Sci di fondo, Pellegrino oro mondiale nella sprint. Zorzi: le stesse emozioni dopo 16 anni

Giovedi 23 febbraio, l’Italia sale sul primo gradino del podio ai campionati del mondo 2017 di sci nordico in corso a Lathi, in Finlandia fino al 5 marzo. Federico Pellegrino è medaglia d’oro nella gara di apertura della rassegna iridata dominando quarti, semifinale e finale. Il 26enne valdostano è il primo azzurro di sempre a vincere il titolo mondiale in campo maschile nella specialità sprint, bissando quello femminile conquistato nel 2009 da Arianna Follis.

«Penso sia un sogno, svegliatemi – commenta euforico Chicco intervistato a caldo dallo speaker dell’evento – Oggi tutto il team ha fatto un grande grande lavoro. Penso di aver avuto gli sci più veloci di tutti: grazie a tutti i ragazzi della squadra». In finale, l’azzurro precede atleti del calibro del russo Sergey Ustiogov, argento e del norvegese Klaebo Johannes Hoesflot, bronzo.

Il fondista azzurro più vincente di sempre, e detentore della coppa del mondo di specialità, quest’anno ha potuto contare anche sul supporto e l’esperienza dell’ex campione olimpico Cristian Zorzi: pioniere della specialità, che esattamente 16 anni fa conquistò l’argento mondiale nella sprint nella stessa località finlandese.

Raggiunto al telefono da Epoch Times nella ‘Baracca’ degli skimen, l’ex sprinter azzurro ‘Zorro’, ha commentato l’entusiasmante avvio della sua nuova avventura mondiale.

Come sta vivendo questo momento?

Sono le nove e mezza. [20,30 italiane, ndr]. E siamo ancora qui, 14 persone dentro un container. Stiamo festeggiando… Degli sci per domani non ce ne frega proprio niente.

Oggi è stata una tensione diversa: da atleta la tensione la vivi perché hai qualche dubbio sulle tue prestazioni, mentre come skiman la tensione è fare le cose giuste per ottimizzare la prestazione dell’atleta. Indossiamo le scarpe da fondo dalle sette di stamattina per testare sci e paraffine. Siamo molto stanchi; ma quando si ottengono risultati così si è più contenti, perché le ore passate con gli sci ai piedi per dare la possibilità all’atleta di avere materiale al top sono state molto gratificanti. Vuol dire che si è lavorato bene.

Cosa ci possiamo aspettare adesso da questi mondiali?

Sapevamo che nelle discipline veloci, come nella sprint individuale e a staffetta, avevamo la possibilità di andare a medaglia. E infatti Pellegrino ha vinto. È stato un grande. Siamo sette skimen: pochi ma affiatati. E questa è una buona base di partenza. Anche gli atleti percepiscono questa sensazione di squadra: una volta, quando eravamo tanti atleti forti con molti tecnici, ognuno tendeva a crearsi la sua; adesso è unica per tutti. Pellegrino è un leader… Speriamo di trasmettere questa voglia di far bene anche agli altri ragazzi.

Pellergrino subito dopo l’arrivo ha ringraziato per il lavoro fatto dagli skiman…

Sono contento perché generalmente un atleta ha difficoltà a ringraziare… quando gareggiavo, se vincevo ringraziavo sempre gli skiman, ma quando perdevo non li ringraziavo mai, e quella è una pecca [ride, ndr] perché si cerca sempre di fare il meglio, sia da atleta che da tecnico.

Proprio a lì a Lathi, 16 anni ha conquistato l’argento mondiale…

A un certo punto, prima delle finali, nevicava tanto. Mentre ero fuori a testare gli sci ho detto ai miei colleghi: “Oggi, è una giornata come quando ho vinto l’argento nel 2001, potrebbe portare bene”. Infatti è andata bene! Sono esperienze nuove ma, anche se ho un passato da atleta di alto livello, veder vincere atleti per i quali ho contribuito al risultato l’emozione è la stessa. Allo stesso tempo, però mi sento vecchio, perché se mi guardo indietro sono passati tanti anni, e anche veloci.

Come (e se) è cambiata questa specialità da quando sciava lei?

Le sprint oggi sono molto diverse. Pellegrino è molto più metodico. Gli atleti di adesso sono più legati alla tecnologia. Noi andavamo più a istinto, senza fare calcoli pre-gara. I ragazzi di adesso… specialmente Pellegrino, non lascia niente al caso, controlla tutto dal mangiare al dormire, al vivere giornalmente, al guardare le classifiche e i percorsi. Noi prendevamo gli sci e andavamo sul cancelletto di partenza: si partiva a tutta e non si facevano calcoli. È completamente diverso. Erano i primi anni. La facevano da padrone gli scandinavi. Oggi con la globalizzazione, ci sono anche più nazioni competitive come i paesi dell’est o i francesi, che non avevano la tradizione dello sci di fondo. Una volta si tendeva anche ad andar forte in tutte le specialità; ad esempio c’erano il Krogh o il Northug di turno che andavano forte sia nelle sprint che nelle distance. Allora eravamo in tanti così. Adesso invece ci sono più le specializzazioni e ognuno cerca di esaltare le proprie caratteristiche.

Pellegrino potrebbe essere l’uomo per rilanciare il movimento?

Si, però ci deve credere anche la federazione, che dovrebbe essere più presente a livello nazionale. Riuscire anche a pubblicizzare con i mass media sempre di piu questo bellissimo sport, così da creare più entusiasmo anche a livello giovanile e a livello societario. Ci sono una serie di cose che arrivano fino a un certo punto e poi vanno a perdersi: tanti ragazzini, che vedono Pellegrino e Francesco De Fabiani come idoli, a 17 anni vedono che non c’è un futuro e trovano una strada migliore… un lavoro, una sicurezza per crearsi una famiglia, mentre una volta noi sapevamo che entrando nei corpi militari avevamo uno stipendio garantito.

Sembra che la squadra quindi sia diventata sempre più determinante per ottenere risultati nello sci di fondo?

Si, perché non riesci più a fare certe cose da solo, anche per motivi di budget. L’importante poi è fare tutto con passione, con la quale puoi superare anche la difficoltà dei budget ridotti, e noi italiani siamo sempre stati bravi ad organizzarci in tutti i campi: non solo a livello sportivo ma anche a livello manageriale. E nello sci di fondo, essendo uno sport tradizionale, quello che conta è sempre la dedizione al lavoro. Ci sono nazioni che hanno budget maggiori, e questo paga a livello di squadra. Noi oggi abbiamo pochissimi atleti di alto livello, un po’ per colpa della crisi, un po’ perché non si crede più nel futuro dello sci di fondo, anche da parte anche dei corpi militari.

Ma quanto conta il materiale?

Nello sci di fondo, il materiale pesa per il 70percento in una prestazione. Forse esagero con le percentuali, però credo che senza un ottimo sci anche se sei molto forte non riusciresti a puntare al podio. Il giorno in cui vinci devi essere si in forma – ed essere riuscito raggiungere una condizione ottimale grazie al tuo allenatore – ma nello stesso tempo tutti i tecnici della squadra devono riuscire a fare le cose al 100 percento: sci, paraffina, sciolina; anche il massaggiatore è importante. Basta saltare un passaggio e si spezza la catena.

Le sprint sembrano un po’ in controtendenza con lo sci di fondo, da sempre considerato sport di resistenza per antonomasia, ma hanno guadagnato molto popolarità…

Per entusiasmare il pubblico, le sprint sono state una manna dal cielo. La sprint la puoi portare anche in città. Una pista di un chilometro e mezzo, riesci ad organizzarla anche con la neve artificiale. Quindi riesci ad andare incontro alla gente che non sa cosa sia lo sci di fondo e, se prima era solo per appassionati e per amanti delle gare endurance, adesso anche chi non sa cos’è lo sci di fondo, grazie alla sprint può capire gli sci stretti.

Il prossimo anno ci saranno le Olimpiadi ma si disputeranno in tecnica classica

Siccome si alternano le manifestazioni iridate e olimpiche. Il prossimo anno ci sarà la tecnica classica. La fortuna di Pellegrino è che va forte anche in tecnica classica. Questo crea ottimismo dentro la nostra baracca, perché si può far bene. Certo, ci sono sempre gli scandinavi che la fanno sempre un po’ da padrone. Come una volta, che nelle finali a quattro mi ritrovavo con tre norvegesi. Adesso Chicco (nelle finali a sei) si è ritrovato con quattro scandinavi e un russo. La storia è sempre quella. Cambia leggermente il format. In previsioni olimpiadi partiamo tutti con più entusiasmo. Speriamo di ritrovarci tutti, perché ognuno di noi ha le sue problematiche di vita. Oggi sono qua, ma non è detto anche il prossimo anno.

Ha qualcosa da aggiungere?

Dico sempre: «Forza Italia!».

 
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