Xylella, quando curare è meglio di prevenire

L’Italia non sa ancora che pesci prendere nell’affare Xylella, e la Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione per i ritardi nell’applicare le richieste europee, che prevedono sradicamenti degli ulivi, zone cuscinetto e continui monitoraggi.

Una recente sentenza della Corte Europea (9 giugno 2016), che ha risposto a una questione sottoposta da agricoltori salentini, ha confermato che l’Europa può imporre lo sradicamento degli alberi infetti e anche di quelli sani entro un’area di 100 m. Questo nonostante la Corte ammetta che il legame tra Xylella e disseccamento non sia certo: si parla infatti di misure «precauzionali». Non è escluso, comunque, che agli agricoltori possa venire concesso un risarcimento.

Ai primi allarmi del batterio, le autorità locali pugliesi avevano optato per lo sradicamento di massa, da molti interpretato come scriteriato, tanto che, infatti, le forti proteste degli agricoltori, amplificate da media, attivisti e giornalisti-attivisti, e per certi versi spalleggiate dalla Magistratura, hanno infine sconfitto questo approccio duro, per passare non all’approccio accurato, pianificato e saggio, ma a quello del non far nulla o quasi. Per lo meno del non fare abbastanza, sia secondo l’Europa che secondo gli attivisti.

Gli ulivi in effetti sono sotto sequestro della Magistratura, con facoltà d’uso (i contadini possono continuare a lavorare) e sono in corso indagini su varie sfaccettature del problema del parassita che infesta la Puglia, dai criteri di abbattimento, alla correttezza delle procedure, alle ipotesi di complotto.

L’allarme rosso e l’enorme clamore mediatico (a sua volta dovuto al clamore politico) in realtà nascono da un mero 1,8 per cento di ulivi infetti dal batterio Xylella (così dicono i dati governativi). Un numero esiguo, ma che ha dato origine ad abbattimenti selvaggi, almeno secondo i contadini, che accusano le autorità di abbattere la loro scure sugli alberi al primo sintomo di disseccamento; disseccamento che può essere legato alla Xylella, ma non necessariamente.
Diversi agricoltori intervistati in precedenza da Epoch Times, infatti, sostengono che il disseccamento a volte sia un fenomeno naturale e non legato al batterio.
Sebbene si tratti di una percentuale bassa, quell’1,8 per cento di alberi può facilmente dare vita a un’epidemia più vasta, con evidenti conseguenze sull’economia pugliese e dell’Italia intera. Da qui l’idea di usare le maniere forti.

Ma chi vuole ‘salvare’ gli ulivi e tutelare i contadini, ritiene che, piuttosto che abbattere indiscriminatamente gli alberi mandando in rovina gli agricoltori, si potrebbe tenere sott’occhio quell’1,8 per cento e provare a curare gli ulivi con vari metodi, che in effetti sono in fase di sperimentazione.
Sia scienziati che agricoltori hanno proposto varie ‘cure’ per il batterio, che non distruggerebbero la pianta, e sono tutti fiduciosi nei risultati, sebbene a oggi l’interesse mostrato dalle autorità, sia italiane che comunitarie, nei confronti di questi metodi sia stato scarso. Ufficialmente, infatti, una cura per la Xylella non esiste.

Per fare un po’ di chiarezza sul punto di vista di chi si oppone allo sradicamento di massa, Epoch Times ha intervistato Marilù Mastrogiovanni, giornalista tra le più attive nel seguire il fenomeno, nonché autrice del libro Xylella Report.

Qual è la sua opinione sulla procedura di infrazione aperta dall’Ue contro l’Italia?

Siamo il Paese membro con il più alto numero di infrazioni aperte. L’apertura di una nuova infrazione purtroppo non è una notizia. Lo è, se si disobbedirà, come finora è stato fatto, in maniera civile, rifiutandosi di sradicare monumenti viventi quali sono gli ulivi e usare pesticidi. Ora finalmente l’Italia dovrà prendere una posizione chiara, perché entro 60 giorni dovrà rispondere alla Ue, presentando delle memorie. Sapremo finalmente che cosa ne pensano il Ministero e la Regione Puglia dello sradicamento degli ulivi e dell’inquinamento ambientale da pesticidi.

Quali sono i dubbi di Xylella Report [che oltre a un libro è un blog giornalistico, ndr] su come è stata condotta la procedura di eradicamento del batterio e di abbattimento degli ulivi?

Gli enti deputati a prendere decisioni sulla strategia da adottare per eradicare il batterio, hanno preso tali decisioni in totale assenza di evidenze scientifiche. La Regione Puglia decise con delibera di Giunta nell’ottobre 2013 che tutta la provincia di Lecce era da considerarsi ‘infetta’ e che dunque tutti gli ulivi (11 milioni, in Provincia di Lecce) dovevano essere sradicati. Con la stessa delibera, che è un capolavoro del grottesco e del delirio nonsense, impose poi l’utilizzo di pesticidi e diserbanti a tappeto. Tutto questo e molto altro fu deciso quando il batterio non era ancora stato isolato in laboratorio: sarà fatto un anno dopo. Pressappochismo o malaffare?

Crede che ci sia stato un complotto per portare il batterio in Puglia, come in molti hanno sostenuto?

Non ho mai usato la parola complotto nel mio libro. Non credo che ci sia un complotto: credo che siano in tanti a trarre beneficio da questa devastazione ambientale. E come sempre accade, quando si apre uno spiraglio, la mafia ci si butta a capofitto.

In uno dei suoi articoli ha affermato che la Corte europea richiede all’Italia di tagliare gli ulivi, ma anche di compensare gli agricoltori della perdita, che varrebbe 3 mila – 4 mila euro per albero. Ma dato che si tratterebbe di un pagamento troppo cospicuo, l’Italia probabilmente deciderà di dichiarare la Xylella ‘endemica’ e quindi in qualche modo ‘normale’ e non da curare. Ma al di là di come venga definito il batterio, non restano i danni che esso provoca agli ulivi, compresa la loro morte?

Certo che restano i danni, ma per definire la causa del danno si dovrebbe provare che quegli ulivi siano seccati a causa della xylella, escludendo tutte le altre possibili cause.

Non è una questione di mera ‘definizione’: se il batterio verrà ‘declassato’ e sarà escluso dalla lista dei patogeni da quarantena, ossia sarà dichiarato endemico, ci si dovrà concentrare sulle cure, che ci sono, e non più sulle strategie di eradicazione del batterio, che finora sono state, come ha scritto la Corte europea, solo in via unidirezionale orientate all’abbattimento degli ulivi. Come strategia di eradicazione del batterio non ci si è concentrati su altro se non lo sradicamento degli ulivi, ed è stata approvata una legge regionale che consente di sradicare ed edificare dopo appena 7 anni. Perché?

Il batterio non si diffonderà sempre più, mettendo a rischio l’intera popolazione degli ulivi?

Lo stesso Ministero afferma che la percentuale di diffusione del batterio è pari all’1,8%. Da tre anni sempre la stessa. Lei dice che l’intera popolazione degli ulivi è a rischio? Se il Ministero autorizzasse le cure, il problema non si porrebbe.

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