‘Viaggio in Occidente’, l’Europa vista dai turisti cinesi

«Si stima che attorno al 2020, l’Europa vedrà circa 13 milioni di turisti cinesi all’anno [] Che cosa cercano? Qual è l’immagine mentale che hanno dell’Europa prima di iniziare il viaggio? E i loro pensieri quando la scoprono?».

Queste alcune delle domande che la regista francese Jill Coulon si è posta prima di girare Voyage en Occident, film documentario realizzato a bordo di un bus di turisti cinesi in viaggio alla scoperta di 6 Paesi europei in soli 10 giorni.

«Mentre inalano un tale “concentrato” di Europa, un misto di viste da cartolina e luoghi legati alla storia cinese, la loro visione diventa più perspicace [] e abbondano i commenti critici», scrive la regista Coulon nella presentazione del documentario che sarà mandato in onda a fine 2015 dalla Tv francese via cavo ‘Planète +’, co-produttrice del film, insieme alla Futurikon.

«Per molti cinesi, l’Europa è sinonimo di cultura, storia, raffinatezza [] Paradossalmente considerano anche l’Europa come un vecchio continente ormai sorpassato: i Francesi sono sempre in sciopero, i Tedeschi sono troppo rigidi, gli Inglesi sono troppo conservatori, e gli Italiani sono tutti mafiosi. Da dove vengono fuori questi stereotipi e queste critiche, quali sono le radici di questa arroganza, la credenza che il mondo sia la loro ostrica?».

Jill Coulon, che ha lavorato anche con il famoso regista Thomas Balmès alle riprese del film Babies (2010, distribuito internazionalmente da Studio Canal e Focus Features) nella presentazione di Voyage en Occident introduce molte di queste domande a cui il film risponde con «un gioco di specchi che emerge: due modi diversi di viaggiare, due culture, la Cina e l’Europa, ‘noi’ e ‘loro’».

Voyage en Occident non è un titolo qualunque.

E’ la traduzione in francese del romanzo di Wu Cheng’en dal titolo Xijouji, un’opera classica del tardo sedicesimo secolo, molto famosa in Cina. E’ una storia (che può essere letta a molti livelli) di un gruppo di pellegrini buddisti che viaggiano verso ovest e un’allegoria dell’umanità in marcia verso l’illuminazione.

«Cinque secoli dopo, questi turisti cinesi lasciano la Cina per scoprire l’Occidente e possiamo dire che è una esperienza “illuminante” per molti di loro».

«Scoprendo dettagli significativi del turismo ‘alla cinese’, spero di decifrare e ottenere una vista più profonda della cultura cinese in un senso più vasto», continua a scrivere la regista francese nella presentazione del film.

Epoch Times ha visionato il documentario in anteprima e intervistato via e-mail la regista sulla sua esperienza, in particolar modo sul dietro le quinte del film e quello che personalmente le ha rivelato.

Le principali difficoltà che ha fronteggiato durante le riprese?

«Questo film è stato una grande sfida per quanto riguarda la produzione perché non ho potuto scegliere nessun personaggio eccetto la guida (che ho incontrato un anno prima durante 3 giorni di visita a Parigi) e non potevo prevedere cosa sarebbe accaduto durante il loro giro in Europa. La maggiore difficoltà durante le riprese del film è stata la mancanza di tempo e il ritmo del loro viaggio… Questi turisti cinesi corrono letteralmente da un posto all’altro e, dunque, con lo staff del film abbiamo dovuto correre ancora più di loro. Quando i turisti dormivano nel bus, io stavo ancora filmando! Abbiamo lavorato 15 ore al giorno e passato circa 5 ore ogni giorno nel bus. Non potevo nemmeno prevedere come si sarebbe mosso il gruppo perché il programma era confermato dalla guida sempre all’ultimo momento. Altre difficoltà sono state ovviamente le differenze culturali e la lingua. Non parlo il cinese, quindi ho avuto un super assistente/interprete sempre con me, ma è stato molto difficile essere nel posto giusto al momento giusto. Siccome non volevo nessuna voce fuori campo o intervista nel film è stato molto stressante essere sicura di filmare abbastanza situazioni interessanti e reazioni durante un così breve tempo di riprese. Ci sono voluti anche un pò di giorni perché il gruppo si sentisse a suo agio con noi e la telecamera e perché io decidessi i personaggi del film».

Nel film, la nostra cultura è osservata dalla prospettiva dei turisti cinesi. Sembra che loro invidino il nostro stile di vita. Dal loro punto di vista noi stiamo vivendo una vita rilassata, comparata al loro ritmo stressante di vita e lavoro. Che impressione personale si è fatta a riguardo?

«Il loro viaggio è stato davvero molto veloce. Hanno visitato 6 Paesi in 10 giorni. Hanno passato 5 ore a Roma e in Vaticano. Corrono letteralmente nei posti che visitano. Un punto interessante è che loro viaggiano esattamente allo stesso modo anche nel loro Paese. Mentre i turisti francesi passano 5 ore nella Città Proibita a Pechino, i turisti cinesi rimangono solo per 40 minuti. Hanno esattamente lo stesso stile di vita con cui lavorano; la cultura cinese e il veloce sviluppo economico forzano la gente cinese a lavorare molto e duramente. Sono troppo numerosi nel loro Paese, la competizione è molto alta, fino dalla più tenera età. Posso capire che ci invidiano perché viviamo una vita rilassante, loro sono in una sorta di vortice adesso».

Un episodio del tempo passato con i turisti cinesi che ricorda particolarmente?

«Sono andata in diversi posti che avevo visitato prima, come turista, ma con questo gruppo ho scoperto una vista totalmente diversa di queste città, specialmente Parigi che è la mia città! Non era per niente la stessa città!

«Un momento particolare che ricordo è stato sul Monte Titlis in Svizzera. Non avevo mai sentito parlare di questo posto prima, ma tutti i cinesi lo conoscevano (si dice che qui Buddha sia apparso a un atleta cinese prima che vincesse una medaglia ai giochi olimpici di Atlanta). Nel mezzo dell’estate siamo andati su questa montagna a 3200 metri di altezza e ci siamo trovati in mezzo alla neve. Osservare il ‘mio’ gruppo cinese giocare nella neve come bambini è stata una situazione strana! Era divertente e toccante allo stesso tempo sentire cosi tanta naturalezza in loro».

Una ripresa del film mostra un turista cinese che indossa una t-shirt di una famosa marca. Sotto il logo della marca, l’uomo aveva messo una spilla con il volto di Mao Tse Tung. L’immagine sembra essere il simbolo di quello che è la Cina oggi: una totale contraddizione. Nel film la guida mostra ai turisti cinesi i maggiori monumenti e con la stessa importanza le sedi delle marche più famose. Diventare ricchi sembra il più grande ideale che la gente cinese ha oggi. La sua esperienza ‘dietro le quinte’ viaggiando con loro conferma tutto ciò?

«Mischiare comunismo e capitalismo è una delle realtà in Cina, certamente. Tuttavia, le cose stanno cambiando molto velocemente in Cina e anche per i turisti cinesi. Un anno fa l’intero gruppo era più interessato allo shopping che a qualsiasi altra cosa. Passarono un intero giorno a Parigi facendo acquisti nei negozi, scordandosi perfino di mangiare. È stato molto diverso questo anno: hanno avuto un intero giorno a Parigi, il punto di incontro era di fronte ai grandi magazzini, ma molti di loro non sono andati a fare shopping, ma piuttosto ai Musei (Beaubourg per gli uomini, Musée d’Orsay per le anziane signore nel film) o La Défense. Tutti volevano sperimentare la ‘vera’ Parigi, dicendomi che potevano trovare le stesse marche di lusso a Shanghai o Pechino (anche se queste marche sono più care del 30% in Cina a causa delle tasse di esportazione). Anche se internet è bloccato in Cina, tutti loro sono più consapevoli del mondo ‘esterno’».

A un certo punto del documentario, alcune turiste cinesi anziane criticano Mao Tse Tung per aver demonizzato lo stile di vita dei ‘Paesi liberi’. Sembra che viaggiare stia aprendo per loro un diverso punto di vista. La guida nel bus racconta una storia divertente riguardo alla corruzione in Cina tra gli ufficiali del partito, che si impegnano a mantenere un’adeguata facciata pubblica, ma fanno quello che vogliono quando pensano di non essere visti. Sembra che i turisti cinesi si liberino quando sono all’estero e inizino a essere critici riguardo al loro governo e più indipendenti nel giudizio. Che cosa pensa a riguardo? Ha visto qualche altra apertura nel loro punto di vista durante il viaggio?

«Davvero, è stato interessante e sorprendente per me vedere quanto liberi alcuni membri del gruppo potessero essere nelle loro discussioni riguardo al governo Cinese, ma normalmente esprimono i loro pensieri riguardo al passato e quasi mai riguardo alla situazione presente.

«Come diceva la guida all’inizio del film, loro, come turisti “sono responsabili per l’immagine dei cinesi all’estero” e ho spesso sentito durante le riprese che l’agente di viaggio e la guida suggerivano loro di comportarsi bene all’estero. C’è voluto del tempo perché si liberassero di fronte alla telecamera (quando la vecchia signora parla di Mao era abbastanza lontana dalla telecamera e sembrava essersene dimenticata). Penso che sarebbe ottimistico per me pensare che un così breve viaggio in Europa, fatto con una tale frenesia possa cambiare le loro menti riguardo al loro governo e Paese. Naturalmente, come tutti, loro comparano quello che vedono con quello che conoscono a casa, ma rimangono spesso a un livello di analisi basato su stereotipi. Ho notato che le cose che potevano cambiare e aprire le loro menti durante il viaggio erano più le cose riguardo all’Europa che avevano letto su internet prima di venire».

Nel film si vede a una fermata del bus, una donna che aspetta i turisti cinesi offrendo loro una rivista gratuita sulla violazione dei diritti umani in Cina. Molte cose orribili, infatti, sono ancora nascoste dal governo cinese alla sua gente. La persecuzione di Cristiani, Tibetani, praticanti del Falun Gong, il prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza ancora vivi, lo sfruttamento della manodopera, alti livelli di inquinamento e disastri ecologici stanno ancora andando avanti in Cina, ma sembra che la maggior parte dei cinesi sia stata convinta dalla propaganda del governo e forzata a non pensarci. Quali reazioni ha visto in questo caso? I turisti cinesi accettavano la rivista gratuita o evitavano la donna che la offriva? E in caso avessero accettato la rivista, prendevano davvero il tempo di leggerla?

«La donna con il giornale gratuito che vediamo nel film era in piedi di fronte all’entrata della Galleria Lafayette (grandi magazzini). La donna è una praticante del Falun Gong e il 99 per cento dei turisti cinesi non ha preso il giornale! Il Falun Gong è proibito in Cina e tutti pensano che ci possa essere qualche ufficiale del governo cinese che osserva lei e chi prende il giornale, persino a Parigi. Solo un vecchio uomo del mio gruppo ha preso il giornale e stava scherzando a riguardo, ma si è fermato quando sono arrivata con la telecamera. Tutti loro sono consapevoli che possono avere problemi se ne parlano o leggono di fronte a una telecamera».

Dopo questa esperienza che immagine ha dei cinesi oggi?

«La Cina è così grande che non posso avere una singola immagine di quello che è la gente cinese oggi. Ho letto molto riguardo alla Cina, ho anche passato diverso tempo in Cina. Quello che posso dire è che un gruppo di turisti cinesi sono un esempio di una certa classe sociale della popolazione cinese, una classe media emergente che guadagna abbastanza soldi per pagare 1500 euro per 10 giorni di vacanza. Dopo aver passato 10 giorni con questo gruppo di turisti cinesi e realizzando questo film, vorrei che gli Europei andassero oltre gli stereotipi che hanno sui cinesi. Mostrando in questo film che alcuni di questi turisti cinesi non amano correre durante le loro vacanze, che vogliono sperimentare un altro modo di viaggiare, che vogliono conoscere di più sulla cultura europea è un modo per me di cambiare la nostra veduta sulla gente cinese. No, non tutti i cinesi sono ossessionati dal diventare ricchi, sì alcuni cinesi sono interessati alle pitture europee, no, i cinesi non vengono solo in Europa per fare shopping e quando fanno shopping lo fanno anche per comprare regali per mantenere le loro relazioni sociali visto che non c’è nessuna agevolazione nel loro Paese (non ci sono scuole, ospedali, avvocati ecc. che prestino i loro servizi gratuitamente). Spero di poter mostrare nel mio film che i cinesi sono più complessi di quello che pensiamo ed è interessante conoscere di più la cultura cinese per capirla meglio».

Intervista tradotta dall’inglese e rivista per brevità e chiarezza

Contatti:

Jill Coulon – coulon.jill@gmail.com

Website: www.jillcoulon.com

 
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