Xylella, ovvero dal complottismo agli avvisi di garanzia

BARI — Da quando il caso/caos xylella è scoppiato, i salentini hanno lottato agguerriti per salvare gli ulivi, così importanti storicamente, culturalmente ed economicamente per la zona e per tutta la Puglia. Le critiche alla gestione del problema vertevano in gran parte su un’ipotesi di complotto: ipotesi che, a sorpresa, la Magistratura prende pienamente sul serio.

Avvisi di garanzia sono stati recapitati sia a chi ha gestito la rimozione degli ulivi, come Giuseppe Siletti – commissario straordinario per la crisi xylella – che a vari scienziati. Le accuse sono molto gravi: diffusione di una malattia delle piante, falso ideologico, violazioni colpose e dolose delle disposizioni ambientali, deturpamento di bellezze naturali, turbativa violenta del possesso di cose immobili.

Da tempo diversi imprenditori agricoli e contadini, o semplici cittadini del Salento, hanno denunciato la presunta rimozione non necessaria degli ulivi: raccontano di aver visto rimuovere ulivi perfettamente sani o con lievi sintomi di disseccamento delle foglie (imputabili, tra l’altro, anche ad altre cause diverse dalla xylella). Per i salentini la rimozione – ufficialmente necessaria per arginare il temibile batterio – era esageratamente impietosa e stava semplicemente portando all’estinzione un albero quasi sacro per la regione, oltre che per il sostentamento delle loro famiglie.

Qualcuno ha anche dubitato che si trattasse di xylella, e qualcun’altro ha accusato la Monsanto di aver ordito un complotto: far diffondere un batterio, per poi vendere qualche olivo Ogm resistente alla xylella. La Monsanto respinge le accuse e nega di aver sviluppato un Ogm di quel tipo.

La Procura di Lecce ha aperto indagini sull’accuratezza degli studi scientifici che hanno sostenuto che il batterio xylella avesse l’effetto di far essiccare gli ulivi. «È stata fornita una falsa rappresentazione della realtà con riguardo all’asserito, ma assolutamente incerto, ruolo specifico svolto dalla Xylella Fastidiosa nella sindrome del disseccamento degli alberi di ulivo – riporta Repubblica, citando gli atti – e con riguardo all’asserita, ma assolutamente incerta, presenza nel Salento di una popolazione omogenea del batterio e della sua recente introduzione dal Costa Rica». La Procura indaga anche sulla possibilità che il batterio sia stato introdotto da persone che ne avessero l’interesse. Non si tratta necessariamente di super-multinazionali straniere, ma potrebbe trattarsi di persone che hanno interessi commerciali nostrani. Inoltre, se anche un solo gruppo avesse dato inizio alla diffusione del batterio, altri potrebbero averne approfittato.

Alberto Argentieri, imprenditore agricolo della zona di San Pietro Vernotico, nel Salento, è convinto che nella sua zona il taglio ‘selvaggio’ degli ulivi sia stato motivato dalla volontà di farci passare il Tap, un grande gasdotto transadriatico: tolti di mezzo gli ulivi, si potrebbe usare molto più facilmente il terreno.

Ma per ora sono solo accuse. Anche se non c’è dubbio che gli agricoltori siano parecchio contenti dell’intervento della Magistratura.

Un altro che si è detto contento è Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia: «la notizia del provvedimento di sequestro da parte della Procura della Repubblica di Lecce è arrivata come una liberazione», ha affermato. La strategia dell’Europa, sostiene, «viene messa totalmente in dubbio dalle indagini effettuate da magistrati scrupolosi, prestigiosi e notoriamente stimati per la prudenza che li ha sempre contraddistinti nell’esercizio delle funzioni. Credo anche che possiamo considerare chiusa la fase della cosiddetta emergenza. La malattia è ormai insediata, e non può più essere totalmente debellata. Dobbiamo dunque riscrivere da zero le direttive da impartire agli agricoltori e a tutti gli altri soggetti interessati, che potranno consistere in tutti quegli atti e quelle azioni che non comportino l’eradicazione delle piante».

Ma pare che Emiliano non goda di troppa simpatia tra i salentini colpiti dal problema. Il suo comportamento è infatti giudicato «scorretto» da Argentieri: «non ha mosso un dito», afferma l’imprenditore. L’ex sindaco di Bari, però, potrebbe aver avuto poca voce in capitolo, se si considera che la strategia anti-xylella proviene da una direttiva europea, che imponeva di abbattere tutti gli alberi infetti.

Semmai, come dicono gli agricoltori, potrebbero essere state effettuate delle errate diagnosi sugli alberi. Consapevolmente o no, lo deciderà la Magistratura.

 
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