Totò Riina assolto per la strage del Rapido di Natale

 

La Corte d’assise di Firenze ha assolto martedì 14 aprile il boss mafioso Totò Riina dall’accusa di essere la mente dietro la Strage di Natale, che il 23 dicembre 1984 fece 16 vittime nella galleria dell’Appenino tra Firenze e Bologna.

L’assoluzione è arrivata perché «manca la prova piena che sia colpevole», ha spiegato il difensore di Riina, l’avvocato Luca Cianferoni ai giornalisti «Praticamente è la vecchia insufficienza di prove». Riina, in carcere a Parma, aveva deciso di non assistere alla lettura della sentenza. Il processo contro l’ex capo di Cosa Nostra era iniziato a novembre 2014, quando la procura di Firenze aveva iniziato a cercare il mandante dell’attentato, con un filo che la ricollega alle stragi mafiose del 1992-1993.

Per l’attentato del Natale 1984 vennero condannati Giuseppe Calò, Guido Cercola e Franco D’Agostino, ma gli organizzatori non vennero identificati. La bomba venne inserita in un vagone di seconda classe presso la stazione di Firenze Santa Maria Novella, sul rapido Napoli-Milano ; l’ordigno e i comandi che l’attivarono vennero poi considerati dagli investigatori simili a quelli usati per la strage di Via d’Amelio

Respinte quindi le richieste del Pm Angela Pietroiusti che aveva chiesto il carcere a vita per Riina. «Non si può condannare solo Pippo Calò per questa strage», le parole rilasciate dal Pm a Il Secolo XIX. Secondo gli inquirenti l’esplosione non sarebbe avvenuta senza il suo via libera: «Si chiede la condanna non perché non poteva non sapere – ha spiegato nell’arringa finale – perché era a capo dell’organizzazione, ma perché Riina esercitava questo potere. Solo con la sua autorizzazione è stato fornito l’esplosivo a Calò e solo lui poteva decidere la destinazione dell’esplosivo. Riina è il determinatore, lui dà questo contributo decisivo».

 

 
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