Ue, no ai brevetti su semi e piante

Il Parlamento Europeo sta riaffermando la sua posizione nel dire «No ai brevetti di piante ottenute con tecniche tradizionali»; tuttavia, questa risposta arriva nove mesi dopo che l’Ufficio europeo brevetti (Ueb) aveva dato le prime approvazioni per questo tipo di prodotti ottenuti con tecniche di selezione convenzionale, che fino a oggi ammontano a più di cento, mentre altri mille sono in attesa.

Il 17 ottobre il Pe, con 413 voti favorevoli, 86 voti contrari e 28 astensioni, ha approvato una risoluzione non legislativa sottolineando che «il divieto di brevettabilità dei prodotti ottenuti mediante tecniche di selezione convenzionali, è essenziale per stimolare l’innovazione, per la sicurezza alimentare e per le piccole imprese».

Ha inoltre invitato la Commissione a «chiarire con urgenza le norme Ue esistenti, in particolare la direttiva Ue sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, e di trasmettere questi chiarimenti all’Ufficio europeo brevetti (Ueb), così da assicurare che i prodotti ottenuti con tecniche di riproduzione convenzionali non possano essere brevettabili. Inoltre, i deputati hanno insistito affinché l’Ue e gli Stati membri debbano garantire l’accesso e l’utilizzo del materiale ottenuto mediante procedimenti essenzialmente biologici, per ottenere varietà vegetali».

Ha aggiunto che questa risoluzione «è una risposta alla decisione del 25 marzo 2015 del Consiglio d’Appello dell’Ueb, che permette i brevetti sui pomodori (G0002/12) e sui broccoli (G0002/13) ottenuti con tecniche di coltivazione convenzionale. L’ Ufficio europeo brevetti (Ueb) ritiene che, anche se i procedimenti essenzialmente biologici per la produzione di piante, come l’incrocio, non possano essere brevettabili, le piante che ne derivano e i prodotti delle stesse, come ad esempio un frutto, potrebbero ottenere una protezione a livello europeo».

Nonostante il parlamento segnali solo questi due prodotti, secondo quanto affermato da Ruth Tippe, dell’organizzazione No Patents on Life!, esistono «circa un migliaio di domande di brevetto relative alla selezione convenzionale», e «circa 120 brevetti sulla riproduzione convenzionale sono già stati approvati dall’Ueb. Questi brevetti riguardano le caratteristiche di crescita di circa un migliaio di varietà vegetali».

Riguardo al pomodoro della Monsanto, citato prima come G0002/12, resistente al Botrytis, Christoph Then, rappresentante dell’organizzazione No patents on seeds, ha spiegato in precedenza a Epoch Times che «si tratta di una frode e di un abuso del diritto dei brevetti», il fatto che Monsanto abbia dichiarato che questo pomodoro sia un suo investimento.

Ha poi spiegato che la multinazionale ha semplicemente approfittato di questa risorsa naturale già presente in un seme che si trovata nella Banca Genetica Internazionale a Gatersleben, in Germania, e ne ha chiesto il brevetto nel 2005, per poi commercializzare un pomodoro resistente facendolo passare come sua invenzione. Dal 28 agosto del 2013 la sua richiesta appariva nel Bollettino Europeo dei brevetti.

No patents on seeds, formata da rappresentanti spagnoli, tedeschi e francesi, ha ufficializzato nel maggio del 2014 la sua posizione contraria alla registrazione in Europa per questo prodotto, tuttavia l’Ueb lo ha approvato a marzo di quest’anno.

«Chiediamo ai governi europei di attuare una pressione politica sull’Ueb affinché modifichi le sue pratiche», ha riferito Then. «Nessuna impresa dovrebbe avere il monopolio sulla luce solare, l’aria o l’acqua. Lo stesso vale per le risorse necessarie per la produzione degli alimenti», ha aggiunto.

Secondo l’opinione pubblica, quello che ha fatto l’Ueb, ha continuato, è stato «spianare la strada alle imprese come Monsanto, Syngenta e altre, perché potessero esercitare il controllo sulle risorse di cui tutti abbiamo bisogno nella nostra vita quotidiana».

Then ha aggiunto anche che la Monsanto, in relazione ai suoi pomodori, ha presentato inizialmente un brevetto scritto abilmente con il fine di fare credere che il pomodoro fosse un prodotto di ingegneria genetica, ma ha chiarito che la sequenza del Dna citata nel brevetto «non è funzionale», ed era in realtà «solo una sequenza utilizzata come marcatore genetico», ovvero un trasferimento di Dna da una funzione che non si conosce.

In agosto, l’organizzazione ha inoltre denunciato che era in corso la creazione di un monopolio sui pomodori e ha citato un altro brevetto autorizzato, il EP1515600 di Syngenta, che si basa su un incrocio di pomodori selvatici e varietà coltivate con elevati livelli di flavonoidi. Ha messo in chiaro che non è una pianta geneticamente modificata, ma solo una coltivazione classica, attenta agli interessi della popolazione.

A ottobre è stato anche concesso il brevetto al gruppo Sygenta per il cetriolo in scatola e i suoi derivati, da metodi di produzione convenzionali, utilizzando la biodiversità naturale.

«Poco a poco, conquistando le nostre sementi, le imprese controllano i nostri alimenti», ha avvertito Then.

Questa posizione, sostenuta da numerose organizzazioni, è stata discussa in parlamento già tempo fa. Il deputato João Ferreira, nel 2011 ha reso noto che la campagna No patents on seeds, voleva avvisare sulle implicazioni del quadro giuridico attuale nell’Unione europea, che concede brevetti per piante, animali e materiale genetico.

Ferreira ha indicato che questo quadro giuridico sta permettento «una considerevole concentrazione di sementi nel mercato, contribuendo alla rovina di numerose piccole e medie imprese che diventano più dipendenti da multinazionali. In aggiunta alla crescita del costo dei fattori di produzione, soprattutto per le piccole e medie imprese, segnalano anche una riduzione delle opzioni disponibili per i consumatori e un impatto negativo sulla diversità delle colture».

Nel comunicato del 17 dicembre, il Parlamento Europeo, si dice «sorpreso» e insiste nel ricordare che «la selezione vegetale è un processo innovativo praticato dagli agricoltori e dalle comunità agricole sin dalla nascita dell’agricoltura. Inoltre, ritengono che l’accesso al materiale biologico sia essenziale per stimolare l’innovazione e lo sviluppo di nuove varietà, al fine di garantire la sicurezza alimentare a livello globale, far fronte ai cambiamenti climatici e impedire la nascita di monopoli. La risoluzione stabilisce che i prodotti ottenuti dai procedimenti essenzialmente biologici, come piante, sementi, caratteristiche autoctone e geni, dovrebbero quindi essere esclusi dalla brevettabilità».

«I deputati sono preoccupati che una tale interpretazione restrittiva delle attuali norme Ue potrebbe avere un impatto negativo sulla concorrenza e possa portare alla creazione di monopoli nel mercato alimentare. Il Parlamento aveva fatto appello all’Ueb affinché escludesse dalla brevettabilità tutti i prodotti derivanti dalla riproduzione convenzionale, già nella sua risoluzione non legislativa del 10 maggio 2012».

Immagine concessa da shutterstock

 

 
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