Tutto per potere, storia di Jiang Zemin (P. 2) – Finte capacità e relazioni

L’ex leader del Partito Comunista Cinese Jiang Zemin è morto il 30 novembre 2022. Jiang ha governato il regime cinese per più di un decennio e per un altro decennio è stato il manipolatore nascosto di molti eventi. Durante questi decenni, Jiang ha portato danni incalcolabili alla Cina. Ora che Jiang è morto, Epoch Times ripubblica la serie ‘Tutto per il potere: la vera storia di Jiang Zemin’, pubblicata originariamente nel 2011 in inglese.

Nel momento in cui la sua era volge al termine, ripubblichiamo quindi ‘Tutto per potere, la vera storia del dittatore cinese Jiang Zemin’, un documento pubblicato originariamente da Epoch Times Usa nel 2011.
Si tratta di un documento prezioso e di estrema utilità, per comprendere a pieno il significato di questo personaggio cruciale per la Storia della Cina contemporanea e – per molti versi – del mondo intero.

A Jiang Zemin piace dare alla gente l’impressione di essere bravo a cantare e ballare: Jiang sa suonare diversi strumenti musicali, tra cui il pianoforte, l’erhu e la chitarra, ma si è spesso comportato in modo indecoroso a causa del suo esibizionismo musicale. Come ad esempio il 30 marzo 1999, quando Jiang era in visita a Salisburgo, città natale di Mozart, accompagnato dell’allora presidente austriaco Thomas Klestil.

L’oggetto più importante nell’ex residenza di Mozart era un pianoforte di Vienna, che il compositore austriaco acquistò nel 1785. Dopo che il presidente Klestil parlò lo strumento (antico di 200 anni) Jiang si precipitò al pianoforte, si mise come se niente fosse sullo sgabello e lo aprì per suonarlo. Se Jiang avesse suonato alcune delle opere rappresentative di Mozart (come Don Giovanni o Le nozze di Figaro), avrebbe potuto essere interpretato come il ricordo o l’omaggio di un appassionato.  Ma Jiang, nell’incredulità generale, iniziò a suonare la canzone cinese ‘Onda su onda nel lago Honghu’ [1].
Il presidente Klestil, visibilmente a disagio, non era ovviamente felice che Jiang toccasse il prezioso strumento del defunto maestro, ma era vincolato dall’etichetta diplomatica.
Jiang ovviamente continuò a suonare, lanciando fra l’altro sguardi furtivi alle signore cinesi presenti, nella speranza di conquistarne l’ammirazione. In preda al suo delirio di ostentazione di abilità musicali – un incantesimo, che l’aveva perfino spinto a suonare il pianoforte a coda di Mozart – Jiang non si rendeva conto che le sue buffonate lasciavano intendere quello che davvero aveva in comune con suo padre: il tradimento.

Una famiglia che poteva permettersi di pagare lezioni di piano per il proprio bambino durante gli anni del regime fantoccio di Wang Jingwei (1940-1944), e persino di mandarlo in una scuola privata e poi all’Università Centrale di Nanchino, era tutt’altro che normale.
Nel 1940 il padre di Jiang Zemin, Jiang Shijun, era scappato per rifugiarsi a Nanchino. A quel tempo il governo fantoccio era gestito da tre magnati: Wang Jingwei, Chen Gongbo e Zhou Fohai. Chen Gongbo e Zhou Fohai fondarono il Partito Comunista cinese (Pcc) e furono membri del primo Congresso del Pcc; occuparono le più alte cariche del Partito, persino superiori a quella di Mao Zedong.

Quando nel 1940 Wang Jingwei istituì a Nanchino il governo fantoccio giapponese, aveva un grande bisogno di manodopera e di un certo numero di persone capaci, dai ministri agli impiegati; per questo motivo, la ‘corte’ di Wang pullulava di intellettuali senza scrupoli, mercanti disonesti, finiti politici ed ex funzionari di vario genere.
In quei giorni, la residenza di Wang a Nanchino era affollata di automobili di ogni tipo, dai modelli aerodinamici degli anni 40 nei colori grigio, blu, rosso o verde, alle auto vecchio stile in bianco e nero con un posto letto. I ‘visitatori’ provenivano da dimore di lusso lungo il fiume Qinhuai, sul lago Xuanwu di Nanchino e il lago dell’Ovest di Hangzhou, da Shanghai, Suzhou, Wuxi e Yangzhou: si riunirono a Nanchino come se si fossero materializzati dal nulla. Fu così che la feccia della società prese il sopravvento: combattendo ferocemente per il successo e cogliendo l’opportunità offerta dal regime di Wang, facevano di tutto per ingraziarsi i potenti, senza il minimo ritegno. In mezzo a questi individui c’era anche un certo intellettuale-affarista di nome Jiang Shijun.

Jiang Shijun: Storia di uno scaltro arrivista senza scrupoli

Il padre di Jiang Zemin, Jiang Shijun, da scaltro opportunista qual era teneva d’occhio ricchi e potenti. Sono gli anni del conflitto sino-giapponese e dell’invasione giapponese in Cina: l’esercito giapponese aveva attaccato la Cina nella parte nordorientale, settentrionale e centrale, arrivando fino a Shanghai, Wuhan e Guangzhou; poco dopo aveva anche conquistato Hong Kong, Manila e le isole del Sud Pacifico.
Verso la fine del 1941, dopo che il famoso ammiraglio giapponese Yamamoto Isoroku aveva annientato la maggior parte della forza navale e aeronautica degli Stati Uniti con l’attacco a Pearl Harbor, il governo centrale del Partito Cinese nazionalista (Kmt) del leader Chiang Kai-shek, utilizzava vecchi fucili modello Hanyang e spadoni per contrastare gli aerei e i carri armati giapponesi.
Molti cinesi credevano quindi che la perdita dell’indipendenza della nazione fosse imminente, e cercavano lavoro nelle fila degli invasori giapponesi.
Nel frattempo Jiang Shijun, uomo d’affari indubbiamente astuto, temeva che il suo lavoro per i giapponesi gli si sarebbe potuto ritorcere contro; si impegnò quindi a favore del Kmt, nel dubbio che forse un giorno il Partito Nazionalista avrebbe potuto sconfiggere i giapponesi e tornare al potere; secondo questa logica, Jiang cambiò il suo nome e prese lo pseudonimo di ‘Jiang Guanqian’.

Jiang Shijun era appassionato di ingegneria elettrica e dedito alla letteratura. Studiò accuratamente anche le tattiche di propaganda nazista, in particolare il film documentario Il trionfo della volontà di Leni Riefenstahl: il film divenne celebre poiché, avvalendosi di sofisticate tecniche artistiche e facendo leva su temi religiosi, raffigurava Hitler quasi come una figura divina. Nei primi anni dopo l’ascesa al potere di Hitler, il Pil della Germania sperimentò una crescita tale da raddoppiare ogni anno: un exploit che sembrava davvero il ‘Trionfo della volontà’.

Jiang Shijun era responsabile delle operazioni quotidiane al ministero della Propaganda del governo fantoccio dei giapponesi; dall’alto della sua posizione, si serviva di tutte le conoscenze che aveva faticosamente acquisito con le sue letture extrascolastiche, per impiegarle nella forma della propaganda dittatoriale. Shijun capiva bene il potere dei mezzi di comunicazione e, nonostante gli impegni lavorativi quotidiani, trovava sempre del tempo per insegnare queste nozioni al figlio Zemin, «instancabilmente e con serietà».

(Quando Jiang Zemin chiuse il giornale liberale World Economic Herald – poco prima del Massacro di piazza Tiananmen nel 1989 – in molti lo considerarono erroneamente un evento occasionale. Ma in realtà era un incidente creato ad arte, che rivelava l’abilità manipolatoria di Jiang Zemin nello sfruttare i mezzi di comunicazione: un’arma che aveva cominciato ad apprendere da adolescente. Le manipolazioni di Jiang, infatti, non facevano altro che rivelare la sua piena comprensione di molte teorie di propaganda del Partito, la crescente abilità politica e le sempre maggiori opportunità di mettere in pratica quelle teorie durante la scalata alla gerarchia del Pcc).

Un giorno, Jiang Shijun organizzò la cosiddetta ‘Mostra dei successi militari della Grande Crociata in Asia orientale della regione del Pacifico’: si servì delle tecniche di propaganda e delle sue conoscenze di ingegneria elettrica per rappresentare la guerra aero-navale tra Stati Uniti e Giappone, con tanto di effetti sonori e luci.
Le scene simulavano vividamente le truppe nipponiche mentre aprivano il fuoco e abbattevano gli aerei americani, che alla fine si schiantavano a terra.

Inoltre un’enorme pittura a olio, intitolata Attacco a Pearl Harbor, occupava un’intera parete della sala espositiva: nel dipinto, nuvole di guerra coprivano il cielo mentre gli aerei Zero Fighter andavano in picchiata, decollavano e atterravano come uno sciame di zanzare; tutto questo ricordava lo spirito samurai dell’esercito giapponese e simboleggiava il ‘potere militare permanente’ di cui l’esercito beneficiava grazie alla benedizione della dea Amaterasu Omikami.
Attraverso questa rappresentazione, i visitatori della mostra avevano l’impressione che gli invasori giapponesi fossero invincibili e che avrebbero per sempre occupato la Cina; e l’annientamento del Regno Unito e la distruzione degli Stati Uniti sembravano proprio dietro l’angolo.

Oltre a questo, Jiang Shijun aiutò a organizzare la produzione del film Un’eredità che vivrà per sempre, il cui obiettivo era di colpire duramente la Gran Bretagna e l’America. Utilizzando una grossa somma di denaro, Jiang richiese l’aiuto di un famoso regista e invitò la star del cinema Gao Zhanfei a interpretare l’ufficiale Lin Zexu della dinastia Qing. Questa storia aveva due obbiettivi: piegarsi alle esigenze delle forze occupanti giapponesi e incitare i cinesi all’odio contro gli Stati Uniti.

Jiang Shijun imparò anche a utilizzare la propaganda nello stile popolare, e raccomandava subdolamente pace e prosperità per aiutare la gente a dimenticare il terribile massacro di Nanchino [2], avvenuto solo pochi anni prima.
Un esempio calzante è il modo in cui manipolò a suo uso e consumo la cosiddetta ‘Sagra del Festival di tutte le anime’, una tradizione popolare buddista; Jiang organizzò una grande edizione di questa celebrazione, con le consuete lanterne che galleggiavano sui fiumi locali. Ma i giornali propagandarono invece le lanterne di loto e i fiori galleggianti in cima alle onde verdi del fiume Qinhuai e il Lago Xuanwu. Gli abitanti di Nanchino affollarono le rive e il Tempio di Confucio per godersi la vista, facendo involontariamente il gioco di Jiang: furono distratti dalle atrocità che il regime giapponese ancora perpetrava contro i cinesi.

Il dipartimento di propaganda, sotto la direzione di Jiang Shijun, compose anche canzoni popolari per bambini, ben sapendo che il lavaggio di cervello deve cominciare da giovani. Jiang utilizzò testi come ‘La spada è potente come un fulmine, lo spirito nobile come l’arcobaleno – combattiamo per la prosperità’; tutto questo insegnava ai bambini che uccidere era accettabile e che la guerra costituiva un mezzo valido per ottenere prosperità e potere.
Nel frattempo, testi come ‘In viaggio migliaia di miglia, il vento soffia forte’ tentavano di esaltare l’esercito invasore giapponese perché aveva superato innumerevoli sfide mentre avanzava verso l’Asia e si spingeva sino in Cina in mezzo a innumerevoli avversità. Tutto questo mentre i soldati sacrificavano coraggiosamente la loro vita per la ‘liberazione’ dell’Asia orientale.
Jiang pubblicò un libro illustrato per bambini dal titolo ‘Storia dell’aggressione britannica e americana contro la Cina’, con l’intenzione di fomentare l’odio verso le due nazioni, mentre inneggiava alla «sfera di co-prosperità della Grande Asia orientale» [3] e promuoveva l’idea di «fare assieme grandi sforzi, gente dell’Asia, per annientare la Gran Bretagna e distruggere l’America e avere pieno successo».

Di Jiang Zemin si può dire che, sulle orme del padre, maturò relativamente presto. Già in tenera età, infatti, aveva appreso da Jiang Shijun diverse tattiche di lavaggio di cervello. Con una natura propensa all’inganno, il giovane Jiang imparò in fretta i trucchi del padre: gli bastava un minimo accenno; quelle ‘lezioni’ trovano oggi espressione nel Pcc, che per esempio ha esaurito le risorse della nazione per costruire quattro città simbolo – Pechino, Shanghai, Shenzhen e Guangzhou – caratterizzate deliberatamente da dissolutezza e da uno stile di vita basato su lusso e spreco. E proprio in queste metropoli, cantanti famosi, star del cinema e comici di punta apparvero sui teleschermi per affermarsi, dando vita alla ‘Grande celebrazione della grande era di prosperità’. [4]

Ma se si considera la soglia di povertà definita dalle Nazioni Unite, ossia un reddito medio annuale inferiore a 317 euro (circa 2.300 yuan) a persona, si può affermare che circa un miliardo di persone in Cina vive poco al di sopra della soglia di povertà (in Cina, il reddito medio annuo dei quasi 900 milioni di contadini corrisponde solo a 2.620 yuan); per non parlare dei circa 30 milioni di disoccupati urbani con le rispettive famiglie.
La cosa strana è che se non patissero la fame, questi gruppi sociali sarebbero spinti a credere di far quasi parte della Cina prospera e della sua immagine abbagliante: i cinesi sono indottrinati da questi falsi messaggi fino a questo punto.
Questi sono i frutti della strategia di propaganda che il traditore filo-dittatoriale Jiang Shijun ha saputo seminare in suo figlio fin da piccolo; semi poi nutriti dalle cattive acque del Pcc e dal talento micidiale di Jiang Zemin per la propaganda; frutti che, ancora oggi, pesano sulle spalle dell’intera popolazione cinese.

Jiang Zemin, dopo aver ottenuto il controllo del Partito, del governo e delle forze armate, promosse il suo caro amico Chen Zhili a ministro della Pubblica Istruzione, con l’intento di effettuare il lavaggio di cervello ai giovani cinesi. La cosa più incredibile che Chen realizzò sotto il suo mandato fu di escludere icone culturali come Yue Fei e Wen Tianxiang tra le fila degli ‘eroi nazionali’, e inserire e onorare Qin Hui, un noto traditore della patria.

Jiang, ispirandosi a una scena presente ne Il Trionfo della Volontà, si assicurò inoltre che 30 milioni di dollari fossero investiti nel film Hero di Zhang Yimou: una pellicola che, attraverso brillanti paesaggi e coreografie di arti marziali, non fece altro che glorificare il primo imperatore di Qin, un miserabile tiranno (tra l’altro, il film debuttò nella Grande Sala del Popolo, suggerendo il suo significato politico).
Insomma Jiang Zemin, grazie all’influenza del padre e alle tattiche di propaganda apprese dal Pcc, divenne un abile propagandista, superando suo padre sia in termini di abilità che di capacità di spesa di denaro: l’inganno di Shijun difficilmente regge il confronto rispetto a quello del figlio, sia per portata che per intensità.

Il futuro dittatore cinese si appassionò per lungo tempo al paesaggio lussureggiante e alla vita opulenta che visse lungo il fiume Qinhuai. L’esercito invasore giapponese rese celebre per fini politici l’attrice giapponese Li Xianglan, una bella donna artisticamente dotata, nota come il ‘Fiore Imperiale’. Li diventò popolare in tutta la Cina, cantando molte canzoni tra cui ‘Quando verrai di nuovo’, ‘Il Profumo della notte’, ‘Una canzone di caramelle smerciate’ e ‘Cantare e ballare stasera’.
Il motivo del suo successo si spiega grazie al suo incantevole charme: mentre cantava nel territorio occupato dai giapponesi, la dolce voce di Li e il paesaggio affascinante che evocava, cullavano i cinesi nell’oblio, allontanando dalle menti la strage di soli pochi anni prima.
E fu proprio Li che svolse il ruolo di protagonista nel film Notti cinesi e grazie a lei la canzone del film fu un successo; la pellicola racconta la storia di una ragazza cinese che s’innamora follemente del soldato giapponese che l’aveva picchiata. Questa meticolosa manipolazione di pensiero (l’uso di dolci canzoni e di belle donne), fecero una profonda impressione su Jiang Zemin: sulla stessa scia Jiang, anni più tardi, su incarico della televisione statale China Central Television (Cctv) avrebbe aperto il suo Festival del Gala annuale di primavera con una canzone di propaganda di Song Zuying.

Jiang Zemin ha sempre pensato troppo alle belle donne e Li Xianglan non ha fatto eccezione. Per esempio, nel 1991 la compagnia teatrale giapponese Shiki ha visitato la Cina per recitare Ri Corano, un musical dai forti contenuti politici.
Li Xianglan, che all’epoca aveva ormai 71 anni, ha annunciato di volere recarsi personalmente in Cina per assistere allo spettacolo di chiusura nella città di Dalian, ma alla fine ha dovuto cancellare il viaggio per problemi di salute. Jiang Zemin era costernato per la sua assenza e si è rammaricato di aver perso un’occasione per parlare con la vecchia star, che ai suoi tempi rappresentava la massima fantasia di ogni uomo.

Tornando al padre di Jiang Zemin, era consuetudine di Jiang Shijun organizzare uno spettacolo annuale di mecenatismo culturale, con una grande cerimonia in onore a Confucio. Shijun orchestrava uno spettacolo caratterizzato, come voleva la dottrina confuciana, da ‘otto file di ballerini’, a cui seguivano i riti per un re (come prescritto nel Libro dei Riti) e l’offerta dei Tre Sacrifici (carne di maiale, manzo, agnello).
Alla fine, dopo il rito del taglio dei Tre Sacrifici, le carni venivano inviate ai funzionari dei ministeri e degli uffici del governo fantoccio giapponese. Anche qui, Jiang Zemin avrebbe seguito da vicino le orme del padre: da appassionato promotore dell’apparente ‘cultura tradizionale’ della Cina, in realtà avrebbe sempre glorificato il Partito Comunista Cinese.

Gli agenti speciali dell’esercito invasore giapponese furono diretti da un generale di nome Kenji Doihara e dal suo braccio destro Ding Mocun. Ding si conquistò dapprima l’approvazione dei giapponesi, per poi ottenere il suo incarico durante il ‘Piano per agenti speciali a Shanghai’, una presentazione strategica nipponica. In seguito creò una sede della polizia segreta a Shanghai, ubicata in Via Jessfield 76 (ora Via Wanhangdu): Ding ne fu il direttore, con Li Shiqun vicedirettore.
Già nel 1939, Ding fu membro del Comitato Centrale e del Comitato Centrale Permanente del Partito Nazionalista (una posizione equivalente al Politburo del Pcc) e servì anche come ministro del Dipartimento degli Affari sociali nel governo fantoccio, una posizione simile al ministro della Sicurezza Nazionale del Pcc.

Jiang Shijun sperava tanto nel successo del figlio, ma sapeva bene che per fargli godere di buone prospettive future sarebbe stato necessario che Zemin lavorasse come agente speciale (come Ding Mocun); in questo modo l’esercito giapponese si sarebbe fidato e l’avrebbe promosso di grado.
Quando Ding stava cercando un luogo in cui ricostruire l’Università Centrale di Nanchino per conto del governo fantoccio, era determinato a evitare la presenza di studenti ostili al Giappone in un ateneo gestito dai giapponesi stessi. Jiang Shijun escogitò quindi uno stratagemma: addestrare alcuni ‘studenti specializzati’ per infiltrarli tra i normali studenti allo scopo di spiarli. Attraverso questo espediente, che per Shijun costituì una priorità assoluta, si poterono individuare eventuali tracce di sentimento o attività anti-giapponesi e arrestare o allontanare le persone coinvolte.
Sempre su questa linea, Jiang istituì la ‘Sessione di formazione dei giovani leader dell’Università di Nanchino’; prendendo a prestito una tattica dall’esercito invasore giapponese, Jiang selezionò i giovani figli degli alti funzionari: la formazione, che iniziava in giovane età, avrebbe consentito loro di gestire con fermezza, quasi in automatico, qualsiasi eventuale crisi, e  di fronteggiare correttamente ogni situazione. I collaborazionisti nei ministeri e negli uffici del governo fantoccio di Wang Jingwei fecero di tutto per inserire i propri figli nelle sessioni di formazione, sapendo che quest’opportunità avrebbe significato molto per il loro futuro.
Ding Mocun condusse quattro sessioni di formazione, con un numero di partecipanti variabile per ogni corso. Jiang Shijun colse l’occasione e perorò fortemente la causa di suo figlio Jiang Zemin, facendolo partecipare alla formazione: sostenne che il giovane Jiang fosse un talento speciale e abile nello spionaggio.

È interessante notare che questi agenti speciali, oltre ai corsi in materie tecniche, parteciparono anche a lezioni di politica: una sorta di programma di lavaggio di cervello, in cui era anche proibito credere nelle religioni tradizionali. Nietzsche, l’uomo per cui «Dio è morto» e che promuove la causa dell’ateismo, fu quindi scelto come lettura perfetta come parte dell’indottrinamento degli agenti.
Dopo che Germania, Italia e Giappone formarono le Potenze dell’Asse, vi fu uno scambio d’informazioni sugli agenti speciali; si scoprì che il pensiero di Nietzsche era considerato ‘innovativo’ da chi lavorava nello spionaggio, poiché poteva facilmente essere adattato ai mutevoli doveri professionali di un agente.

Jiang Zemin partecipò alla quarta sessione, sotto gli auspici dell’Università Centrale di Nanchino (in realtà i docenti già conoscevano gli studenti, grazie al lavoro degli agenti speciali). Dopo aver completato la sessione, gli studenti potevano essere direttamente ammessi all’Università Centrale e Jiang scelse ingegneria elettrica come specializzazione. Le materie del corso ebbero qualcosa in comune con la passione di suo padre, ma quello che affascinò e catturò l’immaginazione di Jiang fu la ‘Mostra dei successi militari della Grande Crociata in Asia orientale nella regione del Pacifico’, organizzata da suo padre.
Jiang Zemin non fu solo esentato dal pagamento delle tasse scolastiche, ma ricevette una borsa di studio. Condusse una vita ‘stravagante’ al college, facendo spesso visita ai bordelli con una banda di loschi amici che si arruffianavano personaggi ricchi e potenti. Jiang è cresciuto nella corruzione morale già da ragazzo; questo spiega, in parte, il motivo per cui si recò negli Usa e seppe facilmente trovare delle prostitute durante il suo primo viaggio d’affari negli Stati Uniti come ministro dell’Industria elettronica. A quell’epoca, un simile comportamento era alquanto raro tra i funzionari di livello ministeriale.

Gli studenti delle Sessioni di formazione dei Giovani leader furono così perspicaci da fuggire durante la resa delle truppe giapponesi. Le persone che invece caddero nelle mani del Pcc diventarono insegnanti a tempo parziale presso i dipartimenti di pubblica sicurezza del regime, preparando su base regolare i funzionari del ministero.
Anche Jiang Zemin insegnò in una classe per conto del Pcc; nonostante si dicesse che «la capacità [di Jiang, ndr] di lavorare realmente non corrisponde nemmeno a quella di un piccolo caporeparto di una ditta locale», riuscì comunque a ingannare i suoi avversari – i novizi come i veterani – nell’irregolare Ottava Armata [5], utilizzando i trucchi appresi da agente speciale.

Nell’ottobre 2003, fu pubblicamente richiesto a chi conoscesse il passato di Jiang Zemin di fornire una fotografia scattata nel giugno 1942, descritta come «una foto di gruppo di Li Shiqun e Jiang Zemin». Un testimone della foto spiegò che fu scattata quando Li Shiqun s’incontrò con i membri della Quarta delle sessioni (segrete) di formazione dei Giovani Leader (una classe segreta organizzata dall’Università Centrale fantoccio); ventitré persone erano presenti nella foto di gruppo e Jiang Zemin era in seconda fila, la quinta persona da sinistra.
Li Shiqun, l’uomo che in seguito sarebbe diventato direttore dei servizi segreti nel governo fantoccio di Wang Jingwei, si era unito al Pcc nel 1924. Il 12 aprile 1927, Li era stato inviato dal Pcc in Unione Sovietica per formarsi come agente speciale; tornato a Shanghai alla fine del 1928, lavorò per le Task force speciali del Pcc. L’anno dopo, Li si rifugiò presso l’esercito invasore giapponese e lavorò per loro, creando il quartier generale della polizia segreta, la cosiddetta ‘Agenzia n° 76’.
La foto di gruppo delle Sessioni di formazione dei Giovani Leader con Li Shiqun è la prova incontrovertibile che Jiang Zemin è stato un traditore e una spia. Un aspetto del suo passato continua a perseguitare Jiang fino a oggi.

Fine della Seconda Guerra Mondiale: da traditori collaborazionisti a ‘patrioti’ comunisti 

Il 3 settembre 1945, con la resa delle forze nipponiche, la Cina cominciò a recuperare il territorio in precedenza perduto. Qualche settimana dopo, il 26 settembre 1945, il governo del Kmt rilasciò il documento ‘Vaglio dei provvedimenti per gli studenti che si prefiggono un’istruzione superiore nelle regioni recuperate’; la circolare autorizzava le indagini su quegli studenti che frequentavano le scuole pubbliche ubicate nei territori occupati in precedenza dai giapponesi.

A ottobre 1945, il Ministero della Pubblica istruzione del governo del Kmt emise una direttiva che avrebbe decretato la fusione dell’Università Jiaotong di Shanghai, l’Università Jiaotong di Chongqing e l’Università Centrale di Nanchino in un’unica università, stabilendo come sede ufficiale quella dell’Università Jiaotong di Shanghai nella località di Xujiahui. Dal momento che sei università (due delle quali erano l’Università Centrale di Nanchino e l’Università Jiaotong di Shanghai) vennero classificate come ‘scuole traditrici fantoccio’, gli universitari lì iscritti furono definiti ‘studenti fantoccio’ e indagati senza eccezioni.
Anche Jiang Zemin apparteneva agli ‘studenti fantoccio’ sospettati di tradimento e oggetto d’indagini. Ma prima di essere interrogato, e dopo aver visto quello che era successo a Chen Gongbo, fuggì.
In seguito, subito dopo la resa formale del Giappone del 9 settembre 1945, il generale dell’esercito cinese He Yingqin chiese all’omologo giapponese Okamura Yasuji di estradare Chen Gongbo per il processo. Chen Gongbo fu scortato in Cina il 3 ottobre di quell’anno.

Anche il padre di Jiang Zemin, consapevole del duro trattamento che il governo Kmt riservava ai traditori, intuì il pericolo imminente; abbandonò quindi lo pseudonimo Jiang Guanqian per ritornare alla sua vera identità: Jiang Shijun, imprenditore, ingegnere e amante della letteratura. Poi tornò nella sua città natale e visse nell’ombra per qualche tempo.

Nel frattempo Jiang Zemin, lasciò la scuola e scappò: vagò per un po’ prima di stabilirsi definitivamente in una località chiamata Mianhuaping, situata a Yongxin nella provincia di Jiangxi. Erano finiti i giorni dei canti di ‘Notti cinesi’, della musica, del divertimento, delle danze lungo il fiume Qinhuai, dell’agente speciale pieno di soldi e della vita di eccessi: Jiang conobbe la fame e il freddo, e viveva senza fissa dimora. Solo più tardi un contadino locale diede a Jiang un posto dove stare, dove rimase per oltre un anno e mezzo, in attesa che la sua famiglia lo raggiungesse.

Prima di abbandonare la campagna, Jiang Zemin scrisse in un vecchio libro di medicina tenuto nella casa del contadino che, se mai fosse salito un giorno al potere, sarebbe certamente tornato a visitare il posto e firmò questa sua dichiarazione.
Un giorno, dopo essere diventato segretario generale del Pcc, Jiang fece infatti visita alla zona montana di Jinggangshan; sulla strada verso Jinggangshan si fermò per una giornata a Yongxin e visitò Mianhuaping.
Nessuno dell’entourage di Jiang sapeva il motivo per cui conoscesse bene un posto tanto piccolo o la ragione della sua visita. Nel 1997, un discendente di quel contadino scoprì, con enorme stupore, il libro di medicina firmato da Jiang. Cercò allora un parente della moglie di Wei Jianxing (un potente membro del Pcc originario di Yongxin) per sapere cosa fare del libro. Alla fine fu convinto a lasciar perdere.

Durante il periodo di fuga di Jiang dall’università, il comitato clandestino studentesco del Partito Comunista cinese a Shanghai sfruttò l’insoddisfazione di molti studenti alle indagini; provocò quindi gli universitari appartenenti a sei atenei per formare un sindacato studentesco. Nel semestre che intercorse da ottobre 1945 a marzo 1946 (periodo in cui Jiang si nascose a Mianhuaping), il comitato in questione organizzò gli studenti delle sei università per realizzare sette marce, consegnare otto petizioni e tenere numerose conferenze stampa a cui furono invitati giornalisti cinesi e stranieri (una delle marce più note ebbe luogo il 6 novembre e fu quindi successivamente denominata ‘Marcia 6/11’).

Nel frattempo, gli studenti provenienti dagli istituti di Nanchino e Pechino (allora soprannominati Beiping e allievi delle cosiddette ‘scuole fantoccio’) furono istigati e guidati più volte dal comitato clandestino locale del Pcc ad agire; scesero quindi in piazza per marciare e protestare, suscitando un’ampia reazione della popolazione.

Se Jiang Zemin avesse veramente partecipato a questi drammatici movimenti, considerata la sua loquela, avrebbe probabilmente raccontato la sua esperienza in una serie televisiva autocelebrativa, magari composta da 20 o 30 episodi. Eppure, Jiang non ha mai espressamente menzionato il suo coinvolgimento e il motivo è in realtà evidente: non ha nulla di cui vantarsi.
Se questi eventi fossero accaduti molti anni prima, Jiang avrebbe potuto ribaltare la versione dei fatti, poiché in quel momento non viveva né a Nanchino né a Shanghai. Ma in realtà era vissuto nell’ombra in un luogo lontano, un angolo sconosciuto, attendendo impaziente la fine delle indagini.

In seguito Jiang, per nascondere questo triste capitolo della sua storia personale, dichiarò di aver partecipato nel 1943 a un presunto movimento studentesco organizzato dal Pcc clandestino: una vera e propria menzogna, inventata per ingannare le persone ignare di quel contesto storico.
La verità è che nel territorio occupato dai giapponesi non c’era mai stato alcun movimento studentesco guidato dal Pcc clandestino, in nessuna scuola. Esistevano solo alcune attività segrete anti-giapponesi di matrice clandestina.
Inoltre, solo nelle regioni governate dal Kmt vi furono movimenti studenteschi, imposti dal Kmt stesso per resistere ai giapponesi. Pertanto, è più preciso dire che il Pcc mobilitò movimenti studenteschi nelle regioni Kmt, con l’obiettivo di distruggere la reputazione di Chiang Kai-shek e accelerare la caduta sia del Kmt che dei giapponesi; contrastare il Giappone non costituiva in realtà la questione primaria.
Nelle zone occupate dall’esercito giapponese, i cinesi vennero governati con crudeltà e spargimenti di sangue. Se uno studente o insegnante cinese avesse tentato di organizzare attività o preparato marce, proteste, dimostrazioni o scioperi contro i giapponesi o il loro governo fantoccio, oppure se avesse favorito la resistenza, sarebbe stato immediatamente trucidato senza pietà.

Jiang Zemin si trasferì nell’Università Jiaoton di Shanghai, e dopo essersi laureato nel 1948 evitò sempre l’argomento Shanghai. Nel curriculum di Jiang (quello fornito dal Comitato centrale del Partito Comunista cinese) figura una laurea nel 1947, cui seguirono le sue esperienze dopo la presa di potere del Pcc nel 1949.
Ma in effetti Jiang allora lavorava per gli americani e il Kmt: nel gergo del Pcc venivano chiamati ‘gli sfruttatori’ e ‘i controrivoluzionari’. Nessuno ebbe il coraggio di parlare di questo fatto su Jiang, salvo alcuni studiosi non cinesi. Sotto il dominio del Pcc, Jiang non avrebbe mai avuto il coraggio di parlare della sua breve collaborazione con gli americani, storicamente nemici di Marx.

Nel 1949 Jiang, dopo la laurea all’Università Jiaotong di Shanghai l’anno prima, fu assunto per lavorare come ingegnere tecnico nel reparto di energia elettrica in una fabbrica alimentare. Lo stabilimento era controllato da Haining Foreign Firm, un’impresa statunitense, e fu poi acquistato nel 1948 dalla sede centrale dei Servizi di Retroguardia Combinati del Kmt e nominato Prima Fabbrica di Grano. Da quel momento lo stabilimento divenne una filiale della sede presidio di Pechino-Shanghai-Hangzhou e Jiang continuò a lavorarci come ingegnere elettrico.
Poiché la fabbrica costituiva un’impresa di guerra sotto lo stretto controllo del Kmt, tutto il personale e i dipendenti (in particolare chi deteneva posizioni chiave) era sottoposto a controlli scrupolosi: chiunque fosse sospettato di essere membro del Partito comunista o ritenuto inaffidabile, non avrebbe potuto aspirare ad alti incarichi. Quindi anche in quel posto di lavoro non era presente nessuna organizzazione clandestina del Pcc.

Sempre nel 1949, l’esercito del Pcc entrò a Shanghai. In quel periodo, Jiang lavorava presso la Fabbrica delle Derrate Alimentari n°1 di Yimin (il nome dello stabilimento era ancora cambiato) e divenne ingegnere membro del Pcc.

Un giorno, nella fabbrica fece un sopralluogo un quadro del Pcc; era Wang Daohan, l’uomo che in seguito sarebbe diventato noto come il ‘Maestro dell’imperatore della dinastia rossa’ [6] e la cui moglie era presidente del consiglio di amministrazione della fabbrica.
Jiang, sempre pronto a fare false lusinghe, naturalmente non volle farsi scappare l’opportunità di stabilire legami con Wang; cercò quindi di avvicinarsi a lui, attingendo al retroterra comune di studente dell’Università Jiaotong di Shanghai.
In seguito, durante una chiacchierata, il futuro dittatore cinese apprese che Wang era stato subordinato di suo zio Jiang Shangqing e che amava la poesia. Jiang si giocò quindi la sua carta migliore: dichiarò di essere «figlio adottivo di Jiang Shangqing». Recitò anche una poesia di Su Dongpo, ‘Il canto di una città sul fiume’, in cui il poeta piangeva la sua defunta moglie; il verso ‘Dieci anni, morti e vivi svaniscono e si allontanano’, evocò un sospiro emotivo in Wang poiché provava molto affetto per Jiang Shangqing, che era morto dieci anni prima.
La tattica raffinata di Jiang Zemin ebbe successo, segnando una sua grande vittoria: Wang, persona sensibile, era grato per la guida iniziale e il sostegno datogli da Jiang Shangqing, e quindi credette alle parole di Jiang. Decise quindi di promuoverlo subito e questo aumentò molto la sicurezza di Jiang nell’inventare la sua storia familiare.
Da quel momento, Wang Daohan fu testimone del passato fittizio di Jiang; difatti, almeno metà della sua carriera nella burocrazia cinese è stata proprio gestita da lui.

Jiang Zemin, essendo diverso da un quadro ordinario, fu costretto a coltivare delle relazioni con quattro partiti e mantenere buone rapporti con i suoi subordinati, per evitare accuse o segnalazioni rilevanti contro di lui. Fu inoltre obbligato a mantenere buoni rapporti con tutte le autorità superiori, per timore che qualcuno si facesse una cattiva impressione su lui e nutrisse sospetti sul suo passato; dovette anche conoscere il marito del suo diretto supervisore – che era appunto Wang Daohan – e rafforzare i legami con la sua famiglia. Infine, continuò a essere emotivamente vicino alla vedova e alla famiglia di Jiang Shangqing, il martire del Pcc: questo fu fondamentale per Jiang, che si arruffianò la «madre adottiva» Wang Zhelan sposando poi anche la nipote di Wang Zelan, Wang Yeping, da cui ebbe due figli.

Wang Daohan promosse Jiang Zemin dapprima ad assistente ingegnere presso la Fabbrica delle Derrate Alimentari di Yimin, poi a vicedirettore della Fabbrica di Sapone di Shanghai, e in seguito a capo reparto delle macchine elettriche di Shanghai, nella Divisione progettazione n°2 del primo ministero delle Macchine industriali. Poi, a novembre del 1954, Jiang si trasferì presso l’Industria n° 1 di Fabbricazione d’Automobili nella città di Changchun, in provincia di Jilin. Qui visse per quattro mesi per studiare il russo e fece anche un viaggio di lavoro a Mosca per un corso sul sistema di alimentazione della fabbrica. In seguito, nel marzo del 1955, si recò a Mosca con 12 tecnici.

Mentre lavorava negli Stabilimenti dell’Automobile di Stalin a Mosca, Jiang si sedeva, come di consueto, su un piccolo sgabello al centro di controllo per gestire pazientemente le apparecchiature di alimentazione. L’attrezzatura elettrica era infatti simile a quella esposta nella ‘Mostra dei successi militari della Grande Crociata in Asia orientale della regione del Pacifico’ di 12 anni prima. Ma questa volta la dimensione degli strumenti era molto maggiore; fu proprio in quei momenti che il futuro dittatore cinese sviluppò una predilezione per le macchine elettriche (una passione simile a quella di suo padre Jiang Guanqian, alias Jiang Shijun) e  questo punto debole lo spinse a vivere per un certo tempo nella lontana Unione Sovietica.
Tuttavia, un proverbio cinese recita che ‘se si crede che sia una benedizione, non diventerà sventura; se si crede che accadrà una sventura, non potrà essere evitata’.

Nel 1945, l’Armata Rossa sovietica entrò nella parte nordorientale della Cina attraverso tre rotte. Durante l’ispezione della città di Changchun, scoprirono la documentazione completa degli agenti speciali su Kenji Doihara, generale del Giappone; i faldoni compromettenti (per Jiang) includevano sicuramente documenti e foto delle Sessioni di formazione dei Giovani leader. Il Kgb sovietico sapeva quindi di essersi imbattuto in un tesoro e ne compresero bene il valore: fu grazie a questi documenti la Russia poté annettersi vaste aree di terreni fertili cinesi.

Nella campagna ‘Soppressione dei controrivoluzionari’ (1950-1953), un movimento su larga scala organizzato dal Pcc, e nella successiva campagna ‘Eliminazione dei controrivoluzionari’ (1955-1957), il politico traditore Li Shiqun sparì senza lasciare traccia; si diceva che fosse fuggito dopo aver compreso che la sconfitta delle truppe giapponesi era imminente (una perspicacia dovuta alla sua formazione come agente speciale in Unione Sovietica). Nello stesso momento anche il politico Chen Gongbo fuggì in Giappone.
Mentre Li stava preparando la sua fuga, rideva della mancanza di giudizio di Chen: se le forze giapponesi fossero state sconfitte, Chen non sarebbe stato al sicuro in Giappone; se invece le forze giapponesi avessero vinto, quale sarebbe stato il luogo ideale per scappare? Riflettendo sulla questione, Li pensò che l’Unione Sovietica fosse la scelta migliore. Dopotutto, se le truppe giapponesi avessero perso, l’Unione Sovietica sarebbe stata vincitrice, e né Chiang Kai-shek, leader del Kuomintang, né il Pcc avrebbero dichiarato apertamente la rottura dei rapporti con l’Unione Sovietica a causa di una vecchia spia.

Nel 1955 le relazioni sino-russe presero una brutta piega, nonostante l’apparente cordialità. Entrambe le nazioni cominciarono a spiarsi a vicenda servendosi di spie infiltrate.
Zhou Enlai [7], capo del governo cinese, era in realtà già esperto in questa pratica.

Jiang Zemin, durante il suo soggiorno in Unione Sovietica, fece del suo meglio per mantenere buoni rapporti con tutti i tipi di persone. Si esibiva nella musica, nel canto, raccontava barzellette e cercava qualsiasi ambiente in cui potersi mettere in mostra. I servizi segreti dell’Unione Sovietica ovviamente lo notarono e iniziarono a spiare Jiang: se uno era riuscito a imparare a suonare il pianoforte, l’erhu e le lingue straniere sotto il dominio del Pcc, doveva quasi certamente provenire da una famiglia importante e molto ricca. Jiang era originario di Nanchino e questo indusse il Kgb a considerarlo un collaboratore dei giapponesi; cercarono quindi il suo dossier negli archivi e scoprirono che era il figlio del noto traditore ‘Jiang Guanqian’ (cioé Jiang Shijun). Il Kgb inviò quindi un’agente donna di nome Klava a sedurre Jiang Zemin.

Generalmente le giovani donne russe sono di una bellezza prorompente. In quel periodo in Russia, Jiang probabilmente non pensava troppo a sua moglie, nonostante lei avesse condiviso la sua dura sorte per un certo periodo, e si gettò subito a capofitto sulla bella Klava.

Mentre Jiang viveva momenti di grande passione con Klava, un giorno la sua amante russa gli sussurrò all’orecchio il nome ‘Li Shiqun’. Jiang rimase scioccato poiché non sapeva come mai conoscesse il vero nome di suo padre. L’agenzia russa, in un momento di grande turbamento del futuro dittatore, fece subito la sua mossa: diede a Jiang una somma di denaro, gli promise di non rivelare il suo passato di traditore e gli assicurò che avrebbe potuto continuare a godere della compagnia di Klava prima di tornare in Cina. Ma a una condizione: che Jiang collaborasse con la Divisone Estremo Oriente del Kgb e raccogliesse informazioni sugli studenti cinesi che vivevano in Unione Sovietica, più certe altre informazioni sulla Cina.

Jiang accettò, e proseguì quindi come collaboratore del Kgb in Cina. Il governo sovietico mantenne la promessa e non fece lo stesso errore di Stalin, che nel 1950 aveva tradito il funzionario di Partito Gao Gang, allora capo del Pcc nella Cina nordorientale: la collaborazione di Jiang Zemin col Kgb non fu mai rivelata.

Nel maggio 1991, Jiang Zemin visitò l’Unione Sovietica in qualità di Segretario Generale del Comitato centrale del Pcc. Naturalmente, a quel tempo difficilmente Jiang avrebbe immaginato che in un paio di mesi l’Unione Sovietica, prima nazione comunista al mondo, sarebbe crollata all’improvviso. A quel tempo il Partito Comunista sovietico era in piena crisi, ma appariva ancora forte; per dirla con un detto cinese ‘Un cammello morto di fame è ancora più grande di un cavallo’. Per cui il Kgb, prima della visita di Jiang in Russia, riuscì comunque a reperire e controllare i dossier relativi alle sue tresche amorose.

Durante la visita Jiang, occupato a cantare a squarciagola le canzoni russe di Gorbaciov, secondo un articolo del Quotidiano del Popolo si commosse al ritorno dagli Stabilimenti Automobilistici Ligaciov, dove incontrò alcune sue vecchie conoscenze e i loro figli. Ma, come rivelò poi una persona ben informata, quello che in realtà successe è che ‘comparve’ una donna sulla scena, che vide Jiang Zemin mentre passava in uno dei dormitori della fabbrica. [8]
La donna lo salutò con un «Ciao caro» e fu allora che Jiang versò le lacrime. La signora in questione era Klava, la donna di cui Jiang si era innamorato follemente anni addietro. Organizzare questo ‘incontro casuale’ fu facile per il Kgb; erano informati delle sue relazioni e del suo carattere, proprio come una persona conosce il dorso della sua mano.

Tutto andò secondo i piani: Jiang durante la visita rivisse i vecchi ricordi con la sua amante e quindi, al suo ritorno in patria, firmò incantato l’accordo con cui la Cina s’impegnò a cedere gratuitamente alla Russia più di un milione di chilometri quadrati di territorio cinese (una superficie pari a 30 volte Taiwan) lungo il confine sino-sovietico.

Dopo il crollo dell’Urss, Jiang osò ancora meno sdegnare o respingere la Russia. Anche solo un piccolo accenno da parte di qualche personaggio russo – Eltsin o l’ex Kgb Putin – era sufficiente per tenere Jiang in ansia e sveglio giorno e notte. Questo spiega il motivo per cui, anche in assenza dell’Unione Sovietica, Jiang si mostrò sempre pronto a tradire la Cina come in passato.

Il Pcc deve ancora indagare sulle vicende di Jiang Shijun e Jiang Zemin, due generazioni di traditori collaborazionisti delle forze di occupazione giapponesi.
Il motivo è che il Pcc a dire il vero ama i giapponesi e la loro invasione. Se non fosse stato per l’Incidente del Ponte di Marco Polo [9], il generale Chiang Kai-shek avrebbe alla fine eliminato il Pcc; se non fosse stato per l’Incidente di Mukden [10] in cui Zhang Xueliang perse la parte nordorientale della Cina, il Pcc non sarebbe riuscito a scatenare il cruciale Incidente di Xi’an. [11]
Inoltre, fu Mao Zedong stesso a dichiarare nel Plenum di Lushan del 1959 che il compito del Pcc durante la Guerra di resistenza contro il Giappone era di collaborare con l’esercito giapponese, aiutando ad attaccare soldati e civili che si opponevano al Giappone e a consentire all’esercito giapponese di occupare una porzione maggiore di territori cinesi. In quel modo, il Pcc era stato in grado di rimanere nelle zone occupate dai giapponesi al di là della portata del Kmt, e di continuare con il suo movimento di rettifica dello Yan’an, con le piantagioni d’oppio e con l’espansione delle sue truppe.
Per questo motivo la soppressione dei ‘traditori’ del Pcc che lavorarono per i giapponesi fu molto meno pesante rispetto a quella degli ex subalterni del Kmt; quest’ultima fu sanguinosa e spietata. Inoltre, quando Mao Zedong incontrò Sasaki, Kuroda e Saihaku dal partito socialista giapponese, affermò che il Pcc non avrebbe potuto prendere il potere se l’esercito imperiale giapponese non fosse riuscito a invadere oltre metà del territorio cinese.

Mentre Jiang Zemin era in Unione Sovietica per formazione, comprese bene il funzionamento chiave e le regole della propaganda dittatoriale. Durante quella permanenza si rese conto che la storia dell’Unione Sovietica, com’era allora raccontata, era una totale menzogna. Gli studenti universitari russi non conoscevano adeguatamente Marx o Engels, mentre il libro Storia del Partito Comunista sovietico, lettura allora obbligatoria, era una storia del tutto falsa scritta per soddisfare le esigenze di Stalin: il Partito Comunista Sovietico trasformò quella che una volta era il culto teorico di Marx e di Lenin nel più concreto e pratico culto di Stalin.

Questo preoccupava Jiang Zemin: come mantenere il potere che un giorno avrebbe esercitato. Ma l’aiuto sarebbe arrivato ancora una volta dal Pcus.

Nel febbraio del 1956, in occasione della riunione del Ventesimo Congresso del Partito Comunista sovietico, Krusciov divulgò un rapporto confidenziale che denunciava sistematicamente i mostruosi crimini di Stalin; il contenuto si diffuse rapidamente in tutta l’Unione Sovietica. La popolazione, dopo aver appreso dei massacri di Stalin di decine di milioni di compatrioti, s’infuriò: le strade si riempirono d’immagini strappate dell’ex dittatore russo e le statue di bronzo in suo onore furono polverizzate. Insomma, il culto di Stalin si ribaltò in poco tempo.
Considerata questa drastica svolta, Jiang comprese bene quanto sarebbe stato pericoloso rivelare il suo passato.

Anche il Pcc si allarmò, pensando che i cinesi in Unione Sovietica sarebbero rimasti negativamente influenzati; il rovesciamento del culto di Stalin, in precedenza adorato, avrebbe potuto infatti generare simili contestazioni verso quello dei cinesi per Mao Zedong.
Per questo motivo, le esigenze politiche prevalsero su tutto il resto: a tutti i cinesi che allora vivevano in Unione Sovietica fu ordinato, salvo agli inviati diplomatici, di tornare in Cina immediatamente.
Jiang comprese da questi drammatici eventi che Stalin era riuscito a rimanere al potere fino alla sua morte attraverso la repressione e l’inganno, e che aveva commesso crimini mostruosi durante la sua vita, rimanendo impunito. Gli stratagemmi e tutto l’apparato necessario a metterli in atto si fissarono profondamente nella mente di Jiang, che pensò spesso a questo problema.

Note:

[1] Una canzone della moderna opera cinese ‘Le guardie rosse di Honghu’; il pezzo fu adattato da una canzone popolare della provincia dell’Hubei per servire gli scopi del Pcc.
[2] Conosciuto anche come lo stupro di Nanchino, questo fatto si riferisce alle atrocità perpetrate dall’esercito giapponese in Cina a Nanchino, nel dicembre del 1937.
[3] Un tentativo da parte del Giappone di creare un blocco di nazioni asiatiche in grado di fornire materie prime al Giappone e servire come mercato per i prodotti giapponesi.
[4] Un riferimento al Gala del Festival di Primavera ospitato dalla televisione statale China Central Television cinese (Cctv).
[5] Un termine liberamente usato per riferirsi al Pcc.
[6] ‘Dinastia Rossa’ in riferimento al Pcc, e ‘Imperatore’ in riferimento a Jiang Zemin.
[7] Zhou Enlai (1898-1976) fu un noto leader del Pcc, secondo per importanza solo a Mao; dal 1949 fino alla sua morte ricoprì l’incarico di primo ministro della Cina.
[8] Nella Russia stalinista era comune la presenza di abitazioni nelle grandi proprietà aziendali, come ad esempio le fabbriche industriali. Questo modello fu copiato dalla Cina comunista di Mao.
[9] Conosciuto anche come l’ ‘Incidente del 7 luglio’, si riferisce a una battaglia del 1937 che ebbe luogo nei pressi di Pechino e che segnò l’inizio della guerra della Cina contro il Giappone.
[10] Anche conosciuto come l’ ‘Incidente mancese’, si riferisce a una contestata esplosione, avvenuta lungo la linea ferroviaria in Cina settentrionale nel 1931, che fornì il pretesto per l’esercito nipponico di annettere la Manciuria.
[11] Si riferisce al sequestro del leader del Kuomintang Chiang Kai-shek nel 1936; l’incidente causò un ritardo della guerra del Kmt contro i comunisti e costrinse entrambi i gruppi a formare un’alleanza temporanea per fronteggiare gli invasori giapponesi.

Per saperne di più:

 

Articolo in inglese: ‘Anything for Power: The Real Story of China’s Jiang Zemin – Chapter 2

 
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