Soldi facili con il latte in polvere per gli studenti cinesi

Nonostante le restrizioni imposte dai loro visti per studenti, alcuni cinesi che vivono in Germania hanno creato un proficuo commercio, facendo incetta del latte in polvere prodotto localmente per poi spedirlo in Cina e rivenderlo. In un’intervista del 28 ottobre sulla radio statale China National Radio, l’ambasciatore cinese Shi Mingde ha dichiarato che i casi scoperti dalle autorità tedesche si sono conclusi con l’espulsione dal Paese dei sospetti.

In seguito allo scandalo del 2008, quando il latte in polvere corretto con la melammina prodotto da una società cinese ha ucciso almeno sei bambini e ne ha avvelenati altri 300 mila, i cinesi hanno orientato i loro acquisti su prodotti più affidabili di marchi esteri, e tra questi quelli tedeschi e olandesi sono particolarmente popolari. La situazione ha raggiunto un punto tale che molti negozi tedeschi erano costantemente a corto di scorte di latte in polvere.

La smisurata richiesta della Cina di prodotti esteri più sicuri, aveva già portato precedentemente a carenze analoghe in altri Paesi quali i Paesi Bassi, la Nuova Zelanda e l’Australia. Nel 2013, questa penuria di scorte ha portato la catena di supermercati australiana Woolworths a limitare le vendite del latte in polvere a quattro lattine per ordine.

Questa situazione non è sembrata compiacere l’ambasciatore Shi, che ha detto nell’intervista: «Per un Paese grande come la Cina è assurdo pensare di dover dipendere dal latte in polvere straniero per sfamare i propri bambini, persino il mondo intero non sarebbe in grado di fornirlo». Per quanto riguarda la mancanza di fiducia nelle aziende cinesi, Shi spiega che «le imprese del suo Paese devono vincere la fiducia della gente e aderire a una linea di fondo morale». Lo scorso febbraio, il giornale tedesco Bild ha riportato che i supermercati di Francoforte le scorte sono esaurite nonostante una restrizione sulle vendite simile a quella adottata in Australia.

UN GUADAGNO FACILE AL POSTO DELLO STUDIO

In prima linea nella rivendita del latte tedesco in polvere ci sono gli emigrati cinesi, la maggior parte dei quali sono studenti attratti dai rapidi profitti che questo business offre. Parlando sotto falso nome, Chun Lai, una donna cinese che studia nello Stato tedesco del Nord Reno-Westfalia, ha detto al media d’informazione Deutsche Welle che per procurarsi i prodotti tedeschi, gli studenti cinesi coinvolti nella rivendita del latte in polvere si sono ingegnati nell’adottare i mezzi più sofisticati: «Al giorno d’oggi», ha spiegato la Chun, «noi studenti non compriamo direttamente latte in polvere: abbiamo più fonti». Ha aggiunto che è possibile ordinare la merce desiderata direttamente dal produttore e poi spedirla in Cina, evitando così i negozi al dettaglio tedeschi.

Secondo quanto riferisce Deutsche Welle, Chun Lai, che è venuta in Germania sette anni fa, è ora diventata una vera e propria rivenditrice professionista che gestisce molte matricole, arrivando a guadagnare fino a 16 mila euro al mese, un reddito paragonabile a quello di un dirigente tedesco.

Il ridotto impegno che richiede l’attività di rivendita è un altro fattore che attrae gli studenti cinesi, che per ottenere un reddito significativo dovrebbero altrimenti lavorare per molte più ore. Sebbene ci si possa aspettare uno stipendio mensile di tremila euro lavorando a tempo pieno, Chun Lai ha detto che lei potrebbe fare centinaia di euro in appena un paio d’ore.

Ma la Chun stessa alla fine afferma di essersi «stancata» del business, perché in conflitto con i suoi interessi accademici. Altri cinesi, avendo scoperto il loro talento nel fare soldi, hanno intrapreso la strada opposta: rinunciando ai loro studi, spiega l’articolo del Deutsche Welle, gli studenti hanno usato i loro guadagni a breve termine per sfoggiare beni di lusso, rimanendo così intrappolati nel mondo della vendita e della rivendita per soddisfare i loro piaceri materiali.

Scontrandosi contro il muro posto dalla scadenza dei loro visti per studenti, molte donne cinesi che hanno abbandonato la scuola per stare dietro agli affari, hanno sposato degli uomini tedeschi per disperazione pur di poter rimanere nel Paese «a prescindere da quanto brutta, inferiore o rozza» quella persona sia, commenta Chun Lai.

Inoltre, quei cinesi che imbrogliano sulla vendita del latte in polvere tedesco devono costantemente far fronte alla possibilità di essere scoperti ed espulsi dal Paese. E dal momento che sempre più persone sono coinvolte nel business e che la vigilanza da parte delle autorità e delle aziende tedesche è aumentata, i guadagni hanno iniziato a ridursi. «Il profitto che ne consegue non è così enorme come una volta», conclude Chun Lai.

Articolo in inglese: www.theepochtimes.com

 
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