Xi Jinping in Gran Bretagna tra le proteste, le storie dei manifestanti

Man mano che ci si avvicina a Buckingham Palace passando attraverso Green Park, il suono degli slogan si sente più forte. Nonostante le proteste siano quasi terminate, non hanno perso niente del loro smalto e della loro energia. Un gruppo di tibetani grida «Basta Pcc» e «Cina, Cina, Cina, vai via, via, via!», mentre una fila di poliziotti è in cerchio attorno ai sostenitori Partito Comunista Cinese (Pcc) rimasti. I giornalisti, ai lati, mostrano alle telecamere gli ultimi sprazzi di una protesta durata tutto il giorno. Sono soprattutto tibetani con i loro striscioni colorati. Ma una solitaria bandiera blu sventola più in là, mossa da una donna ben vestita: è un’uigura, parte del gruppo musulmano fortemente oppresso nella regione cinese dello Xinjiang.

Verso la Horse Guards Parade, dove il presidente Xi è stato accompagnato assieme alla Regina, circa 15 manifestanti del Falun Gong reggevano silenziosi dei cartelli. Chiedono che vengano riconosciute le responsabilità dell’ex presidente cinese Jiang Zemin, che ha iniziato la persecuzione di questo gruppo spirituale nel 1999.

Di seguito, il riassunto della giornata attraverso le parole di tre intervistati che hanno condiviso le loro opinioni.

PAUL GOLDING, ASSOCIAZIONE PER IL TIBET

«La giornata è andata bene. Sappiamo che – a quanto pare – l’Ambasciata Cinese ha portato qui in pullman migliaia di studenti. Sembrava come un evento di propaganda a Pechino con tutti gli striscioni e i cinesi che sventolano bandiere. Ci siamo sentiti un po’ oppressi. In seguito è migliorato molto a Parliament Square, dove le proporzioni erano un po’ più bilanciate. Avevamo 150 manifestanti e un numero simile di sostenitori pro-Cina. 

Avevamo due messaggi: uno per Xi Jinping stesso, in cui chiediamo libertà e diritti umani per il Tibet, ma naturalmente anche per tutta la Cina; il secondo messaggio è per David Cameron: vogliamo che Cameron sollevi la questione con Xi Jinping e pronunci una dichiarazione pubblica realmente forte e consistente. Che succeda davvero è dubitabile. Giudicando dal modo in cui il governo britannico sta andando avanti al momento, dal punto di vista del prostrarsi alla Cina e di tutti gli accordi commerciali, è molto improbabile che faccia una tale dichiarazione. Dicono che ne parlano a porte chiuse, ma ciò che vogliamo vedere è un po’ di trasparenza: di che cos’è che parlano a porte chiuse? E, ancora più importante: parlatene in pubblico! Perché la gente in Tibet e in Cina, che sta lottando per i diritti umani, vuole sapere che c’è un sostegno internazionale. E a meno che questi governi non vengano fuori a sostenerli, loro non lo sanno e si sentono dimenticati. 

Ho visto un sacco di persone per le quali era la prima protesta, e si sono mosse perché inorridite da ciò che sta accadendo in Cina, con il Regno Unito che stende il tappeto rosso per il Pcc. Quindi il messaggio lentamente si sta diffondendo, e più si va avanti più le persone capiranno fino a che punto stiamo svendendo l’anima della Gran Bretagna. Il Governo ha bisogno di un po’ di moralità, di tornare a ciò che è veramente importante per il popolo britannico. Penso che siano le basi dei diritti umani, della libertà e della democrazia».

 

Rahina Mahmut, manifestante uigura fuori Buckingham Palace il 20 ottobre 2015 (Si Gross/Epoch Times)

RAHINA MAHMUT, UIGURA

«Sono qui per protestare contro le violazioni dei diritti umani nel mio Paese. Ci sono migliaia di prigionieri politici nelle prigioni cinesi. Ilham Tohti, il professore che ha sfidato il governo cinese a sulle politiche di autonomia, è stato imprigionato a vita. Sto protestando per dire che dovrebbe essere liberato immediatamente. Ci sono migliaia di persone come lui, come anche Nurmuhemmet Yasin, l’autore della storia Wild Pidgeon, che è stato condannato a 11 anni. Da tre anni non abbiamo alcuna informazione su di lui e non sappiamo se è vivo o morto. Potrei fare fin troppi esempi.

Le persone speravano che con la salita al potere di Xi Jinping, le cose sarebbero cambiate. Ma sono cambiate in peggio. Sto anche protestando per il fatto che il governo britannico, invece di sostenere il popolo, come i tibetani e gli uiguri oppressi, e i difensori dei diritti umani cinesi, sta ricevendo Xi Jinping sul tappeto rosso. È un qualcosa che manda un messaggio davvero sbagliato, perché i Cinesi stanno guardando la Tv e vedono come viene ricevuto in Gran Bretagna. Questo è il Paese in cui sono nate Amnesty International e International PEN: è un Paese che ha storicamente sostenuto i diritti umani. Ma oggi non c’è più niente. Questo Paese sta diventando amico di quel regime barbaro dove le persone vengono incarcerate a vita solo perché parlano.

Prima mi sentivo triste, ma ora sono molto arrabbiata. Non siamo contro il commercio: ovviamente puoi commerciare. Ma devi stare dalla parte del giusto. La giustizia, i valori umani e la dignità umana sono importanti. Perché fare due pesi e due misure? Pensi che il popolo britannico meriti i diritti umani ma i Cinesi no? Gli stessi principi dovrebbero essere applicati in tutto il mondo».

Minghui Yu, praticante del Falun Gong, vicino a un cartello con i tre principi della pratica spirituale (verità, compassione e tolleranza) al Mall di Londra, il 20 ottobre 2015 (Si Gross / Epoch Times)

MINGHUI YU, FALUN GONG

«Oggi è andata bene. Quando sono venuta qui ho visto un sacco di striscioni del Pcc ovunque. Penso che siano dell’Ambasciata Cinese perché ho visto delle persone che se li riprendevano a fine giornata. 

Mio padre è ancora imprigionato perché pratica il Falun Gong. La nostra famiglia ha sofferto molto dalla persecuzione: l’intera mia famiglia è stata distrutta. Mio padre ha gravi problemi di salute e ha perso la sua libertà. Ha perso tutto, semplicemente perché ha questo credo pacifico. La persecuzione ha distrutto la mia vita e le vite dei miei familiari, che amo così tanto. Eravamo solo una famiglia felice con un credo pacifico e improvvisamente abbiamo perso tutto.

«Fortunatamente, il mio credo mi rende anche forte, ma fa ancora molto male. Quando avevo 12 anni, è cominciata la persecuzione del Falun Gong e la mia famiglia è stata molestata dai poliziotti, hanno sfondato la nostra porta e perquisito la casa. Ogni giorno mi preoccupavo per i miei genitori, mi preoccupavo che venissero arrestati e che mi lasciassero. Quando sono cresciuta, ho visto tutti i miei amici con una famiglia o con almeno qualcuno con cui parlare. Ma io non avevo queste cose.

«Mia madre è stata messa in prigione nel 2003 quando avevo 16 anni. Pensateci: una sedicenne che ha perso l’intera famiglia. E tutta la società vede i tuoi familiari come degli emarginati. Fortunatamente avevo studiato bene e la mia famiglia aveva buoni amici che potessero capire, quindi avevo comunque un rifugio caloroso.

Vogliamo che il presidente Xi ci veda e sappia che stiamo aspettando che faccia un cambiamento. Spero davvero che possa ascoltare i suoi compatrioti».

 
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