Suprema Guida Iran: l’accordo? Sì ma «morte all’America; morte a Israele»

L’accordo che gli Stati del 5+1 hanno siglato recentemente con l’Iran è un accordo storico. Ma non per tutti è un accordo positivo. Il cambiamento di toni dell’Iran, da aggressivi a pacifici, non tocca minimamente chi dell’Iran è in qualche modo al vertice, cioè la Suprema Guida Ali Khamenei.

«L’intesa non cambierà la politica iraniana nei confronti dell’arrogante governo americano», ha dichiarato l’ayatollah, secondo Repubblica. «La Repubblica islamica non rinuncerà a sostenere i suoi amici nella regione, i popoli oppressi di Palestina, Yemen, Siria, Iraq, Bahrein». E chiarendo che i suoi toni non si sono ammorbiditi affatto, ha concluso con un «Morte all’America; morte a Israele».

Per Antonio Stango, esperto di diritti umani e di Iran, «c’era da aspettarselo». Stango sostiene che l’Iran non cambierà, almeno finché si chiamerà Repubblica Islamica dell’Iran e si reggerà sul sistema del Supremo Giureconsulto. «Khamenei ha detto esplicitamente, citato Paese per Paese, le zone dove l’Iran continuerà ad esercitare le proprie interferenze armate e il proprio sostegno finanziario a gruppi di opposizione che sono sostanzialmente bande armate terroristiche».

Sebbene tra i toni della Suprema Guida Khamenei e quelli concilianti del presidente Rouhani la differenza sia evidente, nei fatti, secondo Stango, «al massimo ci sono delle sfumature nella visione di come tenere sottomesso il popolo iraniano».

Più ottimista Matteo Gerlini, esperto di politica estera italiana e tecnologia nucleare presso il centro interuniversitario ‘Machiavelli’ dell’Università di Firenze. «C’è un’opposizione interna – dice – ma il fatto stesso che siamo arrivati fino in fondo al negoziato, vuol dire che finora la parte favorevole al negoziato… è più forte di quella opposta».

Per Gerlini il conflitto tra Khamenei e Rouhani è simile al conflitto, sempre dai toni forti, che c’è negli Usa tra i favorevoli e i contrari all’accordo. «Però credo che questo faccia parte di tutte le società politiche… Se non sono dei regimi dittatoriali in cui decide soltanto una persona, è chiaro che c’è questo tipo di dialettica».

E che le parole di Khamenei abbiano un effetto concreto, è tutto da vedere, dice il professore.

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