Uccisione dei praticanti del Falun Gong per i loro organi: sviluppi recenti

Questo articolo presenta le osservazioni di David Matas rilasciate il 28 giugno 2015 a un forum pubblico presso l’Università dell’Australia Meridionale di Adelaide. 

Voglio concentrarmi su sette nuovi sviluppi: le nuove legislazioni in Italia e a Taiwan, lo studio di una proposta di legge nell’Australia Meridionale, un’imminente conferenza in Cina, l’imposizione delle analisi del sangue ai praticanti del Falun Gong che non sono soggetti a detenzione, uno studio avviato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e una recente Convenzione del Consiglio d’Europa.

1. ITALIA

Il 4 marzo 2015 il Senato italiano ha approvato un disegno di legge con il quale si prevede che qualsiasi persona negozi, venda o gestisca illegalmente organi provenienti da persone ancora in vita, è punibile con una pena detentiva dai tre ai 12 anni e con il pagamento di una pesante multa che va dai 50 mila ai 300 mila euro. Il disegno di legge stabilisce una pena per chiunque incoraggi pubblicamente o pubblicizzi la vendita di organi o il turismo dei trapianti. Quei medici che promuovono viaggi finalizzati a ottenere illegittimamente un organo o assistono i loro pazienti in un viaggio mirato a questo scopo, saranno interdetti a vita nello svolgimento della professione per violazione dell’etica medica.

Il disegno di legge è stato avviato in conseguenza delle prove sugli abusi che si verificano in Cina attinenti ai trapianti di organi. Alla domanda: «Da dove provengono gli organi con i quali la Cina esegue diecimila trapianti l’anno?», il senatore Maurizio Romani ha risposto: «La risposta è drammatica… I praticanti della disciplina spirituale del Falun Gong vengono di proposito uccisi per i loro organi. Io uso il termine cannibalismo per questa questione… Noi dall’Italia non siamo in grado di fermare queste violazioni… Tuttavia, abbiamo il dovere di fare tutto il possibile per non esserne complici».

Il senatore Ivana Simeoni ha detto: «Ci sono documenti che dissipano qualunque dubbio [riguardo l’approvvigionamento degli organi dai praticanti del Falun Gong, ndr]… Il solo pensare a questa mercificazione del corpo umano mi fa rabbrividire».

Il disegno di legge deve essere promulgato dalla Camera dei Deputati per farlo diventare legge. L’esame del disegno da parte della Camera dei Deputati è previsto per il prossimo autunno.

2. TAIWAN

Secondo quanto riferito su un articolo del Taipei Times, il 12 giugno 2015 lo Yuan legislativo di Taiwan ha apportato delle modifiche al decreto sui Trapianti degli organi umani con l’intento di vietare l’utilizzo degli organi provenienti dai prigionieri giustiziati. La nuova legge vieta inoltre la vendita, l’acquisto e l’intermediazione di organi, così come il turismo dei trapianti. Inoltre è prevista l’interdizione alla professione per quei medici coinvolti nei trapianti illegali di organi.

La legge stabilisce inoltre che quei pazienti che si sottopongono a un trapianto di organi all’estero, hanno l’obbligo di fornire una prova legale della fonte di questi organi al fine di poter beneficiare, al loro rientro a Taiwan, delle cure mediche finanziate dallo Stato. La legge vieta quindi ai cittadini taiwanesi di ricevere organi da fonti sconosciute.

Yu Mei-nu, legislatrice del Partito Progressista Democratico, ha affermato che taiwanesi che si recano in Cina per sottoporsi a un trapianto illegale di organi, sono numerosi. Ha aggiunto che il regime cinese è coinvolto attivamente nel commercio degli organi, il quale dipende fortemente dal prelievo dei suddetti dai praticanti del Falun Gong ancora in vita. Ha continuato: «Con questo emendamento, speriamo di dissuadere efficacemente il traffico di organi e la loro vendita… Le modifiche apportate alla legge hanno la finalità di richiedere a coloro che si sono sottoposti a un trapianto di organi all’estero di fornire, agli ospedali nazionali ai quali si rivolgono per ricevere un trattamento post-trapianto, informazioni riguardo dove l’intervento è stato fatto e chi sono i chirurghi che l’hanno effettuato… Gli ospedali nazionali sono poi tenuti a presentare un rapporto dei casi di cui si occupano».

Come riferito dal sito web Minghui.org [che fornisce informazioni di prima mano sul Falun Gong, ndt], la portavoce del Falun Gong Human Rights Legal Team, Theresa Chu, afferma che la finalità di questa legge è quella di vietare ai taiwanesi di recarsi in Cina per sottoporsi a un trapianto di organi. Il legislatore Hsu Shao-ping del Kuomintang ha commentato: «Coloro che prelevano organi da persone ancora in vita per poi venderli a scopo di lucro, stanno commettendo un crimine contro l’umanità ai sensi del diritto penale internazionale».

Tien Chiu-chin, deputato del Partito Democratico Progressista di Taiwan e garante della risoluzione, ha dichiarato: «La legge proibisce chiaramente il traffico di organi, la loro vendita e il turismo a scopo di trapianto – e stabilisce sanzioni. Vieta inoltre l’utilizzo degli organi dei condannati a morte. Adesso, la legislazione di Taiwan sul trapianto degli organi ha raggiunto gli standard internazionali».

3. AUSTRALIA MERIDIONALE

Il Parlamento dell’Australia Meridionale ha istituito una commissione paritetica sulla legge del 1983 sull’anatomia e sui trapianti al fine di determinare la necessità di una modifica in merito al traffico d’organi umani. Le proposte scritte devono pervenire entro e non oltre il 17 luglio 2015.

Il deputato parlamentare del Nuovo Galles del Sud David Shoebridge, ha presentato al Parlamento dell’Australia Meridionale una proposta di legge che intende vietare a qualsiasi persona di: (a) partecipare alla conclusione di un accordo commerciale attinente ai trapianti di organi, (b) rimuovere senza il consenso, del tessuto dal corpo di un’altra persona, vivente o deceduta, (c) utilizzare del tessuto rimosso dal corpo di un’altra persona, vivente o deceduta, ai fini del suo trapianto a un paziente, qualora il tessuto sia stato rimosso senza il consenso della persona e se il paziente ricevente sia a conoscenza o incurante di quella mancanza di consenso.

La legislazione proposta richiede che i medici e gli infermieri che prestano assistenza a un paziente, qualora abbiano valide ragioni per sospettare l’avvenuta esecuzione del trapianto di un tessuto, presentino alle autorità un rapporto che riporti: (a) il nome del paziente, (b) quando e dove il medico o l’infermiere hanno fornito assistenza al paziente e (c) i motivi per sospettare che il tessuto sia stato trapiantato al paziente.

Ogni paziente che acconsente al trapianto di un qualsiasi tessuto, deve comunicare alle autorità competenti la data, il luogo e la natura del trattamento in relazione al tessuto che è stato trapiantato.

La legislazione proposta ha effetto extraterritoriale. La legge si applica sia qualora la persona che commette l’azione illegale, che quella da cui il tessuto viene rimosso, siano residenti stabilmente nel Nuovo Galles del Sud, anche se l’azione in sé avviene al di fuori dello Stato.

Suggerisco al Parlamento dell’Australia Meridionale di adottare una legislazione modellata su questa proposta.

4. LA CONFERENZA CINESE

In Cina l’ostracismo è stato un veicolo per il cambiamento. Il China Medical Tribune ha riferito del rifiuto per motivi etici, di consentire a 35 medici cinesi di partecipare alla Conferenza internazionale dei Trapianti che si è tenuta nel luglio 2014 a San Francisco. Ha inoltre osservato che alla più recente conferenza sui trapianti di Hangzhou in Cina, «molti esperti stranieri di trapianti hanno trascurato di parteciparvi». Un anno prima, nell’ottobre 2013, la Conferenza cinese dei Trapianti, che si era anche allora tenuta a Hangzhou, aveva registrato la presenza di un grande numero di esperti stranieri.

Il 20 ottobre 2014 l’ong Doctors against forced organ harvesting (Dafoh) [Medici contro il prelievo forzato degli organi, ndt] ha rilasciato una dichiarazione per giustificare l’accaduto: «Considerato il dilagante e impenitente abuso dei trapianti da parte della Cina, consideriamo la partecipazione a questa conferenza sui trapianti di Hangzhou immorale per qualsiasi professionista straniero dei trapianti, a meno che questi non si presenti con il preciso e unico scopo di dichiarare apertamente la propria avversità». Questa dichiarazione, insieme ad altri sviluppi, ha costituito un ostacolo alla partecipazione degli esperti stranieri dei trapianti.

Il rifiuto di consentire, per motivi etici, a 35 medici cinesi di partecipare alla Conferenza internazionale dei Trapianti che si è tenuta a San Francisco nel luglio 2014 e il rifiuto da parte di numerosi esperti stranieri di trapianti di partecipare alla conferenza di Hangzhou tenutasi in Cina nell’ottobre 2014, hanno avuto un profondo impatto sui funzionari cinesi dei trapianti. Molti dei partecipanti alla conferenza di Hangzhou si saranno probabilmente chiesti dove fossero tutti gli esperti stranieri. Allo stesso modo, si saranno posti delle domande quei medici che avevano richiesto di partecipare e intervenire alla Conferenza internazionale dei Trapianti di San Francisco, ma la loro richiesta è stata respinta, e così come i loro colleghi che intendevano partecipare.

Il Partito Comunista potrebbe aver pensato che tutte queste persone possano aver ignorato le prove dell’uccisione per i loro organi dei praticanti del Falun Gong. Tuttavia, adesso non potevano ignorare il fatto che ai medici cinesi dei trapianti era stato negato l’accesso a un congresso internazionale sui trapianti o che quei professionisti stranieri dei trapianti che in passato erano andati in Cina, adesso non ci andavano più.

In risposta a questo ostracismo, il Partito/Stato Comunista non ha apportato sostanziali cambiamenti. In compenso ha rilasciato un’ampia varietà di dichiarazioni contraddittorie riguardo, inerenti sia come a detta sua l’attuale situazione sia migliorata, che come andrà a migliorare in futuro. Ho esposto esaurientemente queste dichiarazioni in un discorso che ho tenuto ad aprile 2015 a Berna in Svizzera, alla Società Internazionale per i Diritti Umani. La linea di fondo che ha fatto da guida a tutte le osservazioni era il desiderio di porre fine all’ostracismo. La pressione esercitata dalla comunità internazionale dei trapianti ha per lo meno ottenuto quell’attenzione delle autorità cinesi che nessun’altra iniziativa aveva mai avuto.

Dal 6 all’8 agosto 2015, all’International Conference Centre di East Lake nella provincia centrale cinese dell’Hubei, è in programma una conferenza sui trapianti. La propaganda messa in atto dal Partito ha avuto effetto su almeno alcuni dei professionisti internazionali dei trapianti, molti dei quali hanno pianificato di parteciparvi.

Sebbene fino a quando la conferenza di agosto non si sarà conclusa – non sapremo con certezza se la pressione esercitata dalla comunità internazionale dei trapianti cesserà o meno – questi sono i primi segnali. Questo fallimento sarebbe deplorevole.

I criteri per la riconnessione tra la comunità cinese dei trapianti e quella internazionale dovrebbero essere questi: (a) l’ammissione delle violazioni del passato, compresa la completa divulgazione delle fonti di approvvigionamento degli organi usati per i trapianti, a cui ha attinto in passato; (b) l’impegno di assicurare alla giustizia tutti i responsabili degli abusi inerenti ai trapianti di organi eseguiti in passato e nell’avviare il procedimento; (c) la radiazione dall’Associazione Medica Cinese di quei professionisti dei trapianti che non sono in grado di provare al di là di ogni ragionevole dubbio che le loro fonti di approvvigionamento degli organi non siano illegali; (d) la cooperazione con un’indagine internazionale sulle fonti di approvvigionamento degli organi utilizzati per i trapianti eseguiti al presente e nel passato; (e) la pubblicazione delle statistiche, del presente e del passato, sulla pena di morte; (f) il pubblico accesso ai dati complessivi dei quattro registri cinesi dei trapianti effettuati al presente e nel passato – quello dei polmoni, dei fegati, dei cuori e dei reni; (g) la piena e verificabile, in modo indipendente, trasparenza sulle attuali fonti di approvvigionamento degli organi utilizzati per i trapianti; (h) l’istituzione di un sistema di tracciabilità delle fonti degli organi utilizzati per i trapianti e l’utilizzo di tale sistema; e (i) la cooperazione con un sistema di verifica esterno e indipendente per conformarsi con gli standard internazionali.

5. ANALISI FORZATE DEL SANGUE A COLORO CHE NON SONO DETENUTI

Dal 2001 in tutta la Cina, le sistematiche analisi del sangue e i metodici esami degli organi dei praticanti del Falun Gong detenuti, sono state pratiche di normale amministrazione. A partire dall’aprile 2014 la polizia si è impegnata nell’imporre le analisi del sangue ai praticanti del Falun Gong che non si trovano in stato di detenzione.

I praticanti sono stati arrestati nelle loro case o per strada, portati nelle stazioni di polizia locali per essere sottoposti con la forza alle analisi del sangue e subito dopo rilasciati. C’è stata una concentrazione delle segnalazioni di queste analisi forzate del sangue nelle province del Guizhou e del Liaoning, tuttavia sono state segnalate anche in altre parti della Cina.

Questi test, a meno che le autorità non forniscano una spiegazione alternativa, cosa che finora non hanno fatto, sono presuntivamente attinenti al prelievo degli organi. La Cina ha chiuso i suoi campi rieducativi di lavoro che ospitavano in particolar modo i praticanti del Falun Gong. Alcuni, ma non tutti, di coloro che erano detenuti nei campi di lavoro sono stati spostati in altre strutture di detenzione.

Le analisi forzate del sangue dei praticanti del Falun Gong non detenuti, sembrano essere un adattamento alla chiusura dei campi di lavoro, i quali sono stati a lungo una grande banca d’organi di donatori viventi. Le autorità hanno pensato che se possono avere a disposizione quella banca d’organi anche quando i praticanti vivono nelle proprie case, non hanno più bisogno di tenerli in stato di detenzione.

Questa evoluzione è tipica del comunismo. Le cose cambiano ma non migliorano. Rimangono semplicemente le stesse o peggiorano in modo diverso. In riferimento alle analisi forzate del sangue dei praticanti del Falun Gong che si trovano in stato di non detenzione, l’autore Ethan Gutmann ha detto: «Questo è uno sviluppo decisamente allarmante».

6. L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

Nel gennaio 2015 il Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato una risoluzione in cui si dichiara: «Il Consiglio Esecutivo, dopo aver esaminato il rapporto del Segretariato sul sangue e su altri prodotti di uso medico di origine umana, (3) ha riconosciuto che la protezione del donatore è un prerequisito per soddisfare le necessità dei pazienti di accedere a prodotti sicuri di origine umana, il che è di grande importanza nel contesto dell’accesso alla salute e alla copertura sanitaria universale; (5) ha riconosciuto che il consenso globale sulla donazione e sulla gestione dei prodotti di uso medico di origine umana destinati all’applicazione clinica umana, basato su validi meccanismi governativi, è necessario al fine di tutelare i diritti umani fondamentali dei donatori; (6) ha inoltre riconosciuto che adeguati standard per garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti di uso medico di origine umana e per garantire la tracciabilità, la vigilanza, la sorveglianza di questi prodotti e un equo accesso a loro, sono essenziali per il benessere dei destinatari; (7) ha richiesto che il direttore generale convochi delle consultazioni con gli Stati membri e i partner internazionali, per sostenere lo sviluppo: di un consenso globale sulla guida dei principi etici per la donazione e la gestione dei menzionati prodotti di origine umana; di validi meccanismi governativi; e di strumenti comuni atti a garantire la qualità, la sicurezza e la tracciabilità dei prodotti di origine umana, come pure un accesso equo a loro e la disponibilità, quando applicabile, a produrre un documento da presentare alla 70a Assemblea mondiale della sanità».

La 70a Assemblea mondiale della sanità è prevista per il maggio 2017 a Ginevra, in Svizzera. Dobbiamo essere in grado di rintracciare il donatore di ciascun organo per determinare se la donazione è stata volontaria. La tracciabilità ci permetterebbe di farlo.

7. IL CONSIGLIO D’EUROPA

Sia le Nazioni Unite che il Consiglio d’Europa hanno trattati sulla tratta degli esseri umani che vietano il prelievo degli organi finalizzato alla vendita senza il consenso. Il Consiglio d’Europa ha inoltre una specifica convenzione sul traffico degli organi. Il trattato delle Nazioni Unite è un protocollo alla Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale. Il Protocollo è entrato in vigore nel dicembre 2003. La Convenzione del Consiglio d’Europa è entrata in vigore nel dicembre 2005.

La Convenzione del Consiglio d’Europa contro il traffico di organi umani è molto più recente. È stata aperta alla firma nel marzo di quest’anno, il 2015. Tuttavia non è ancora entrata in vigore.

La prima Convenzione del Consiglio d’Europa afferma semplicemente nell’articolo 18: «Ciascuna delle Parti adotta le misure legislative e le altre misure necessarie per definire reati gli atti enunciati all’articolo 4 della presente Convenzione, se commessi intenzionalmente».

L’articolo 4 comprende la definizione del termine tratta, il che include il traffico di organi. Tale disposizione è simile a una disposizione del Protocollo delle Nazioni Unite. Il protocollo stabilisce all’Articolo 5 comma 1: «Ogni Stato parte adotta le misure legislative e di altra natura necessarie a conferire il carattere di reato alla condotta di cui all’articolo 3 del presente protocollo, laddove commesso intenzionalmente».

La Convenzione del Consiglio d’Europa sul traffico d’organi può essere firmata dagli Stati membri del Consiglio d’Europa, dall’Unione Europea e dagli Stati non membri che godono dello status di osservatore al Consiglio d’Europa. Secondo l’articolo 28, può anche essere firmata, su invito del Comitato dei Ministri, da qualsiasi altro Stato non membro del Consiglio d’Europa.

Potrebbe anche darsi che non tutti gli aspetti del turismo dei trapianti siano inclusi nelle due Convenzioni del Consiglio d’Europa e nel Protocollo delle Nazioni Unite. Nondimeno, sono fiducioso che tutti questi documenti includano il turismo a scopo di trapianto mirato all’acquisto di un organo proveniente da un prigioniero di coscienza ucciso per questa ragione.

La Convenzione del Consiglio d’Europa sul traffico degli organi è molto più specifica riguardo ai reati che devono essere riconosciuti nella tratta sugli esseri umani. La convenzione sul traffico degli organi prevede:

‘Articolo 4 – Rimozione illecita di organi umani’

1. Ogni Parte dovrà adottare le necessarie misure legislative e di altra natura per stabilire come reato penale, in base alla legge locale, la rimozione, se commessa intenzionalmente, di organi umani da donatori in vita o deceduti:

b) qualora, in cambio degli organi prelevati, al donatore vivente o a una terza parte, sia stato offerto o abbia ricevuto un profitto economico o un vantaggio comparabile;

c) qualora, in cambio della rimozione degli organi da un donatore deceduto, a una terza parte si stato offerto oppure ricevuto un profitto economico o un vantaggio comparabile».

‘Articolo 7 – Illecita sollecitazione, reclutamento, offerta e richiesta di indebiti vantaggi

1. Ogni Parte dovrà adottare le necessarie misure legislative e di altra natura per stabilire come reato secondo la legge locale la sollecitazione e il reclutamento, se commessi intenzionalmente, di un donatore di organo o di un ricevente, se effettuati a scopo di lucro o di vantaggio comparabile per la persona sollecitata o reclutata, o per una terza parte.

2. Ogni Parte dovrà adottare le necessarie misure legislative e di altra natura per stabilire come reato il promettere, l’offrire o il dare da parte di qualsiasi persona, direttamente o indirettamente, se commessi intenzionalmente, un qualsiasi vantaggio indebito a professionisti del settore sanitario, ai suoi funzionari pubblici o alle persone che dirigono o lavorano per soggetti del settore privato, in qualsiasi posizione, al fine dell’esecuzione o dell’agevolazione della rimozione o dell’impianto di un organo umano, qualora tale rimozione o impianto abbiano luogo nelle circostanze di cui all’articolo 4, paragrafo 1…

3. Ogni Parte dovrà adottare le necessarie misure legislative e di altra natura per stabilire come reato la richiesta o il ricevimento, se commessi intenzionalmente, da professionisti del settore sanitario, dai suoi funzionari pubblici o da persone che dirigono o lavorano per soggetti del settore privato, in qualsiasi posizione, di qualsiasi indebito vantaggio al fine di effettuare o agevolare l’esecuzione della rimozione o dell’impianto di un organo umano, qualora tale rimozione o impianto abbiano luogo nelle circostanze di cui all’articolo 4, paragrafo 1…

Entrambe le Convenzioni del Consiglio d’Europa si rivolgono specificamente all’extraterritorialità, tuttavia limitano l’extraterritorialità ai cittadini. Non hanno stabilito i reati in base a una giurisdizione universale.

Sulla questione dell’extraterritorialità, la Convenzione e il Protocollo delle Nazioni Unite hanno un approccio diverso dalle due Convenzioni del Consiglio d’Europa. Le Convenzioni del Consiglio d’Europa la richiedono, considerandola un ‘dovere’. La Convenzione e il Protocollo delle Nazioni Unite la permettono, ma non la richiedono, considerandola una ‘possibilità’.

La Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta degli organi umani, a mio avviso, necessita di due modifiche. Una è il rapporto obbligatorio. Come abbiamo potuto notare, la normativa taiwanese richiede la presentazione di un rapporto. C’è l’obbligo di presentazione di un rapporto anche nelle legislazioni proposte da Canada e Francia.

Il secondo cambiamento che propongo alla Convenzione del Consiglio d’Europa è quello di modificare il comma (1) dell’articolo 10 aggiungendo un nuovo punto (f) «da una persona che è presente sul suo territorio» e di modificare il comma (6) togliendo le parole «esclusivamente sulla base della sua nazionalità». Questi cambiamenti renderebbero il traffico di organi un crimine di competenza giurisdizionale internazionale o universale in modo che chiunque, cittadino o no, sia fisicamente presente sul territorio, possa essere perseguito.

Questa questione, se il disegno della Convenzione dovesse creare un reato internazionale di giurisdizione universale, ha causato la divisione in seno al Consiglio nella fase di progetto, con 18 Stati che sostenevano l’eliminazione delle parole citate e venti Stati contrari. Dal momento che questa eliminazione non ha potuto ottenere il sostegno della maggioranza, mi permetto di suggerire che la Convenzione abbia un protocollo opzionale con le parole citate eliminate e le parole proposte aggiunte. Gli Stati disposti potrebbero allora firmare il protocollo.

Entrambe le modifiche che propongo sono a mio avviso essenziali per combattere il turismo dei trapianti. Colpisce il fatto che la seconda dovrebbe essere così controversa da spaccare l’Europa a metà. La divisione illustra il divario sul campo. La legislazione non è in vigore in Europa, a eccezione della Spagna. Non vi è alcun accordo di principio che dovrebbe essere in vigore.

CONCLUSIONE

Quali sono gli elementi di azione per l’Australia che derivano da questi sviluppi? Il primo, è la legislazione in Australia meridionale e, del resto, in tutti gli stati modellati su quello che il membro del Parlamento David Shoebridge ha proposto per il Parlamento del Nuovo Galles del Sud.

Il secondo, è di continuare una pratica priva di accordi e cooperazione tra i professionisti del trapianto cinesi e quelli stranieri fino a quando i criteri stabiliti in precedenza siano soddisfatti. Faccio notare che l’australiano Jeremy Chapman è un ex presidente della Società dei Trapianti e che l’australiano Philip O’Connell è il presidente attuale.

Il terzo è la partecipazione per l’Australia alle consultazioni ospitate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, al fine di promuovere dei solidi principi etici inerenti ai trapianti di organi, dei validi meccanismi di Governo e strumenti comuni per assicurare la tracciabilità degli organi.

Il quarto è l’adesione da parte dell’Australia alla Convenzione del Consiglio d’Europa sul traffico di organi. L’Australia dovrebbe richiedere al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, un invito per aderire alla convenzione.

L’impatto sul Partito Comunista Cinese potrebbe sembrare che sia, dal punto di vista di Adelaide, un compito intimidatorio. Dobbiamo ricordare che il nostro pubblico primario riguardo al nostro impegno, non è il Partito Comunista Cinese, ma piuttosto i familiari, gli amici e i compagni praticanti delle vittime. Qualunque altra cosa riusciamo a realizzare, dobbiamo sforzarci di assicurarci che le famiglie, gli amici e i compagni praticanti delle vittime sappiano che noi siamo a conoscenza della vittimizzazione e che stiamo facendo del nostro meglio per combatterla. Se riusciamo a farlo, avremo almeno realizzato qualcosa.

David Matas è un avvocato internazionale dei diritti umani residente a Winnipeg, nella provincia canadese del Manitoba. È coautore, assieme a David Kilgour, del libro ‘Bloody harvest: Organ harvesting of Falun Gong practitioners in China’ [Prelievo insanguinato: L’uccisione dei praticanti del Falun Gong per i loro organi, ndt]. 

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non rispecchiano necessariamente il punto di vista di Epoch Times. 

 
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