Superare la miopia: questione di punti di vista

Se raccontate a un miope che potrà migliorare la vista fino a gettare via gli occhiali facendo fare ginnastica agli occhi, probabilmente farà fatica a credervi, e un medico potrebbe prendervi ancor meno seriamente. Si tratta di un approccio diverso, che necessita di forza di volontà e costanza piuttosto che di un intervento chirurgico o laser.

Chi è miope fatica a mettere a fuoco gli oggetti lontani e più è grave la miopia più diminuisce la distanza dalla quale si riesce a vedere nitidamente, fino a non riuscire a vedere bene neanche oggetti che si trovano a pochi centimetri di distanza. Un difetto della vista che in Italia colpisce il 25 per cento della popolazione e che nei casi più gravi può portare anche a gravi complicanze: distacco della retina e cecità.

Una eventualità che rischiava di concretizzarsi anche per Arianna Piva, eppure la sua storia porta una luce di speranza per arrivare alla fine dello sfocato tunnel della miopia. Laureanda in grafica all’Accademia di Belle arti di Venezia, Arianna ha percorso una strada diversa per migliorare la vista dopo aver constatato che la medicina convenzionale non poteva risolvere il suo problema: gli esercizi di riabilitazione oculare, come il metodo Bates e quello Power vision system dell’italiano David De Angelis.

Le tecniche di riabilitazione visiva promuovono appositi esercizi di stretching mirati a riattivare i muscoli dell’occhio, in modo da far ritrovare a quest’ultimo le sue funzioni fisiologiche in maniera naturale. «Ho provato e per me è stato un successo inaspettato, credo che possa essere efficace anche per molti altri, dipende però da cosa siamo disposti a fare per la nostra salute», dice Arianna, che dal suo blog testimonia e monitora i miglioramenti della sua vista: ha diminuito più della metà le sue diottrie di miopia, che erano a -11.

«Questa scelta infatti è molto lontana dal desiderio comune del “tutto e subito” – precisa Arianna – servono impegno, pazienza, perseveranza e motivazione. Se non si hanno questi requisiti minimi, potrebbe risultare pesante e si potrebbero cercare altre soluzioni più immediate».

A fronte di almeno 100 mila interventi annui in Italia – secondo l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità – il ricorso a strutture ospedaliere appare l’approccio principale per correggere imperfezioni alla vista come la miopia, conseguente anche ai progressi in campo tecnologico nei recenti anni, che permettono di avere interventi personalizzati in base ai dati del paziente.

L’esempio è la tecnica chiamata ‘flying spot’, che consiste in fasci laser dal diametro microscopico che «come micropunture di spillo vengono ‘sparati’ sulla cornea», così da ‘ripararla’ con una precisione e una delicatezza sconosciute in passato, permettendo un recupero delle attività quotidiane in 3-4 giorni, spiega il dott. Luigi Marino, oculista medico chirurgo, operante a Roma e a Milano.

«Con i nuovi trattamenti facciamo sì di ottenere una curva [della cornea] che in ogni suo punto sia quanto più fisiologica possibile, sia molto più vicina alla realtà – commenta il dott. Marino – è come quando prendi una botta con la macchina: piano piano la ribatti con il martello da dentro, fino a ottenere una superficie omogenea, la stessa cosa la facciamo noi [con la cornea]».

Il caso di Arianna, però, era disperato: non c’erano interventi risolutivi. «La cornea sensibile e assottigliata dall’uso sconsiderato delle lenti a contatto, non mi permetteva comunque di fare il laser perché serve un buon spessore [della cornea]», dice la studentessa, che adesso ‘ringrazia’ la sua ‘maledizione visiva’ per averle permesso di affrontare un percorso interiore di consapevolezza che l’ha arricchita.

«Prima di scegliere un percorso alternativo e sconosciuto si tentano tutte le strade più sicure che sono state testate e approvate dalla comunità scientifica – dice Arianna – E solo alla fine, se non si trovano soluzioni, si decide cosa fare: c’è chi si ferma e lascia perdere ogni speranza, e chi non si arrende, come me, e prova una strada alternativa, ignota, ma piena di rinnovata speranza».

La disperazione e la mancanza di alternative avevano risvegliato in Arianna la voglia di ricerca che è stata seguita dall’entusiasmo per la scoperta del metodoPower vision system. «Mediante esercizi specifici – spiega in sintesi De Angelis – si va ad intervenire sulle cause della miopia (tensione dei muscoli oculari e stato di iperaccomodazione del muscolo ciliare), in modo da stimolare un progressivo rilascio dell’accomodazione stessa e di regressione della miopia».

L’iperaccomodazione, sostiene De Angelis, è lo stress visivo da vicinanza, che sarebbe la vera causa della miopia. Si svilupperebbe col tempo, a forza di vivere rinchiusi in uffici davanti a computer e oggetti vicini. «Tutto ciò genera un adattamento fisiologico del sistema naturale di messa a fuoco degli occhi verso una visione “di default” su oggetti vicini. La conseguenza è lo sviluppo della miopia su vasta scala mondiale. La miopia è diventata un “male” sociale frutto dello stile di vita moderno».

Il dott. Marino fa notare tuttavia che la miopia non è da considerarsi per forza un ‘male’ o un fattore negativo poiché è proprio grazie ad essa che abbiamo potuto avere in Italia dei grandi artisti e stabilire nel nostro Paese una cultura ‘manifatturiera’, dato che l’occhio miope vede meglio da vicino: «cinte, orologi, gioielli… non potevano essere disegnati da gente che non era molto miope […] se si pensa alle ricamatrici che fanno i lavori sartoriali […] se fossero state appena ipermetropi non potevano far nulla».

E in merito alla ginnastica oculare, il suo commento non è positivo: «fai finta che io dalla mattina alla sera faccio le flessioni sulle gambe, naturalmente avrò dei muscoli delle gambe potentissimi che mi permetteranno anche di stare in diverse posizioni, appena io mollo questa ginnastica torna tutto come prima perché l’occhio resta ed è comunque più lungo del normale».

Lo stesso De Angelis riconosce di trovarsi in un campo completamente sperimentale e che ogni caso va valutato singolarmente. «Le possibilità di completo recupero è sicuramente più facile per miopie medio basse che per le miopie medio alte, anche se sono proprio le alte miopie che vedono miglioramenti maggiori: è più facile ottenere risultati dall’allenamento di un soggetto sedentario e completamente fuori forma, che far fare passi avanti in un atleta di élite».

Ad ogni modo, grazie alla rieducazione visiva Arianna si considera una persona rinata, e in un certo senso anche lei sente di dover ringraziare la miopia: «5 anni fa, prima di iniziare il mio percorso, vivevo la mia vista come una condanna; ora, invece, non posso che ringraziare di aver avuto questo deficit, altrimenti non sarei mai l’Arianna positiva, piena di vitalità e salute di adesso».

Immagine dell’articolo concessa da Shutterstock

 
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