondo fonti russe. Mosca dichiara di aver abbattuto 337 droni.

Volodymyr Zelensky spera che l’incontro rilanci il dialogo con gli Usa dopo lo scontro con Donald Trump di poche settimane fa. Zelensky ha dichiarato sui social di aver incontrato lunedì il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman per discutere di «questioni bilaterali e cooperazione con altri partner».
Il presidente ucraino ha affermato che hanno avuto una «discussione dettagliata» sui passi e le condizioni necessarie per risolvere il conflitto e raggiungere una pace duratura, e ha evidenziato il ruolo fondamentale di mediatore svolto dall’Arabia Saudita: «ho sottolineato in particolare la questione del rilascio dei prigionieri e del ritorno dei nostri bambini, che potrebbe diventare un passo fondamentale per costruire la fiducia negli sforzi diplomatici» ha dichiarato Zelensky.

«Una parte significativa della discussione è stata dedicata alla forma delle garanzie di sicurezza», ha poi specificato Zelensky tornando a chiedere “garanzie”.  Zelensky chiede inoltre agli alleati europei di sostenere la sua idea di tregua quale test per la volontà di pace di Mosca.

Separatamente, Rubio e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz hanno incontrato anche il principe ereditario saudita e lo hanno ringraziato per aver ospitato i prossimi colloqui sulla fine della guerra tra Russia e Ucraina. La portavoce del dipartimento di Stato Tammy Bruce ha dichiarato che l’incontro bilaterale si è occupato anche delle minacce poste dai ribelli Houthi dello Yemen, sulla situazione in Siria e sulla ricostruzione a Gaza. Rubio ha ribadito la posizione degli Stati Uniti secondo cui «qualsiasi soluzione alla situazione a Gaza non deve includere alcun ruolo per Hamas».

Prima di arrivare in Arabia Saudita, Rubio ha detto ai giornalisti che gli Stati Uniti vogliono comprendere la posizione dell’Ucraina sulla risoluzione della guerra, incluse eventuali concessioni che potrebbe essere disposta a fare nei negoziati di pace: «Quello che vogliamo sapere è se sono interessati a entrare in una qualche forma di colloquio di pace e avere un’idea generale delle cose che potrebbero considerare, riconoscendo che è stata una guerra costosa e sanguinosa per gli ucraini. Hanno sofferto enormemente […] ed è difficile, dopo qualcosa del genere, anche solo parlare di concessioni. Ma quello è l’unico modo per porre fine a tutto questo e prevenire ulteriore sofferenza».

Rubio ha poi detto: «Io non stabilirò alcuna condizione su cosa debbano fare o meno. Io credo che vogliamo sentire fino a che punto sono disposti a spingersi e confrontarlo con quello che vogliono i russi, per poi vedere quanto siamo veramente distanti». L’inviato speciale del presidente Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ora coinvolto anche nelle trattative con per l’Ucraina, si è detto fiducioso. Witkoff andrà poi anche Mosca per incontrare Vladimir Putin, secondo una fonte citata da Reuters.

LE CESSIONI TERRITORIALI

Gli alleati europei di Kiev sostengono che l’Ucraina debba negoziare da una posizione di forza e non essere spinta al tavolo con «l’aggressore». Zelensky ha dichiarato ripetutamente in più occasioni che Putin non vuole la pace e che potrebbe attaccare altri Paesi europei, se non uscirà chiaramente sconfitto da questa guerra.

Rubio ha finora specificato quali le concessioni entrambe parti dovranno, naturalmente, fare, ma comunque ha posto dei paletti: «I russi non possono prendersi tutta l’Ucraina. E per Kiev sarà difficile cacciare i russi» dai quei territori che ormai occupano dal 2014. Attualmente, la Russia controlla un quinto del territorio ucraino, inclusa la Crimea annessa nel 2014, e avanza nel Donetsk orientale.

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