Una persecuzione disumana senza precedenti

Nelle sue osservazioni preparate per un tour di cinque città di Taiwan, organizzato nell’agosto del 2015 per il lancio del suo libro, David Kilgour ha discusso, fra gli altri argomenti, del prelievo illegale degli organi in Cina, della persecuzione del Falun Gong e delle attuali prospettive economiche cinesi.

LA NUOVA LEGISLAZIONE DI TAIWAN SUGLI ORGANI UMANI

Vorrei cominciare facendo le mie congratulazioni al governo taiwanese. Il 12 giugno 2015, lo Yuan legislativo di Taiwan ha approvato, con sostegno bi-partisan, le modifiche al vostro Human Organ Transplantation Act, creando una delle leggi sul trapianto medico tra le più umane e avanzate al mondo.

La nuova legge vieta la vendita e l’acquisto di organi per il trapianto, reputando queste azioni un crimine contro l’umanità, e rivolge particolare considerazione verso l’utilizzo degli organi dei prigionieri giustiziati in Cina. La legge proibisce la vendita, l’acquisto e l’intermediazione, nonché il turismo dei trapianti. Con le nuove disposizioni, si prevede che il Dipartimento della Sanità richieda alle principali istituzioni sanitarie e ai medici, di registrare tutte le fonti di approvvigionamento degli organi e le informazioni relative all’ospedale (compresa l’identificazione del chirurgo) in cui i pazienti sono stati sottoposti al trapianto all’estero, affinché questi possano, al loro rientro a Taiwan, beneficiare delle cure mediche post-operatorie finanziate dallo Stato.

I pazienti che all’estero si sottopongono a trapianti di organi acquisiti per vie illegali potranno essere condannati fino a un massimo di cinque anni di carcere e multati per un importo minimo di 300 mila dollari taiwanesi (8.200 euro circa). La legge sostiene la trasparenza per le operazioni di trapianto di organi all’estero e garantisce la sicurezza dei pazienti sottoposti all’intervento. La vostra nuova legge dovrebbe servire da fonte di ispirazione ai legislatori di tutto il mondo.

L’effetto della legge, secondo la mia cara amica Theresa Chu, portavoce del Falun Gong Human Rights Legal Team, che è presente oggi qui con noi a Taiwan, è quello di vietare ai taiwanesi di recarsi in Cina per effettuare un trapianto d’organo.

PECHINO E IL FALUN GONG

Il ventesimo secolo è stato probabilmente il peggiore nella storia per la brutalità diretta alle comunità di fede da parte dei governi. La maggior parte delle vittime sono decedute per mano di regimi totalitari, avversi a tutte le religioni. Mao, Stalin, Hitler, Pol Pot e altri, autori di un’ampia gamma di ciò che oggio definiamo crimini contro l’umanità, sono responsabili dell’assassinio di milioni di persone prese di mira unicamente per la loro fede.

L’antipatia manifestata dal Partito Comunista Cinese (Pcc) dal 1949 nei confronti delle credenze religiose, è la prima ragione principale della persecuzione che i praticanti del Falun Gong hanno dovuto affrontare in tutta la Cina dalla metà del 1999 fino al tempo attuale.

La seconda ragione è stata l’attrazione popolare che il Falun Gong ha riscontrato in tutta la Cina, dopo che nel 1992 è stata presentata al pubblico nel Paese dal Maestro Li Hongzhi, suo fondatore. La straordinaria diffusione è in parte dovuta alle profonde radici del Falun Gong nel Taoismo, nel Confucianesimo, nel Buddismo e in altre rilevanti caratteristiche indigene cinesi, quali la cultura, l’esercizio fisico e la spiritualità. Queste caratteristiche tradizionali sono state soppresse da Mao a partire dal 1949, fino alla sua morte nel 1976. Nel 1999, secondo le stime rilasciate dal Partito-Stato, c’erano in tutta la Cina oltre settanta milioni di praticanti del Falun Gong – un numero maggiore di quello dei membri di allora del Pcc.

UNA SETTA?

La più grande menzogna di Jiang Zemin, vale a dire che il Falun Gong è una «setta malvagia», rievoca i messaggi dell’allora governo del Ruanda trasmessi via radio contro la minoranza Tutsi, prima del genocidio commesso in tutto il Paese tra l’aprile e il giugno del 1994. I bolscevichi in Russia, dopo la rivoluzione del 1917, hanno intrapreso un percorso simile contro coloro che rientravano nella loro lista dei nemici del Partito. Dopo il 1933, i nazisti di Hitler hanno usato la stessa menzogna contro varie comunità, soprattutto quella degli ebrei tedeschi.

Dopo il 1999, in tutta la Cina c’è stato un tale flusso continuo di velenosa propaganda contro il Falun Gong, attuato dai media controllati dal Partito-Stato, che molti cinesi e persone al di fuori del Paese sembravano aver accettato le loro menzogne a riguardo e sulle questioni attinenti.

Ian Johnson, ex capo ufficio della sede di Pechino del Wall Street Journal e vincitore del premio Pulitzer per la sua cronaca sul Falun Gong, ha chiarito svariati aspetti sulla persecuzione nel suo libro del 2005 Wild Grass [Erba selvatica, ndt]:

  • Quella di dichiarare il Falun Gong una setta è stata una delle «mosse più geniali» del regime, in quanto ha messo il Falun Gong sulla difensiva per dimostrare la sua innocenza e «ha dissimulato il giro di vite attuato dal governo, dietro la legittimità del movimento anti-sette dell’Occidente… Per dimostrare le sue ragioni, il governo cinese se ne è venuto fuori con una serie di storie sensazionali su persone che si erano aperte lo stomaco per cercare la Ruota del Dharma, che secondo la pratica si ritiene ruoti al suo interno. Tra le altre storie inventate c’è anche quella di alcune persone che avrebbero dichiarato che i loro parenti erano morti a seguito di una malattia, perché invece di prendere dei medicinali avrebbero cercato di curarsi praticando gli esercizi del Falun Gong…»
  • Il problema è che poche, tra queste argomentazioni, stanno in piedi. Il governo non ha mai consentito alle vittime del Falun Gong di essere intervistate in modo indipendente, rendendo quindi praticamente impossibile verificare le loro affermazioni. «E persino se si prendessero per buone tutte le affermazioni, queste costituirebbero una piccola percentuale del numero totale dei praticanti del Falun Gong…»
  • «Più fondamentalmente, il gruppo non trova riscontro con molte delle definizioni comuni di setta: i suoi praticanti possono sposarsi con persone non praticanti, possono avere amici non praticanti, svolgere qualsiasi lavoro normale, non vivono isolati dalla società, non credono che la fine del mondo sia imminente e non versano ingenti somme di denaro all’associazione. Ancora più importante: il suicidio non è accettato, così come la violenza fisica…»

Il professor David Ownby dell’Università di Montreal, che ha svolto una ricerca specifica sul Falun Gong ed è citato nel nostro rapporto, ha concluso:

  • I praticanti del Falun Gong in Nord America sono ben istruiti e tendono a vivere in famiglie nucleari. Molti di loro lavorano nel settore dell’informatica o della finanza, altri sono ingegneri.
  • I praticanti del Falun Gong non hanno alcun obbligo finanziario verso la loro comunità di fede, così come non vivono in isolamento e sono rispettosi della legge.
  • Il Falun Gong non è una setta.

La conclusione di Ownby concorda con quella di molti osservatori indipendenti, tra cui David Matas e il sottoscritto. Tra i 130 circa Paesi in cui esiste il Falun Gong, ce n’è solo uno, la Cina (o forse due, considerando la Russia del signor Putin), dove i suoi praticanti non sembrano essere considerati cittadini esemplari. In nessuno dei circa cinquanta Paesi che David Matas e io abbiamo visitato dal nostro primo rapporto nel 2006 sul saccheggio e il traffico degli organi in Cina, abbiamo sentito un praticante del Falun Gong parlare altro che positivamente riguardo ad altre comunità spirituali. Quale persona di coscienza potrebbe non identificarsi con i principi fondamentali del Falun Gong di ‘verità, compassione e tolleranza’? La serenità e la non-violenza che i suoi praticanti hanno dimostrato di fronte a una miriade di pestaggi, detenzioni, torture e omicidi in tutta la Cina, dalla metà del 1999 fino a oggi, sono sorprendenti.

Una questione è chiara al di là di ogni dubbio: il Falun Gong, i cui praticanti preferiscono definire una disciplina di coltivazione spirituale, piuttosto che una religione, non è una setta.

IL PCC

In contrasto, il Pcc sembra presentare un certo numero di caratteristiche tipiche delle sette. Mao Zedong, avvalendosi di politiche assassine quali il ‘Grande balzo in avanti’ e la Rivoluzione Culturale, è riuscito a circondarsi di lealisti del Partito che, in tempo di pace, hanno causato la morte di decine di milioni di concittadini.

Attraverso ‘l’insegnamento’ del fatto che gli esterni si sbagliano, sono cattivi, pericolosi e sono la colpa di tutti i mali del mondo, le sette instillano fobie nei loro seguaci e li portano a chiudere i rapporti con le loro famiglie e il mondo esterno. La maggior parte dei giovani che si sono rivoltati contro i loro genitori durante il periodo di Mao, si sono comportati così perché condizionati dalla pressione politica, racconta lo storico di Pechino Yin Hongbiao.

«Coloro che avevano dei ‘cattivi genitori’ hanno sofferto molto e provavano risentimento nei loro confronti, piuttosto che verso un sistema che faceva loro il lavaggio del cervello quotidianamente», aggiunge Michel Bonnin dell’Università Tsinghua di Pechino. Sono stati incoraggiati a denunciare i loro genitori come controrivoluzionari, così da ‘tracciare una linea’ tra di loro e il nemico.

‘LA CORRUZIONE È IL SISTEMA’

Il popolo cinese, con tutte le sue realizzazioni conseguite nel corso di oltre cinquemila anni di storia, continua a venire umiliato da quei leader che si sono auto-nominati tali. Le persone vengono sfruttate in innumerevoli modi. Consideriamo alcune delle numerose campagne che il Pcc ha lanciato dal 1950:

  • Le campagne di terrore degli anni 50, durante le quali sono stati giustiziati ben tre milioni di cittadini.
  • La ‘Campagna contro la destra’ del 1957, nel corso della quale circa 300 mila intellettuali sono stati arrestati, imprigionati e sottoposti al processo di ‘rieducazione’ per aver criticato le politiche del Partito, dopo che Mao aveva in precedenza incoraggiato un confronto aperto delle idee e delle critiche costruttive al regime.
  • Il ‘Grande balzo in avanti’ di Mao, il piano economico e sociale che proponeva di trasformare il sistema economico rurale in una società industrializzata caratterizzata dalla collettivizzazione (1959-1961), in conseguenza del quale, secondo le stime, sono state sfruttate, picchiate a morte o hanno sofferto la fame, 45 milioni di persone.
  • La Rivoluzione Culturale dal 1966 al 1976, che ha ridotto il Paese nel caos, negato un’educazione formale a un’intera generazione e causato altri due milioni di morti senza una ragione giustificabile in termini umani e razionali.
  • Il massacro di piazza Tiananmen del 1989. Lo storico canadese Timothy Brook ha osservato nel suo libro del 1992, Quelling the people [La repressione del popolo, ndt]: «La notte del 3 giugno 1989, decine di migliaia di soldati armati di fucili d’assalto hanno fatto irruzione nella città di Pechino e spinto gli studenti manifestanti disarmati al centro di piazza Tiananmen. Quando centinaia di migliaia di cittadini e studenti hanno bloccato il loro passaggio, i soldati hanno aperto il fuoco. La mattina del 4 giugno, migliaia di persone giacevano morte o moribonde per le strade, negli ospedali e nelle case di Pechino».

Oggigiorno, la dignità umana sembra essere indivisibile. Le comunità di fede e gli altri gruppi della società civile di tutto il mondo dovrebbero essere pienamente uniti su questioni simili a quella che i praticanti del Falun Gong hanno dovuto affrontare tutti i giorni, e per troppo tempo, in tutta la Cina. Se i popoli democratici e le Nazioni dove regna lo stato di diritto di tutto il mondo non si uniranno per contrastare tali crimini contro l’umanità, alcuni dei rimanenti regimi dittatoriali della Terra continueranno semplicemente a replicare le terribili devastazioni avvenute nel secolo scorso.

COMMENTO FINALE

Volando a Taiwan da Ottawa, ho letto un eccellente libro uscito nel 2013 sulla Seconda Guerra Mondiale dal titolo Forgotten ally[L’alleato dimenticato, ndt], scritto dal docente di storia presso l’Università di Oxford Rana Mitter, che è pertinente ai giorni nostri, specialmente all’imminente sfilata di Pechino per il 70° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Gran parte del lavoro di Mitter si riferisce a Chiang Kai-shek e al ruolo chiave che assieme ai nazionalisti della Repubblica di Cina ha rivestito nel combattere l’Impero giapponese dal 1937 fino al 1945. Nel corso di questi otto anni, la Cina ha registrato una perdita tra i 15 e i venti milioni di vite umane.

Dal 1949, le versioni storiche ufficiali in Cina danno al Pcc il ruolo di primo piano nella guerra, tuttavia, dal libro di Mitter risulta evidente quale sia il gruppo politico che ha affrontato la maggior parte dei combattimenti e subito la maggiori perdite. Mao e il Pcc hanno preso il potere in quanto le terribili agitazioni e sofferenze durante gli anni della guerra hanno indebolito e diviso la Cina e la sua gente. Mao e il suo esercito, trovandosi nella città settentrionale di Yan’an, nella provincia dello Shaanxi, sono stati molto meno coinvolti nei combattimenti.

Nel 1942, Mao ha iniziato il suo ‘Movimento di rettifica’ raccontando ai membri del Partito che il Pcc «non necessita solo di democrazia, ma necessita ancor di più di centralizzazione». Mitter osserva che questo significava in pratica «un’intensa devozione allo studio delle opere di Mao e un approfondito, quasi religioso, impegno nel raggiungere l’obiettivo del Partito Comunista Cinese». Successivamente, l’autore osserva che Kang Sheng, che aveva studiato metodi terroristici a Mosca, ha utilizzato la classica tecnica sovietica «di accusare i membri leali al Partito di essere spie nazionaliste. Una volta che avevano confessato sotto tortura, le loro confessioni potevano quindi dare avvio a una valanga di accuse e arresti». In breve, mentre Chiang è stato comprensibilmente molto criticato in svariati luoghi, tra cui Taiwan e il Canada, sembra che Mao abbia in gran parte raccolto i frutti degli sforzi bellici del suo rivale.

Come ammiratore di lunga data di Taiwan e della sua gente, permettetemi di concludere dicendo che in termini di governo, Stato di diritto, dignità umana, gestione economica e così via, questo Paese è ciò che la Cina dovrebbe essere, potrebbe essere e credo che diverrà molto prima di quanto alcuni pensano.

Riguardo all’economia, per esempio, Joe Nocera ha sottolineato la scorsa settimana sull’International New York Times che«oggigiorno, il carico dei debiti della Cina raggiunge l’insondabile cifra di 25 mila miliardi di euro circa». Il Financial Times riferisce che un «team nazionale» di fondi d’investimento e istituzioni di proprietà statale hanno speso circa 180 miliardi di euro circa nel tentativo di sostenere il loro mercato azionario, che è calato del 37 per cento dalla metà di giugno. Grosse somme di denaro continuano a essere rimosse dalla Cina, sia dai cittadini che dagli stranieri; il regime sta quotidianamente spendendo miliardi per manipolare nella borsa di Shanghai sia la valuta che i prezzi delle azioni. In breve, il modello del tipo capitalismo clientelare/governo maoista/’manda in rovina il tuo vicino’ potrebbe non essere ancora al punto del collasso, tuttavia sta certamente vivendo forti tensioni. La tragedia di Tianjin e la sua gestione oscura prima, durante e dopo le esplosioni, hanno fatto poco per far ben figurare il Partito-Stato di Pechino agli occhi del popolo della Cina.

Grazie.

David Kilgour, avvocato ed ex magistrato canadese, è stato parlamanentare per quasi 27 anni. Nel gabinetto di Jean Chretien, ha prestato servizio come segretario di Stato per l’Africa e l’America Latina e segretario di Stato per l’Asia-Pacifico. È autore di diversi libri e coautore assieme a David Matas di Bloody harvest: The killing of Falun Gong for their organs [Prelievo insanguinato: L’uccisione dei praticanti del Falun Gong per i loro organi, ndt].

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non rispecchiano necessariamente il punto di vista di Epoch Times.

Articolo originale: http://www.theepochtimes.com/n3/1748040-unprecedented-evil-persecution/

 
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