Ddl al Senato punisce trafficanti di organi. Cina sotto i riflettori

Il ddl che punisce il traffico di organi è passato in Senato con 212 voti favorevoli e un voto contrario, dopo un lungo rinvio dovuto ai vari eventi politici. Il ddl prevede pene pesanti per chiunque illegalmente commerci e procuri organi provenienti da persone viventi. La legge passerà poi alla Camera per l’approvazione definitiva.

Il mercato nero degli organi ha un giro d’affari che va dai 600 milioni al miliardo e 200 milioni di dollari l’anno. I principali esportatori sono India e Pakistan.

Ma c’è un Paese, la cui pratica spicca per brutalità e organizzazione. È la Cina.

«La Cina è la prima al mondo dopo gli Usa per volume di organi trapiantati», spiega Romani. Eppure «la legge cinese non permette di prendere organi da vittime di incidente in morte cerebrale» e «non esiste un sistema nazionale di donazione». Allora qual è la fonte di questi 10 mila organi l’anno?

«La risposta è drammatica». In Cina, spiega Romani, i prigionieri di coscienza «e in particolare i praticanti della disciplina spirituale ‘Falun Gong‘» vengono uccisi per i loro organi. La questione è già stata oggetto di una risoluzione dell’Onu, del Parlamento europeo e del Senato italiano. «Io, in questo caso parlo di cannibalismo».

«In Italia non abbiamo il potere di fermare questi abusi», ha detto Romani, «ma il dovere di fare ogni sforzo possibile per non esserne complici».

Il ddl prevede delle pene da 3 a 12 anni di reclusione e sanzioni economiche che vanno da 50 mila a 300 mila euro per chiunque commercia, vende, procura organi trafficati illegalmente da persone viventi. Introduce inoltre il reato di associazione finalizzata al traffico di organi destinati al trapianto, punendo anche la pubblicità, la propaganda e gli annunci finalizzati a proporre viaggi per ricevere organi. Medici che promuovono tali viaggi verrebbero inoltre radiati a vita.

Nella discussione si sono espressi i vari partiti, sia di maggioranza che di opposizione. Riguardo alla questione cinese, la senatrice Ivana Simeoni (gruppo misto) ha detto che ci sono «documenti che tolgono ogni dubbio» sulla veridicità del fenomeno e che «il solo pensare a questa mercificazione del corpo umano fa rabbrividire». La Simeoni ha citato il sindaco di Roma Ignazio Marino, che ha proposto il carcere anche per i clienti del traffico.

Il senatore Lo Giudice, del Pd, ha invece raccontato dettagli sulla persecuzione del Falun Gong, al centro del problema degli organi cinese. Membro della Commissione diritti umani, nel dicembre 2013 ha assistito a un’audizione dei membri dell’Associazione italiana Falun Dafa e dell’avvocato canadese David Matas, il quale ha spiegato la relazione tra la persecuzione del Falun Gong e il prelievo forzato di organi per mano dello Stato cinese. La persecuzione, ricorda Lo Giudice, è cominciata nell’anno 1999 sotto l’allora leader cinese Jiang Zemin e a partire dal 2006 David Matas e altri investigatori indipendenti hanno scoperto che i praticanti del Falun Gong venivano utilizzati sistematicamente come fonti viventi di organi.

Il senatore Scillipoti (Forza Italia) ha inoltre evidenziato che, secondo alcune inchieste giornalistiche, l’Isis potrebbe sfruttare il traffico di organi come una delle fonti di finanziamento alle sue attività terroristiche.

 
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