Ttip e tribunali segreti, 2 milioni di firme per lo stop. Ma sono un reale pericolo?

Ha raggiunto 2 milioni di firme la petizione lanciata su iniziativa dei cittadini europei (Eci) contro l’Accordo transatlantico di liberalizzazione economica, meglio conosciuto come Ttip. Il sito web per bloccare i trattati su commercio e investimenti tra Europa e Usa sembra infatti determinato a voler andare fino in fondo alla causa… ma quanto è realmente svantaggioso questo accordo e cosa comporta?

Il negoziato sul Ttip, spinto da Obama e Renzi, è ormai in corso dal 2013 e, anche tramite la riduzione dei dazi doganali, mira ad agevolare i rapporti commerciali tra i due continenti. Ma gli oppositori criticano il trattato perché a detta loro le privatizzazioni e le liberalizzazioni non avrebbero mai dato i frutti economici tanto declamati.

Ma c’è un altro aspetto importante di questa questione, sul quale tutti gli sfavorevoli all’accordo stanno facendo leva: la possibilità di escludere dal Ttip i tribunali ‘regolatori’ o Isds, predisposti per la risoluzione delle controversie tra investitore e Stato. Questi tribunali permetterebbero a individui e aziende di citare in giudizio i governi in caso di una possibile violazione del contratto.

«Il prossimo mercoledì 10 giugno a Strasburgo ci sarà una votazione importante», si legge sul sito web per lo Stop al Ttip. Il Parlamento europeo emetterà infatti il suo parere sul Ttip, inoltre «è ancora possibile che il parlamento richiederà di escludere il controverso Isds dal Ttip. Questo sarebbe un grande successo».

Senza il Ttip, secondo quanto sostengono gli oppositori sul loro sito web, si eviterebbe che «burocratici non eletti e lobbisti» si prendano il «diritto di scrivere le nostre leggi» e, senza i tribunali ‘regolatori’, che investitori stranieri ‘danneggiati’ dalle nuove regole «ottengano il diritto di far causa al nostro governo nazionale».

Tuttavia, secondo l’esperto Geoffrey Sant, avvocato per Dorsey & Whitney intervistato da Epoch Times americano, se è vero che le aziende americane hanno abusato dell’Isds avviando 127 cause ai governi negli ultimi 15 anni, è anche vero che «i tribunali regolatori esistono già in tutti gli accordi commerciali attuali. Come si può far rispettare gli accordi economici se non si dispone di un sistema per giudicare se alcuni non seguono gli accordi?», ha spiegato, enfatizzando che è necessario qualcuno esterno ai governi stessi per poter controllare, e che se i Paesi europei non vogliono essere citati in giudizio da aziende americane, devono semplicemente stare attenti a come si muovono all’interno del Ttip.

Inoltre, secondo Magrete Stevens, altro avvocato di Washington per King and Spalding, questo tipo di tribunali esistono da più di 50 anni nel mondo degli scambi commerciali, e poi «se si guarda la statistica generale, la maggior parte dei Paesi stanno vincendo la metà delle cause», riporta l’Epoch Times americano.

Per quanto riguarda l’aspetto della trasparenza, che preoccupa non poco noi europei — dato che spesso le negoziazioni vengono eseguite tutte a porte chiuse — la Stevens ha ammesso che l’Icsid, il Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti, è relativamente antiquato e ha bisogno di mettersi al passo con le necessità moderne.

«Nessuno ha mai detto che sia positivo che questi tipi di tribunali debbano essere segreti. Le regole erano riferite a tempi diversi», ha detto a Epoch Times americano, aggiungendo che spera si possano evolvere per poter conciliare le esigenze di informazione del pubblico con i bisogni commerciali di riservatezza.

Immagine concessa da shutterstock

 
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