Mps salva, paga il governo

Dopo il salvataggio statale, previsto dall’Italia per Mps, la Bce alza il ‘prezzo’, chiedendo 8 miliardi anziché cinque, per il risanamento.

È tutto secondo le regole, sostiene però l’economista Chiara Oldani, che precisa che se una banca è pubblica – come sarà il caso di Mps, dopo l’intervento statale – allora lo Stato deve provvedere a coprire anche i costi delle obbligazioni: da qui deriverebbe l’aumento.

Anche se con ritardo, il salvataggio statale è stato autorizzato dalla Bce e dalla Commissione Europea, in linea con le normative vigenti. L’intervento si è rivelato necessario perché la banca era riuscita a raccogliere solo tre, dei cinque miliardi inizialmente richiesti dalla Bce.

«Molte domande devono ancora avere risposta», afferma però il numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, citato dal Fatto Quotidiano: «I denari statali sono previsti solo come ultima risorsa, pertanto l’asticella è alta», quindi «la banca deve essere finanziariamente sana a livello core» e «i soldi non possono essere usati per coprire perdite che sono già previste». E tutto questo deve «ancora essere attentamente provato».

E se si usasse il denaro pubblico per salvare il Monte dei Paschi, «a causa dell’elevato debito italiano questo dovrebbe essere in ogni caso controfinanziato».

La Oldani, tra l’altro, fa notare che se l’Europa ha autorizzato il salvataggio statale dell’Mps, deve comportarsi in modo analogo per quanto riguarda altre banche.

I guai di Mps risalgono ai primi anni 2000 – spiega l’economista – con l’acquisizione della Banca Antonveneta, «pagata troppo», cosa che ha aggravato i conti di Mps e il suo indebitamento. Molti dei debiti nei confronti dei clienti, 27 miliardi, sono «incagliati» e non hanno solvibilità certa. Per quanto riguarda i soci, l’azionariato è molto diluito, a causa dei ripetuti aumenti di capitali.

 
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