Prima nelle Forze Speciali, ora combatte i pedofili

NEW YORK — Kevin Tillman non si considera un eroe, ma molti giovani ragazzi e ragazze lo considerano il proprio campione, un supereroe poco noto che opera in un mondo oscuro. Il suo lavoro è portare in prigione i pedofili e i pedopornografi.

Tillman è un esperto informatico che collabora con le indagini della Ice (Immigrations and Custom Enforcement), un reparto della Homeland Security (Sicurezza Interna) di New York. È un veterano di guerra di 29 anni, diventato membro del team Hero (Human Exploitation and Rescue Operative) dopo essersi ritirato a vita civile nel 2015. Il programma Hero [per i non anglofoni: ‘hero’ significa ‘eroe’ ndt] fornisce un’occasione ai veterani di guerra, specialmente quelli invalidi, di combattere il crimine in un modo alternativo. Tillman è il primo Hero nell’ufficio dell’Homeland Security di New York e la sua esperienza nelle operazioni speciali gli è tornata utile in questo nuovo ruolo: «Essere coinvolti in questo e vedere che c’è questa società nascosta di persone così enorme – ha commentato Tillman il 28 aprile – è stata davvero un’esperienza che mi ha reso più umile. Non sapevo che quello dei pedofili fosse un mondo così grande».
«Del resto, chi può mettere in dubbio [che bisogna contrastare ndr] la pedopornografia o il traffico di essere umani? Queste sono cose che la maggior parte delle persone vuole veder scemare, o almeno quasi esaurirsi».

Un caso recente di successo riguardava un individuo che ha visitato un sito web sorvegliato: durante una successiva perquisizione in casa, su uno dei suoi computer è stato rinvenuto del materiale pedopornografico. Il lavoro di Tillman è stato quello di studiare meticolosamente tutte le prove presenti sull’hard disk, dove ha scoperto delle foto compromettenti di una ragazzina e di suo nonno, che viveva a casa con il padre: «La nipote è stata portata via di casa – ha raccontato Tillman – E sembra che il padre non sapesse del rapporto tra il nonno e la bambina».

Il veterano di guerra Kevil Tillman alla sua scrivania delle indagini Ice a New York il 26 aprile 2017 (Samira Bouaou / Epoch Times)

L’EFFETTO INTERNET

Internet e i social media hanno spalancato la porta a questi fenomeni a un livello mai visto prima d’ora. I giorni in cui si piazzava un bambino davanti alla televisione per tenerlo buono e sotto controllo sono finiti: «Ora parliamo di un computer e di internet. Ti ci siedi davanti ed è interattivo. Se non viene supervisionato strettamente, è una fonte di malvagità».

Molte persone pericolose con perversioni sessuali – spiega l’Fbi – operano nell’ombra del cosiddetto darknet, spesso usando la rete Tor, che è una rete aperta in cui gli utenti possono comunicare anonimamente mediante siti nascosti: «La maggior parte di queste persone – ha spiegato l’agente speciale Eric Campbell, che indaga sulle violenze contro i bambini per la Phoenix Division dell’Fbi – ha la fedina penale pulita, e nessuno ha alcuna idea di quello che stiano facendo, finché non le prendiamo». Secondo Tillman, questo genere di criminali sono spesso uomini bianchi di mezza età ed è molto comune che la vittima li conosca.

Proprio come stupri e violenze sessuali, lo sfruttamento minorile e la pedopornografia non vengono denunciati regolarmente.

UNA MINACCIA CRESCENTE

Robert Garneu, studente ventiduenne di New York, è stato arrestato a maggio dell’anno scorso, il giorno prima della fine dei suoi studi al college, per via di un presunto piano di estorsione a sfondo sessuale. È accusato di aver chattato con tre ragazzini tra i 12 e i 16 anni su Instagram e Kik. Secondo i documenti del caso, Garneau aveva finto di essere una giovane ragazza e aveva spinto le vittime a inviargli una foto sessualmente esplicita.
Quando Garneau ha ricevuto le foto compromettenti, pare abbia minacciato le vittime dicendo che se non gli avessero inviato un video di un’attività sessualmente ancora più esplicita, sarebbe andato dalla polizia con le foto o le avrebbe mostrate ai follower di Instagram delle vittime.

Secondo l’Homeland Security, che ha letto i messaggi di testo, una delle vittime ha minacciato di suicidarsi, nel caso Garneau avesse reso pubblico il video.
Un’analisi condotta dall’Fbi nel 2015 su 43 casi di estorsione sessuale nei confronti di vittime minorenni, ha rivelato che almeno due vittime hanno commesso suicidio e almeno 10 altre lo hanno tentato.

Garneau è stato accusato di tre casi di sfruttamento sessuale di minore; ognuna delle accuse, se comprovata, porterebbe a una condanna minima di 15 anni di prigione, e a una massima di 30.
«I crimini di cui è accusato Robert Garneau sono l’incubo di ogni genitore moderno – ha affermato Preet Bharara, allora pubblico ministero per il distretto meridionale di New York – Garneau è accusato di aver sfruttato dei minori per la sua gratificazione sessuale, utilizzando dei comuni social media».

L’estorsione a sfondo sessuale è «di gran lunga la minaccia più in crescita nei confronti dei bambini», secondo uno studio del Dipartimento di Giustizia del 2016. Nei casi di estorsione sessuale, ogni criminale tende a compiere il reato nei confronti di un numero maggiore di vittime, rispetto agli altri tipi di crimini sessuali contro i bambini.

Secondo lo studio, «i criminali creano e condividono delle guide che discutono su come adescare i bambini in modo da sfruttarli per scopi sessuali». Chi si macchia di estorsione sessuale di solito minaccia dei minori tra i 10 e i 17 anni, ma la minaccia si sta sempre più estendendo a vittime ancora più giovani e vulnerabili, in quanto il criminale manipola la vittima in modo che abusi dei fratelli o degli amici più piccoli.

SENSIBILIZZAZIONE

Tillman afferma che i genitori non dovrebbero sottovalutare le abilità tecnologiche dei loro figli. La prima linea di difesa è che i genitori abbiano un migliore controllo su quello che i loro bambini fanno online e su con chi parlino.

Tillman consiglia che genitori e bambini imparino a combattere lo sfruttamento sessuale minorile seguendo le informazioni sul sito iGuardian dell’Ice (Immigrations and Custom Enforcement). Tillman si occupa anche di educare gruppi di bambini sulle trappole di internet e delle app di messaggistica, e sui pericoli dei predatori nascosti.

«Quando devo presentare iGuardian, comincio l’intervento dicendo: “Il mio nome è Jessica, ho 12 anni e ho i capelli biondi”», racconta Tillman. Dopodiché chiede ai bambini: «Sembro dodicenne e con i capelli biondi?».
«E tutti i bambini “Nooo!” E allora io dico, “Ma voi non potete saperlo!”». Tillman afferma che la sua introduzione divertente serve a far capire ai bambini che la persona dall’altra parte non sempre è chi dice di essere.

«Dico agli studenti: “Non comunicate mai con qualcuno che non avete conosciuto di persona. Non date mai il vostro numero di telefono a qualcuno. Non chattate e non comunicate mai con qualcuno che non avete già incontrato di persona».

ADESCAMENTO

I pedofili possono essere astuti e metodici. Tillman descrive un esempio di una ragazzina di 12 anni che gioca in una squadra di calcio e ha Facebook. Ad un certo punto riceve un messaggio da un’altra ragazzina di 12 anni, che dice: «Ciao, gioco per un’altra squadra, ma sono nuova in questa città e non ho amici. Ti va di chattare online?».

Così si sviluppa un’amicizia. Ad un certo punto, anche a un anno di distanza, l’altra ‘ragazzina’ scrive: «Ciao, ero nel pubblico e ti ho vista durante la partita. Non giocavi contro la mia squadra, ma sono venuta a vederti. Avevi il numero 7 e indossavi una maglia blu, stavi benissimo».

Questa persona la spia. Un anno dopo, vogliono incontrarsi nella vita reale per una pizza. L’altra ‘ragazzina’ dice che ci sarà suo padre e quindi il genitore della vittima pensa: «Beh, se ci sarà un adulto va bene, ti lascio lì».

«Questo ci dà l’idea di quanto siano meticolosi i pedofili nell’adescamento».

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Tillman ha affermato che la cooperazione tra le forze di sicurezza locali, quelle nazionali e l’Fbi, è molto efficace, e le varie agenzie condividono le informazioni per mezzo del National Center for Missing & Exploited Children. La cooperazione si estende anche all’ambito internazionale, in quanto questi reati hanno luogo soprattutto su internet.

Se la Homeland Security a New York trova un sito pedopornografico e una carta di credito usata sul sito, che viene fatta risalire a una persona di Londra, l’agenzia chiama l’agente della sicurezza che fa parte dello staff dell’Ambasciata di Londra e fa in modo che passi l’informazione a Scotland Yard, in modo che le autorità londinesi possano procedere all’arresto.

Per esempio Steven Chase, 58 anni, è stato condannato in Florida per aver creato un sito web chiamato ‘Playpen’ sulla rete Tor ad agosto del 2014.
Gli utenti hanno usato il sito per caricare e visualizzare decine di migliaia di contenuti relativi a giovani vittime, «elencate per età, sesso e tipo di attività sessuale mostrata», afferma l’Fbi.
Dopo la messa offline di Playpen, quasi 900 persone sono state arrestate nel mondo e accusate di pedofilia, e secondo l’Fbi, quasi 300 bambini sono stati identificati o salvati dai loro violentatori.

L’agente speciale Dan Alfin, dell’Fbi, ha specificato che le indagini sono ancora in corso.
«È lo stesso con tutti i tipi di reati – spiega – Mentre loro si fanno più furbi, noi ci adattiamo e poi li troviamo. È come un gioco tra gatto e topo, se non per il fatto che non è un gioco. Ci sono bambini che subiscono abusi ed è il nostro lavoro mettere fine a questo».

IMMAGINI SCIOCCANTI

La maggior parte dei casi di pornografia e pedofilia negli Usa non passano dai tribunali perché le prove sono già schiaccianti e gli imputati patteggiano la pena. Ma per quelli che finiscono nelle aule, il lavoro di Tillman è critico.
Le immagini e i video che Tillman deve tirar fuori dai computer dei sospetti sono scioccanti e non è da tutti sostenerne la vista. Parte dell’addestramento delle forze speciali è psicologico, e questo lo ha aiutato molto: «Capita di arrivare a fine giornata avendo visto cose orribili che non puoi dimenticare. Di solito non cerco di dimenticarle, cerco solo di concentrarmi su quello che verrà dopo o sul presente».

Tillman suona il sassofono, lavora anche nella ristorazione e si appoggia molto sulla sua fede, per mantenere un bilanciamento nella sua vita: «Ogni volta che abbiamo un nuovo caso – racconta – è ancora peggiore. Non ci posso credere».

INFORMAZIONI UTILI PER GENITORI E BAMBINI

Secondo uno studio del Pew Research Center (2015), negli Usa il 73 per cento dei giovani dai 13 ai 17 anni ha accesso a uno smartphone e secondo un sondaggio di Ncmec, il 46 per cento dei giovani tra i 10 e i 17 anni ammette di aver dato informazioni personali a sconosciuti.

Spesso i social network chiedono agli utenti di pubblicare un profilo con la loro età, sesso, hobby e interessi. Questi profili aiutano i ragazzini a connettersi tra loro e a condividere interessi comuni, ma gli individui che vogliono prenderli di mira possono usarli con una banca dati per scegliere le potenziali vittime.

Le estorsioni sessuali e il livestreaming di casi di violenza sessuale contro bambini sono in crescita, secondo il Dipartimento di Giustizia degli Usa. Le app possono venire usate per prendere di mira, reclutare, adescare o costringere i bambini a essere coinvolti in attività sessuali.

Fonti: US National Center for Missing & Exploited Children (NCMEC), FBI, US Department of Justice

Articolo di Charlotte Cuthbertson: Special Ops Veteran Now Fights Scourge of Child Exploitation

Traduzione di Vincenzo Cassano

 
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