Siria, i caccia russi aprono la strada di Aleppo

Tra spaventi e false partenze, l’esercito siriano e i suoi alleati, sotto la copertura dei raid aerei russi, hanno sferrato una grade offensiva contro la città di Aleppo, il cui controllo è conteso dal 2012 da truppe governative e varie bande di ribelli, compreso lo Stato Islamico dell’Isis.  

Per oltre un anno è stata una situazione di stallo: le vie di accesso ad Aleppo da sud sono rimaste sotto il controllo dei ribelli, con i soldati del regime siriano bloccati sulle loro posizioni a diversi chilometri di distanza dalla periferia della città.

Prima della distruzione di proporzioni catastrofiche portata dalla guerra civile, Aleppo era considerata il centro economico della Siria.

Il 18 ottobre 2015 alcuni attivisti dell’Osservatiorio per i Diritti Umani della Siria hanno riferito che circa sessanta persone sono rimaste uccise durante l’avanzata dell’esercito siriano verso Aleppo: stando agli attivitsti, si sarebbe trattato di un attacco sferrato da non meglio definite ‘fazioni belligeranti islamiste ribelli’, durante i raid aerei russo-siriani. Le fonti dell’Osservatorio aggiugono che le truppe che avanzano verso Aleppo siano supportate dall’Iran e da «esperti militari» hezbollah basati in Libano; l’esercito siriano e i suoi alleati, nel fine settimana hanno riconquistato tre cittadine, dopo diverse feroci battaglie in cui sono morti diciassette islamisti e otto soldati. Altri reparti sarebbero invece diretti alla base aerea di Kweires, a est di Aleppo, per contrattacare all’assedio dell’Isis.

Inoltre, domenica scorsa un reparto iracheno sciita operativo in Iraq e Siria, ha pubblicato sul proprio profilo Facebook una foto di due soldati in posa scattata in zona non precistaa nei dintorni di Aleppo: il maggiore generale Qassem Soleimani della Guardia Rivoluzionaria iraniana e il leader della Forza Quds iraniana. Soleimani, secondo il Long War Journal, è stato una figura cruciale «nell’organizzare i combattenti siriani e iraniani e gli hezbollah contro i jihadisti sunniti e gli alleati ribelli in Siria». Il generale, avrebbe infatti «svolto lo stesso ruolo in Iraq, dove ha organizzato, addestrato ed equipaggiato le milizie sciite lungo le linee degli hezbollah libanesi nella guerra contro lo Stato islamico».

Praticamete tenuti a galla dall’appoggio aereo russo, un gran numero di terroristi hezbollah sono arrivati ad Aleppo per unirsi alla battaglia. Il quotidiano britannico Guardian, riporta infatti un commento di un abitante anonimo del quartiere periferico di Beirut Dahiyeh, considetata una roccaforte hezbollah: «Tutti i miei fratelli sono andati laggiù. E’ la prima volta che tutti spariscono così. Stanno addirittura usando i loro periodi di vacanza».

Tre settimane fa, la Russia è intervenuta direttamente in combattimento nel conflitto siriano, unendosi così a Turchia, Iran, Arabia Saudita e Stati Uniti. La Russia ha principalmente portato attacchi aerei contro quelli che definisce «terroristi», cioé combattenti che si oppongono al governo siriano. Già in passato la Russia aveva dato il suo contributo rifornendo di armi sia l’esercito siriano che le milizie armate.

Gli osservatori dei diritti umani hanno una posizione ben precisa nei confronti dell’intervento russo: secondo un loro rapporto, la scorsa settimana i raid aerei nella zona nord di Homs hanno ucciso almeno diciassette civili; una strage più che sufficiente per «aprire un’inchiesta per possibile violazione dei dirtti umani».

Il ministero della Difesa degli Stati Uniti, afferma che i gli attacchi aerei russi (iniziati il 30 settembre) hanno poco effetto in termini di aiuto alle truppe del presidente siriano Bashar al-Assad, e che piuttosto aiutano le truppe Isis nella conquista di Aleppo: «non ho riscontrato niente che indicasse un qualche beneficio per il regime di Assad a seguito degli attacchi russi» ha dichiarato – secondo una trascrizione del 18 ottobre – il portavoce del ‘Centcom’ [Unites States Central Comand, una sorta di Comando Interforze del ministero della Difesa Usa, ndt], colonnello Steve Warren. «Piuttosto, abbiamo visto [lo Stato Islamico, ndr] avanzare grazie ai raid russi.
Il colonnello Warren ha inoltre aggiunto che i raid russi sono stati «irresponsabili» e «indiscriminati».

Domenica scorsa, il Primo ministro Russo Dimitri Medvedev ha dichiarato che – con le sue incursioni aeree – Mosca sta tutelando i propri interessi nazionali, a seguito dei rapporti che hanno indicato come migliaia di combattenti russi sono entrati in guerra a fianco dell’Isis in Siria: «il presidente [Vladimir Putin, ndr] ha detto che “è ovvio che se non eliminiamo questi terroristi laggiù, poi verranno in Russia”» ha concluso Medvedev secondo un virgolettato pubblicato in un sito governativo.

 

Articolo in inglese: www.theepochtimes.com

 
 
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