Sollevata all’Unhrc la questione del prelievo d’organi in Cina

La questione della macabra operazione del regime cinese di uccidere i praticanti del Falun Gong per i loro organi è stata recentemente sollevata dinanzi al Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc) a Ginevra dalla Lawyer’s rights watch Canadadi Vancouver.

Vani Selvarajah della Lawyer’s rights watch Canada – associazione non governativa di avvocati che si occupa della difesa dei diritti umani – è intervenuta ad una sessione di riesame dell’Unhrc sulla situazione dei diritti umani in Cina, reiterando una recente risoluzione del Parlamento Europeo che richiede la fine immediata dell’espianto forzato degli organi dai prigionieri di coscienza in Cina, «principalmente dai praticanti del Falun Gong».

Ha inoltre condannato l’approvazione, da parte di certi altri Stati membri dell’Onu, del cosiddetto progresso della Cina sui diritti umani.

La Selvarajah ha dichiarato: «A fronte della tortura sistemica, dell’uccisione per l’espianto forzato degli organi, della privazione di una rappresentanza legale indipendente e delle vessazioni nei confronti dei difensori dei diritti umani e degli avvocati, la Lawyer’s rights watch Canada ritiene che i commenti da parte degli Stati membri a sostegno del progresso della Cina nei diritti umani siano crudelmente inappropriati».

Inoltre, ha osservato che la Cina vieta agli avvocati di difendere i praticanti del Falun Gong e alle corti di accettare le azioni legali a loro nome.

Ha detto: «Gli avvocati che sostengono i praticanti del Falun Gong, tra cui Gao Zhisheng, vengono intimiditi, radiati dall’albo, imprigionati e/o torturati».

Gao, che è stato denominato ‘la coscienza della Cina’, è stato arrestato, molestato e torturato a partire dal 2005 dopo aver difeso i praticanti perseguitati del Falun Gong, una disciplina spirituale tradizionale cinese, e altri gruppi presi di mira dal regime cinese.

Alla fine di marzo, Jiang Tianyong, Tang Jitian, Wang Cheng e Zhang Junjie – quattro avvocati cinesi di spicco – sono stati arrestati per aver tentato di rimettere in libertà i praticanti del Falun Gong detenuti in un centro di lavaggio del cervello.

Da quando il Falun Gong è stato dichiarato illegale dal regime cinese nel 1999, i praticanti sono stati spesso sottoposti a varie forme di tortura e di lavaggio del cervello nel tentativo di ‘trasformarli’.

Durante il suo discorso, la Selvarajah ha anche menzionato che lo scorso anno l’associazione Dafoh (Doctors Against Forced Organ Harvesting, un gruppo di difesa dell’etica medica con sede a Washington), ha consegnato una petizione di un milione e mezzo di firme all’Alto Commissariato per i Diritti umani richiedendo la fine del «massacro dei prigionieri di coscienza per l’approvvigionamento di organi effettuato dalla Cina» e l’investigazione sul caso.

I resoconti sui prelievi degli organi dai praticanti del Falun Gong in Cina sono venuti alla luce per la prima volta nel 2006, a seguito delle indagini di David Kilgour, un avvocato canadese difensore dei diritti umani residente a Ottawa, e di David Matas, ex deputato e avvocato difensore dei diritti umani internazionali residente a Winnipeg.

Durante una sessione dell’Unhrc a metà marzo 2014, il Canada ha formalmente riconosciuto i resoconti in cui si attesta che la Cina è impegnata nell’attività di espianto di organi senza consenso.

Anne-Tamara Lorre, consigliere canadese dei diritti umani presso le Nazioni Unite, ha detto durante la sessione: «Rimaniamo turbati del fatto che i praticanti del Falun Gong e altri fedeli religiosi in Cina debbano affrontare le persecuzioni, inoltre i rapporti attestanti che i trapianti degli organi avvengano senza il consenso libero e informato del donatore sono allarmanti».

IL MINUTO DI SILENZIO INTERROTTO

La Selvarajah ha detto nel suo intervento che l’Unhrc dovrebbe essere «seriamente preoccupata» per il caso di Cao Shunli, un’attivista democratica cinese che è stata arrestata lo scorso settembre mentre stava lasciando Pechino per partecipare alle riunioni a Ginevra in preparazione della Procedura di revisione periodica della Cina alle Nazioni Unite. In prigione, le sono state rifiutate le cure mediche e infine è morta il 14 marzo.

Il caso di Cao è stato menzionato anche da alcuni Stati membri dell’Onu e da altre organizzazioni non governative (Ong).

Un rappresentante dell’International Service for Human Rights, organizzazione indipendente e non governativa per la promozione e la protezione dei diritti umani, ha chiesto un minuto di silenzio per ricordare Cao durante il suo discorso all’Unhrc. Tuttavia, il momento di silenzio è stato interrotto a seguito di una contestazione da parte della Cina, ovvero che i portavoce delle Ong non sono autorizzati a rimanere in silenzio durante il tempo a loro assegnato.

La delegazione della Cina all’Unhrc, sostenuta da alcuni altri Stati membri, ha spesso tentato di sviare le discussioni critiche a loro rivolte dalle Ong in merito al rispetto dei diritti umani. L’anno scorso, la delegazione cinese ha ripetutamente cercato di interrompere un discorso di Chen Shizhong, ricercatore sulla persecuzione del Falun Gong.

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Articolo in inglese: Issue of China’s Forced Organ Harvesting from Falun Gong Raised at UNHRC
 
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