Danza classica, quando l’arte del respiro è vita

«L’uomo perfetto respira come se non respirasse», diceva il saggio cinese Lao Zi, tanti secoli fa. Un po’ come dire, che il respiro è il segreto più intimo della vita, deve essere naturalmente parte integrante di un essere, e non si deve controllare e né si deve enfatizzare. Una volta che si è imparato a respirare nel modo corretto, come infatti sanno fare i cantanti d’Opera o i ballerini, la respirazione diventa un meccanismo automatico che l’artista, o l’essere umano in generale, applica su di sé senza doverci pensare costantemente, apportando benefici al suo organismo e di conseguenza migliorando i risultati nell’attività artistica o sportiva.

Quante volte, ad esempio in un corso di yoga, si riceve l’indicazione di ascoltare il proprio respiro e di respirare col diaframma, ma poi una volta tornati a casa basta sedersi sul divano davanti alla Tv per dimenticarsi di applicare tutto? Questo perché la corretta respirazione, che è quella diaframmatica, è direttamente collegata a una corretta postura e a un atteggiamento mentale rilassato verso la vita. Ed è anche appurato scientificamente che una corretta respirazione — che non significa respirare in modo eccessivo o in modo affannoso — è a sua volta collegata all’attivazione del microcircolo nei tessuti, e quindi al benessere generale del corpo e della mente.
Si respira bene col diaframma e senza accorgersene, ad esempio, quando si dorme, se ci si è addormentati in una posizione corretta; ma durante il giorno, spesso e volentieri ci si dimentica di mantenere una corretta postura o ci si lascia trasportare da emozioni come rabbia, ansia e paura, e anche la respirazione ne viene influenzata, spesso bloccandosi nella parte superiore del torace.

Lao Zi viveva in Cina, e non è un caso che parlasse anche lui di respirazione: è noto infatti che nell’antica Cina, in ogni genere di attività umana, si poneva molta attenzione alla postura e alla respirazione. Era un normale modo di vivere, e si può solo immaginare come questo potesse riflettersi in maniera positiva sugli studi e nei risultati degli allievi.

Con il tempo, con lo sviluppo industriale e delle nuove tecnologie, tutto il pianeta si è ‘occidentalizzato’, e anche in Cina i ritmi e gli stili di vita sono radicalmente cambiati. Basti pensare all’avvento del computer, e alla necessità di passare la maggior parte della giornata seduti in un ufficio davanti a uno schermo, magari ricurvi sulla schiena, per potersi guadagnare da vivere.
In sostanza, le condizioni imposte dai nuovi stili di vita, hanno pian piano portato l’essere umano a trascurare se stesso e la propria salute. In mezzo al frenetico ritmo di vita odierno, è più facile lasciarsi trasportare da emozioni negative, e questo ci può facilmente indurre a respirare male.
In queste condizioni, secondo gli studi del dottor Kostantin Buteyko, l’organismo umano produce un eccesso di respirazione, andando in iperventilazione. Questo, dal punto di vista scientifico, si traduce in uno scarico eccessivo di anidride carbonica dall’organismo, che è invece necessaria a trasportare l’ossigeno dal sangue ai tessuti.

Fino agli anni 60 anche in occidente, nelle classi delle scuole elementari e nei collegi, c’era il maestro che con la bacchetta spronava a sedersi in maniera composta e con la schiena diritta, come se nel Dna umano fossero ancora presenti i resti di quegli insegnamenti e di quelle abitudini salutari che un tempo erano normali nell’antica Cina.

Ma almeno nelle arti principali, queste buone abitudini sono rimaste. In effetti le arti marziali che si praticano in occidente sono per la maggior parte originarie di quell’antica terra d’oriente, e anche in queste arti si enfatizza spesso la corretta postura, il rilassamento mentale e l’utilizzo del diaframma; un esempio calzante è il ‘Kiai’, il classico grido del Karate, presente in pressoché tutte le arti marziali, dove si concentra la propria energia vitale nel basso addome, per poi farla esplodere all’esterno con una decisa espirazione diaframmatica, per esprimere la massima potenza del colpo durante il combattimento, o in un kata.

Passando alle arti occidentali, nel balletto si enfatizza molto il portamento e la postura e anche la respirazione diaframmatica. Nel Belcanto, la respirazione diaframmatica è alla base della corretta tecnica, e i più grandi cantanti di un tempo ripetevano sempre che si cantava bene solo quando si ‘cantava sul fiato’.

Tornando in oriente, anche la danza tradizionale cinese ha ereditato in maniera diretta gli insegnamenti sulla respirazione dei saggi maestri cinesi delle montagne.
Sul sito di Shen Yun Performing Arts, la prima compagnia al mondo di danza classica cinese (indipendente e con sede a New York) si legge che le componenti principali di questa danza sono «le abilità tecniche, la forma e il portamento».
E proprio il portamento (in cinese ‘Yun’) è l’aspetto cruciale della formazione di un ballerino: «Yun è la sensazione interiore dietro a un movimento. È profondamente collegata alla respirazione del ballerino e allo stato d’animo e riflette unicamente la personalità di un artista».

Mentre a guidare la forma, altro elemento fondamentale della preparazione, è lo ‘spirito’ del ballerino. Il portamento a sua volta, «sottolinea lo spirito interiore, il respiro, l’intento, l’aura personale e la profonda espressione emotiva». Un po’ come dire che spirito e respiro devono essere una sola cosa con l’artista, la persona e il mondo circostante.

Per il direttore artistico di Broadway Josh Prince, che ha assistito allo spettacolo di questa compagnia che ogni anno viaggia in giro per il mondo (e che quest’anno si esibirà in Italia a Milano l’11-12-13 marzo), era come se tutti i ballerini sul palco avessero la capacità di «respirare insieme».

Anche altre danze etniche orientali, come quella coreana, fanno della respirazione – si intende sempre quella corretta, diaframmatica – un elemento essenziale della loro danza. Tutto questo suggerisce che in ogni angolo del mondo, esista un uomo, un’etnia o un popolo, che ‘sa come si respira’, ma a causa di diversi fattori, non riesce più a farlo come vorrebbe in tutti gli ambienti o in ogni circostanza.

Ma a volte, per ricordare e poter riapplicare quello che la natura insegna basterebbe fermarsi ad ascoltarla, in silenzio: forse, tramite il canto del mare e la voce del vento, o il profumo dell’erba e dei fiori.

Un video prodotto da Shen Yun Performing Arts

Il trailer di Shen Yun performing arts

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