Taizong della dinastia Tang, l’imperatore cinese più rispettato

Li Shimin (599 – 649 d.C.), il secondo imperatore della dinastia Tang, conosciuto come l’imperatore Taizong, fu riverito per più di un millennio dai popoli della Cina, della Corea, del Giappone e delle altre nazioni confinanti.

Nei suoi 23 anni di regno, la Cina raggiunse l’apice in tema di politica, economia e cultura, tanto che questo pacifico e prospero periodo è passato alla storia come il Regno Dorato della Cina. L’imperatore venne ricordato come un sovrano dotato di forte empatia per il popolo e come un condottiero forte e deciso che riusciva sempre a rispondere in modo positivo ai consigli liberi e coraggiosi che gli arrivavano da consiglieri e assistenti. Inizialmente seguace del confucianesimo, sostenne la diffusione del buddismo in tutta la Cina.

Una volta, piccole locuste invasero la regione di Chang An, inclusa la capitale. Nei giardini imperiali, l’imperatore vide alcune di queste locuste. Ne catturò alcune e disse: «State divorando i raccolti di cui vive il mio popolo. Preferisco che divoriate il mio stomaco piuttosto che i loro raccolti». Nonostante i dissensi degli inservienti, ingoiò le locuste e dichiarò di voler sopportare lui stesso le sofferenze del popolo. Nelle regioni afflitte dalla siccità e dalla carestia, molte famiglie furono costrette a vendere i loro bambini per acquistare il cibo. L’imperatore allora ordinò subito di riscattare tutti i bambini utilizzando le casse imperiali e scrisse un editto che diceva: «Possano le piaghe cadere su di me in cambio di un raccolto abbondante e di una vita in pace per il mio popolo». Poco dopo, per la gioia di tutti, la pioggia fece cessare la siccità.

Un giorno, un ministro gli suggerì di emanare delle leggi più dure per fermare il dilagare dei furti; l’imperatore allora rispose: «Rubare senza vergogna è strettamente connesso al peso di sostenere tasse pesanti, alla servitù obbligatoria, al dilagare della corruzione governativa e alle condizioni di vita in povertà. Se invece abbassassimo le nostre spese, riducessimo le tasse, scegliessimo funzionari onesti e migliorassimo le condizioni di vita delle persone, allora, chi vorrebbe mai essere un ladro?». Anni dopo, la dinastia Tang entrò in un’era di pace e di prosperità. Le persone non si appropriavano più di cose prendendole da altri, di notte la popolazione non chiudeva nemmeno a chiave le porte di casa e si poteva viaggiare in totale sicurezza.

L’imperatore ribadì ai suoi funzionari: «I veri pericoli per una nazione provengono dal suo interno, derivano da come il sovrano governa la nazione. Un imperatore dovrebbe stare attento alla propria condotta e al suo modo di governare giorno dopo giorno. Se un imperatore ama la stravaganza, allora le tasse dovranno essere aumentate e le persone ne soffriranno e si risentiranno. Alla fine, l’imperatore potrebbe non essere più capace di mantenere la sua posizione. Non asseconderò i miei desideri per questo motivo». E aggiunse: «Molte persone credono che il potere di un imperatore sia senza fine perché è sopra a quello di tutti gli altri, ma io non credo che sia così. Io temo i cieli e il giudizio divino. Ho anche timore di disattendere le promesse fatte con i cieli e le aspettative del mio popolo. Un consigliere una volta mi ha detto che il popolo è come l’acqua e l’imperatore è come una barca. La barca può navigare con facilità o essere inghiottita a seconda della soddisfazione del popolo».

I principi di governo dell’imperatore Taizong possono essere così elencati:

1. Un imperatore dovrebbe, come prima cosa, prendere in giusta considerazione il suo popolo;

2. Introdurre leggi semplici e indulgenti e promuovere la coltivazione della virtù;

3. Abolire le spese di lusso per governanti e per l’imperatore stesso;

4. Imporre tasse leggere, incoraggiare la crescita e risollevare l’economia;

5. Nominare ufficiali giusti e ben disciplinati;

6. Rispondere ai consigli e alle critiche in maniera positiva guardando sempre dentro se stesso.

Sotto il suo regno, la Cina consolidò la posizione di guida del lontano Oriente su ogni aspetto del regno, incluse la cultura, l’educazione, l’economia, l’agricoltura, l’artigianato, il commercio, i trasporti, ecc., e la sua fama superò quella ottenuta in qualsiasi altro periodo precedente. La floridezza della poesia Tang, la prosa e la riscoperta delle leggende spinsero anche la letteratura cinese a raggiungere il picco nella storia. Di conseguenza, il termine ‘Tang’ è diventato sinonimo di Cina e i cinesi, da allora, vennero chiamati dalle nazioni vicine ‘popolo Tang’.

Gli storici tradizionali cinesi descrivono il virtuoso regno di Li Shimin come una «luna splendente che illuminò la notte della storia cinese».

 
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