Smog, l’inquinamento atmosferico che causa cancro e distrugge l’ambiente

Lo smog, quel fumo dall’odore sgradevole che si propaga specialmente nelle grandi città, intorno alle fabbriche e alle strade con molto traffico, non è composto solo da particelle di polveri, ma contiene numerosi gas e agenti contaminanti che causano cancro, asma, allergie di primavera e degradazione dei terreni agricoli.

È quello che è stato confermato nel 2015 negli studi presentati dalla International Agency for Research on Cancer (Iarc), dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea), dall’istituto Max Planck e da altre istituzioni.

‘Smog’ è un termine nato nel 20esimo secolo, che deriva dalle parole inglesi ‘smoke’ [fumo, ndr] e ‘fog’ [nebbia, ndr]. Oggi le autorità sanitarie lo chiamano ‘inquinamento atmosferico’. Secondo la Aea, i gas inquinanti «più problematici che influenzano la salute umana, sono le polveri sottili (PM), l’ozono troposferico (O3) e il diossido di azoto (NO2)».

Dal comunicato Aea si apprende che la Ue nel suo regolamento permette livelli ambientali di ozono che superano il limite di rischio indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms); inoltre si dichiara che «i risultati dell’impatto sulla salute dell’esposizione a lungo termine mostrano che nel 2012 in Europa le polveri sottili hanno causato la morte prematura di 432 mila individui, e cifre simili sono state registrate negli anni precedenti. L’impatto stimato dell’esposizione a NO2 e O3 è rispettivamente intorno alle 75 mila e 17 mila morti».

Il Ministero della Salute ritiene che da parte sua «l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno in Italia di circa 30 mila decessi, dovuti solamente al particolato fine (PM 2.5), pari al 7 per cento di tutte le morti (esclusi gli incidenti)», e stima anche che «l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi. 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e nelle isole. Gli effetti sono maggiori al Nord e il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno».

Nel 2005, il numero di decessi attribuibili all’inquinamento è stato, rispettivamente, 34.552 per il PM 2.5, 23.387 per l’NO2 e 1.707 per l’O3, e queste cifre sono sempre più in crescita. La maggiore incidenza di morti per l’esposizione al particolato si riscontra sempre a Nord soprattutto nelle «aree urbane congestionate dal traffico e nelle aree industriali», ma anche per via della «combustione di biomasse (principalmente legno e pellet)», riferisce il Ministero.

SCARICHI DELLE AUTOMOBILI O MANCANZA DI VENTO E PIOGGIA?

Anni fa lo smog era reputato solamente come «responsabile di soffocamento, tosse e prurito agli occhi», segnala un rapporto ufficiale del governo statunitense della Louisiana.

Specialmente nelle granti città, si attribuisce ancora alla mancanza di vento e pioggia la comparsa dello smog, che riduce realmente la visibilità, irrita gli occhi, e causa asma e allergie respiratorie; tuttavia si tende a dimenticare che le particelle inquinanti o i gas che compongono lo smog sono prodotti dall’azione dell’uomo.

Nelle tipiche zone urbane, tra i principali precursori dello smog troviamo gli scarichi di automobili, autobus, camion e barche. Poi ci sono le centrali elettriche, fabbriche e molti prodotti di consumo, incluse le vernici, spray per capelli, combustibili liquidi dal carbone, solventi e anche contenitori di plastica.

Quel che accade è che quando l’aria calda è ancora vicina al suolo, se non c’è vento, lo smog può rimanere intrappolato sopra la città. In più, dato che il traffico continua a scorrere, si aggiungono sempre più agenti contaminanti nell’aria e l’inquinamento peggiora. In questi casi, le autorità monitorano il livello di particolato aerodisperso (Pm) come indicazione del livello di rischio per la salute.

SMOG A GRANDI DISTANZE

Spesso questo smog si muove, e anche piuttosto lontano dalla fonte della contaminazione. Questo è dovuto al fatto che i gas inquinanti vengono spostati dal vento prima di generare nuovi gas altrettanto pericolosi. Infatti, i composti organici volatili (Cov), che vengono liberati nell’ambiente, si mescolano con il diossido di azoto (NO2) liberato dalla combustione generata dal trasoporto urbano e, in presenza di luce solare, producono l’altro gas pericoloso, l’ozono (O3).

Secondo l’Istituto Max Planck, gran parte dello smog europeo si concentra sull’Europa centrale o centro meridionale, raddoppiando le morti in Germania relazionate al trasporto, ma la maggior parte delle fonti di inquinamento proviene dal Sud.

LE PARTICELLE E I GAS RESPONSABILI

La International Agency for Research on Cancer (Iarc), ha pubblicato un comunicato che conferma il livello cancerogeno dei gas presenti nello smog.
Specifica che all’aria aperta e negli interni, l’aria contiene miscele che a loro volta contengono agenti cancerogeni specifici, alcuni dei quali sono già stati classificati nel ‘gruppo 1’ dalla Iarc.

‘Gruppo 1’ significa una «sostanza cancerogena per l’essere umano. L’evidenza delle conoscenze è sufficiente per concludere che c’è una relazione causa-effetto tra l’esposizione alla sostanza in esame e la comparsa di tumori nell’essere umano».

«L’aria che respiriamo è diventata inquinata da una miscela di sostanze che provocano il cancro — ha dichiarato nel 2015 Kurt Straif, capo della Sezione Monografie della Iarc, secondo Regioneambiente.it — Ora sappiamo che l’inquinamento dell’aria esterna non è solo un grave rischio per la salute in generale, ma anche una causa ambientale di decessi per cancro», ha sottolineato.

Dana Loomis, vicecapo della Sezione monografie, ha spiegato che «il rischio di sviluppare il cancro ai polmoni è significativamente aumentato nei soggetti esposti all’inquinamento atmosferico».

Dati del 2010 riferiscono 223 mila decessi per cancro ai polmoni e 3,2 milioni di morti premature in tutto il mondo.

I principali contaminanti dell’aria citati nella relazione sono:

1) Ossidanti fotochimici, compreso il gas ozono (O3).

L’ozono è un gas dal forte odore, principalmente generato da un ciclo di reazioni fotochimiche tra i gas NOx del traffico stradale e la combustione di combustibili fossili. Nella sua formazione partecipano anche i composti organici volatili (Cov), che aumentano ancora di più i livelli di ozono, e il monossido di carbonio (CO), generato dai Cov. Con l’ozono si producono le cosiddette piogge acide, che sono dannose non solo per gli esseri umani, ma anche per gli animali e l’ambiente.

L’Aea sottolinea in un suo recente rapporto che «l’esposizione all’ozono nelle città è ancora molto alta; nel 2013 il 98 per cento della popolazione urbana nell’Ue è stata esposta a concentrazioni di O3 superiori ai valori guida dell’Oms». Cifre che superano di circa il 15 percento il valore permesso dall’Ue per l’O3, che è meno rigoroso.

Le concentrazioni di ozono danneggiano anche colture agricole, foreste e piante, riducendo i tassi di crescita e di produzione.

2) Anidride solforosa (SO2), un gas prodotto dalla combustione dei combustibili fossili e da altre emissioni naturali.

Secondo l’Aea, le emissioni di anidride solforosa (SO2), «sono diminuite in modo significativo negli ultimi decenni grazie alla legislazione Ue che prevede l’uso di tecnologia di depurazione delle emissioni e di carburanti con minori quantità di zolfo. Nel 2013 solo in pochi casi è stato superato il valore limite di SO2 imposto dall’Unione europea».

3) Monossido di carbonio (CO), un gas prodotto dalla combustione di combustibili fossili, in particolare dalle imprese, mediante ossidazione delle emissioni di particelle organiche volatili (Voc).

L’Aea segnala che le concentrazioni atmosferiche di monossido di carbonio nel 2013 erano relativamente basse.

4) Ossidi di azoto (NOx), come il diossido di azoto NO2, gas generato dal traffico stradale e dalla combustione di combustibili fossili.

«Il diossido di azoto colpisce direttamente il sistema respiratorio e contribuisce alla formazione di PM e O3. Nel 2013, il 9 per cento della popolazione urbana dell’Ue è stata esposta a concentrazioni di NO2 superiori agli standard Oms e Ue, e nel 93 per cento dei casi il valore limite è stato superato in prossimità delle strade urbane» spiega l’Aea.

5) Inquinanti pericolosi (HAP). La Iarc segnala per esempio l’idrocarburo benzene, il 1,3-butadiene, la formaldeide e alcuni acidi. Questi sono generati dai processi chimici della combustione incompleta, e dall’utilizzo di solventi. Il 56 per cento sono generati da biocarburanti, il 17 per cento da incendi, e il 6,9 per cento da prodotti di consumo.

Tra i più noti biocarburanti troviamo il bioetanolo e il biodiesel.

L’Aea indica il benzo(a)pirene (BaP) come agente cancerogeno organico inquinante, indicando che si forma dalla combustione della legna. L’esposizione a questo tipo di inquinamento è molto diffusa, in particolare nell’Europa centrale e orientale. Nel 2013, fino al 91 per cento di questa popolazione è rimasta esposta a concentrazioni superiori al livello stabilito, sulla base dei dati di rischio dell’Oms. Per il livello stabilito dell’Ue, questo significa che un quarto della popolazione urbana nell’Ue è stata esposta, dato che il livello consentito dall’Ue è superiore ai valori di rischio.

6) Vapori di mercurio (Hg), sono altri contaminanti cancerogeni, un esempio è il metilmercurio, generato dalla combustione del carbone.

7) Piombo (Pb), generato da combustione e processi legati al piombo.

«Ci sono stati pochi superamenti dei valori limite e dei valori oggettivi che stabilisce la legislazione Ue», segnala l’Aea.

8) Polveri fini PM2.5, PM10 e TSP, ad esempio: Ioni inorganici (come il solfato); ossidi metallici; materiale carbonioso, compreso il carbonio organico (Co) e carbonio elementare (Ce), generati principalmente da: tempeste di polvere, combustione di combustibili fossili, combustione della biomassa combustibile, emissioni biogene, uso di fertilizzanti, conversione gas-particella.

9) Carbonio organico (Co), tra i quali si distinguono triterpeni, sterani, policiclici aromatici, idrocarburi, levoglucosano (centinaia di specie presenti, non tutte identificate e quantificate), generati in particolare da: particolato fossile e combustione della biomassa combustibile, detriti vegetativi, ossidazione dei composti organici gassosi.

Si stima che le morti per smog nel mondo saliranno a circa 6 milioni entro il 2050, secondo un rapporto pubblicato a settembre dall’Istituto Max Planck.

In media il 5 per cento dei decessi in tutto il mondo sono causati dall’inquinamento da traffico. Questo dato aumenta in alcuni Paesi dell’Europa meridionale.

Il PM

Per materiale particolato aerodisperso si intende l’insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria.

Per riferirsi a questo particolato si usa il termine PM2,5, il quale identifica le particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale a 2,5 µm, dette anche ‘particolato fine’: una frazione di dimensioni aerodinamiche minori di quelle del PM10, che corrispondono a tutte le particelle sospese con diametro compreso tra 2,5 e 10 µm, informa il Ministero de Salute.

«Sorgenti del particolato fine sono un po’ tutti i tipi di combustione, inclusi quelli dei motori di auto e motoveicoli, degli impianti per la produzione di energia, della legna per il riscaldamento domestico, degli incendi boschivi e di molti altri processi industriali».

«Come per il PM10, queste particelle sono caratterizzate da lunghi tempi di permanenza in atmosfera e, rispetto alle particelle grossolane, sono in grado di penetrare più in profondità nell’albero respiratorio umano», indica il Ministero.

Si parla anche di PM2,5 primario, ovvero le sostanze emesse direttamente dalle sorgenti nell’atmosfera, e di PM2,5 secondario, formato attraverso reazioni chimiche fra altre specie inquinanti.

Il documento chiarisce che per «fornire un quadro conoscitivo e rappresentativo dello stato della qualità dell’aria attraverso i dati di concentrazione di PM2,5 in atmosfera», in Italia esistono stazioni di monitoraggio su tutto il territorio nazionale.

Questi dati permettono un confronto tra i Paesi membri della Comunità Europea e, con il D.Lgs. 155/2010 le regioni e provincie autonome possono anche valutare la gestione della qualità dell’aria nell’ambiente.

Le autorità sanitarie informano anche di aver stabilito dei valori limite per il PM2,5 in ogni metro cubico, necessari per la protezione della salute umana. Ma per gennaio 2015 era stato stabilito che si doveva raggiungere una media annuale di 25 µg/m3, con una tolleranza di 29 µg/m3; e per il 2020 abbassarli a una media annuale di 20 µg/m3.

Nel 2010 si è osservato che il 18 per cento delle stazioni di monitoraggio hanno registrato una media annua superiore al valore limite annuale di 25 µg/m3, mentre in 5 per cento delle stazioni «hanno registrato una media annua superiore al valore limite annuale aumentato del margine di tolleranza per il 2010 (29 µg/m3)».

Nelle scorse settimane si sono verificate molte emergenze a causa dell’inquinamento. «L’emergenza smog che si sta verificando in molte grandi città italiane può durare ancora molto e ripresentarsi in futuro in modo sempre più frequente, visto gli effetti che i cambiamenti climatici stanno determinando in ogni parte del mondo: per questo la nostra risposta deve essere coordinata e ‘di sistema’, non in ordine sparso», ha affermato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti in un comunicato.

ALLERGIA E ASMA

Un paio di inquinanti gassosi dall’aria, diossido di azoto (NO2) e l’ozono, contribuiscono «alla crescita senza precedenti del numero di starnuti, naso che cola e dispnea durante la stagione di allergia», rende noto lo studio dell’Istituto Max Planck, pubblicato il 22 marzo su Newswise durante il 249 ° incontro della American Chemical Society (Acs).

Il NO2 proviene dal traffico stradale e dalla combustione di combustibili fossili. La sua presenza nell’aria contribuisce alla formazione e modifica dell’ozono (il componente principale dello smog) e del particolato, e genera inoltre la pioggia acida.

Test e simulazioni di laboratorio a diversi livelli di ozono e diossido di azoto, hanno messo in evidenza che l’ozono ossida un amminoacido chiamato tirosina, che aiuta a formare queste proteine Bet v 1.

«In concomitanza con gli effetti dell’ozono, i ricercatori prevedono che può aumentare la risposta immunitaria del corpo a queste particelle (allergeni), specialmente in ambienti umidi, bagnati e con smog», conclude lo studio.

 
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