Scorci di un mondo perduto nella prima fotografia cinese

Due uomini vestiti di pelle e pelliccia stanno l’uno accanto all’altro con le gambe larghe e fermamente piantate nel terreno, vicino a un cammello battriano. Tutti e tre guardano dritto nella macchina fotografica e il loro sguardo trascende il tempo e lo spazio. Il mondo cambia sempre più velocemente, e ci si dimentica spesso che i fotografi hanno iniziato a catturarne le immagini solo circa 150 anni fa: grazie a immagini come quella di questi due uomini rudi e segnati dalle intemperie, in viaggio lungo la Via della Seta con un cammello a due gobbe dall’aspetto allegro, si possono immaginare le difficoltà che devono aver incontrato questi commercianti.

La fotografia è stata scattata attorno al 1890 da Sanshichiro Yamamoto, un fotografo giapponese che aveva aperto il suo secondo studio fotografico a Pechino. È una delle 15 mila fotografie della collezione privata di Stephan Loewentheil che raccoglie i primi esempi di arte fotografica cinese.

Loewentheil ha esposto circa 30 delle sue fotografie in occasione dell’Asia Week New York (dal 9 al 18 marzo). La rassegna, dedicata all’arte asiatica, ha coinvolto più di 50 gallerie, 5 case d’asta e i più importanti musei, incluso il Metropolitan Museum of Art. La mostra ‘Masterpieces of Early Chinese Photography’ è stata l’unica dedicata a fotografie rare non in vendita.

Queste fotografie di gusto raffinato e di ottima qualità offrono uno scorcio di un mondo perduto. L’invenzione della fotografia al tempo della dinastia Qing, l’ultima dinastia imperiale della Cina, permise di ritrarre le immagini tradizionali di un Paese che appare oggi decisamente diverso. Le fotografie mostrano schizzi e scampoli di un mondo dal quale è ancora possibile imparare e del quale sarebbe bene fare tesoro.

Loewentheil scelse di collezionare fotografie in parte perché comunicano senza parole: «Superano le Nazioni e le lingue, e tutti possono apprezzarle […] Sono state fatte per parlare senza parole». Sono rimaste pochissime fotografie che testimoniano l’antico passato della Cina e questo rende la collezione di Loewentheil di inestimabile valore.


‘Donna e bambino’, attorno al 1870, dello studio fotografico Pun Lun. Stampa all’albume (Gentile concessione della Stephan Loewentheil Historical Photography of China Collection)

Loewentheil spiega che «a causa di vari fenomeni culturali in Cina, per un lungo periodo nel ventesimo secolo le rappresentazioni delle realtà culturali precedenti sono state etichettate come borghesi o indesiderabili, e in molti casi sono state ignorate se non distrutte». Come antiquario di libri e manoscritti, Loewentheil si imbatte spesso in album fotografici, e compra la maggior parte delle sue fotografie da antiquari privati e a volte dalle maggiori case d’asta.

Quasi tutte le sue fotografie della Cina originariamente erano appartenute a viaggiatori, mercanti, missionari o delegati di altri Paesi, così come ad altri generi di visitatori e migranti: «Volevano portare a casa immagini dei luoghi in cui erano stati, le meraviglie della Cina. Così compravano queste fotografie e le portavano con sé fuori dal Paese. Questi sono gli esemplari che sono sopravvissuti».

MOMENTI NEL TEMPO

Una fotografia dello studio fotografico cinese A Chan (Ya Zhen) mostra due uomini che conversano con naturalezza di fronte a una piccola pagoda. Uno stretto ponte conduce alla struttura, che ha l’ingresso e le finestre spalancate verso l’esterno. La pagoda si fonde perfettamente con gli alberi che la circondano, trasmettendo un senso di serenità. L’immagine ha una bella composizione ed è in condizioni incredibilmente buone. I dettagli dell’immagine sono molto netti, eppure il merito artistico è ancora più encomiabile.


‘Casa d’estate al Tempio della Longevità, Canton’ (1970 ca.), dello studio fotografico A Chan (Ya Zhen). Stampa all’albume (su gentile concessione della Stephan Loewentheil Historical Photography of China Collection).

Lo studio fotografico A Chan operava a Canton (Guangzhou) e non si sa molto dei suoi fotografi: «Questa è un’arte che non ha nulla da invidiare a qualsiasi altra fotografia scattata ovunque in Europa o in America a quel tempo – dice Loewentheil delle fotografie di A Chan – C’erano fotografi cinesi che erano straordinari quanto quelli in occidente, ed è importante che comprendiamo questo».

Il fotografo scozzese John Thomson fu il primo a creare una raccolta fotografica seria della Cina interna, viaggiando in barca lungo il fiume Min. Creò un libro con una tiratura di 80 copie intitolato Foochow e il fiume Min (1873). Sono sopravvissute solo sette serie delle sue fotografie. Thomson non era un ufficiale governativo né un missionario, ma un fotografo professionista che usava il procedimento del collodio umido, una delle prime tecniche fotografiche che utilizzava vetri negaviti e prodotti chimici altamente infiammabili. Per questa ragione doveva viaggiare con molte casse per trasportare le sue attrezzature, che includevano una camera oscura portatile.


‘La grotta del monastero Yuen-Fu’, circa 1873, dal libro Foochow e il fiume Min di John Thomson. Stampa al carbone (su gentile concessione della Stephan Loewentheil Historical Photography of China Collection).

La fotografia intitolata ‘Grotta del monastero Yuen-Fu’ è piuttosto inquietante e misteriosa. Il monastero è abbarbicato su un pendio e si staglia sul cielo nero, e i dettagli dell’immagine sono molto definiti e netti. Mostra la sensibilità e l’abilità di Thomson, che era noto per il suo stile: riusciva a fotografare la vita delle persone mostrandola nella sua naturalezza e spontaneità.

PRESERVARE UN’EREDITÀ

Le fotografie di Loewentheil della Cina passata sono esposte raramente in pubblico e solo in alcune occasioni per gli studiosi. Per conservarle e proteggerle dalla luce, le fotografie sono tenute in scatole, oppure sono protette da filtri anti-UV quando sono esposte per brevi periodi.

Il figlio di Loewentheil, Jacob, con l’aiuto di Stacey Lambrow, sta attualmente producento un libro di fotografie di Thomas Child, che per primo fotografò sistematicamente Pechino nel diciannovesimo secolo.


‘La barca drago’, anni 1870, dello studio fotografico A Chan (Ya Zhen). Stampa all’albume (su gentile concessione della Stephan Loewentheil Historical Photography of China Collection).

Pechino, come altre grandi città nel mondo, ha attraversato enormi cambiamenti, come è evidente dall’edificazione di edifici più nuovi, grandi e alti. Questa crescita ha significato in larga misura la scomparsa di quel modo di vivere – la gente, l’architettura, i monumenti e la cultura – che Child catturò nelle 200 fotografie scattate attorno al 1870. Child visse in Cina per 20 anni. Lavorava alla dogana marittima imperiale come ingegnere e si dedicava alla fotografia sia da amatore che in modo professionale.

‘Il Lama mongolo’ (1870 ca.) di Thomas Child. Stampa all’albume (su gentile concessione della Stephan Loewentheil Historical Photography of China Collection).

«Child imparò la lingua, amava quel Paese. Era buon amico di molte persone a Pechino, che gli fecero conoscere luoghi che altrimenti non sarebbe stato in grado di scoprire».
Fino ad ora hanno acquisito 150 delle 200 fotografie di Child, e prevedono di pubblicare il libro e renderlo disponibile per la vendita entro un paio d’anni.

Stephan Loewentheil ha collezionato fotografie per oltre 30 anni. La sua collezione include 7000 stampe all’albume risalenti al periodo tra il 1850 e il 1912, e 8000 scattate tra il 1920 e il 1940 dedicate all’architettura della Cina, così come una vasta collezione di fotografie americane del diciannovesimo secolo: «Penso che sarebbe interessante preservare la cultura fotografica, in parte perchè ritengo che chi ama la bellezza, l’arte e la verità, ha il dovere di salvaguardarle come un qualcosa di importante».

Per maggiori informazioni, visitare il sito di 19th Century Rare Book & Photograph Shop: 19thshop.com

Articolo in inglese: Glimpses of a Lost World Through Early Chinese Photography

Traduzione di Veronica Melelli

 
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