Tanti auguri Big Luciano

Il 12 ottobre di 81 anni fa, nasceva a Modena Luciano Pavarotti, uno dei tenori più acclamati degli ultimi tempi.

Pavarotti forma la sua voce eccezionale già da bambino nel Coro Gioachino Rossini, dove canta assieme a suo padre Fernando, che lo invoglia a proseguire con gli studi di canto. Insieme vincono il Concorso internazionale corale di Llangolle, in Galles. Da quel momento il giovane Luciano comincia a sognare una vera carriera da tenore: «Lì si accesero tutte le ambizioni musicali», recita la sua bibliografia ufficiale.

La sua carriera inizia con un vero trionfo il 29 aprile del 1961, dopo il successo del debutto nel ruolo di Rodolfo, nell’opera ‘La Boheme’ di Giacomo Puccini, al Teatro di Reggio Emilia sotto la direzione orchestrale di Francesco Molinari.

Nel video l’aria de ‘La Boheme’ Che gelida manina, cantata da Pavarotti nel 1964:

Il rapporto tra Luciano e suo padre si mantiene stretto grazie al canto. Nel seguente documentario Bbc, i due vengono ricordati mentre cantano insieme Panis Angelicus di Cesar Franck, alla Cattedrale di Modena:

 

E anche alla celebrazione per i quarant’anni di carriera, Pavarotti ha voluto cantare la medesima aria in compagnia di suo padre, così da rendere omaggio all’uomo che ha indirizzato la sua vita verso questa professione e la celebrità.

A sua volta, Fernando Pavarotti ha risposto rendendo omaggio a suo figlio cantando O sole mio con le parole cambiate in occasione del suo compleanno:

Pavarotti sarà ricordato sempre per i suoi ruoli principali da tenore, che hanno dato vita alle più grandi opere come Aida, Ballo in Maschera, La Boheme, L’elisir d’amore, La Fille du Regiment, La Traviata, Madame Butterfly, Manon Lescaut, I Pagliacci, Rigoletto, Tosca, Il Trovatore e Turandot.

Numerose sono invece le registrazioni ‘best seller’ del tenore, tra cui il Requiem di Giuseppe Verdi e Stabat Mater di Rossini.

Il tenore lirico italiano ha cantato da solista canzoni napoletane, o la famosa ‘O Holy Night’ di Natale, e altre famose canzoni di fama mondiale, come ‘Ai giochi addio’, versione italiana della colonna sonora di Nino Rota, nel film Romeo e Giulietta.

La sua versione del Nessun Dorma, dall’opera ‘Turandot’ di Puccini, cantata a Los Angeles nel 2007, è una delle più predilette e acclamate della rete:

Il grande tenore di Modena ha cantato come solista sui palcoscenici più importanti del mondo, come il Madison Square Garden di New York e lo Stadio Olimpico di Berlino e quello di Barcellona. Più di mezzo milione di persone sono accorse ad ascoltarlo al Central Park di New York nel 1993. I suoi concerti assieme a José Carreras e Placido Domingo, con i quali aveva formato il trio dei ‘Tre Tenori, sono tra i più celebri al mondo:

Nella sua ultima esibizione in pubblico cantò nuovamente Nessun Dorma, durante la Cerimonia dei Giochi Olimpici di Torino nel 2005.

Va ricordato che queste sue esibizioni davanti a milioni di persone facevano parte della sua missione di diffondere e far conoscere l’Opera alle nuove generazioni. L’Opera è infatti la forma d’arte che l’ha reso famoso, e la sua voce si è temprata e si è fatta conoscere soprattutto sui palcoscenici dei più grandi teatri d’Opera al mondo. Non a caso, prima di morire, il grande Luciano aveva lasciato scritto sul suo sito: «Spero di essere ricordato come cantante d’opera, ovvero come rappresentante di una forma d’arte che ha trovato la sua massima espressione nel mio Paese, e spero inoltre che l’amore per l’opera rimanga sempre di importanza centrale nella mia vita».

Pavarotti si è spento nella sua abitazione a Modena il 6 settembre del 2007. In una famosa intervista, aveva espresso il suo pensiero riguardo alla vita e alla morte e al suo ‘modo’ di credere: «è un modo cosmico il mio. Se vado fuori e vedo una notte stellata, mi guardo dal punto di vista astronomico. Mi vedo così minuscolo, come un pezzo di polvere di niente, così penso che a creare tutto questo debba essere stato un essere soprannaturale. Penso che ci conviene credere perché più siamo vicini alla morte, più vuoi credere di continuare almeno con l’anima».

 
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