Regime cinese barcolla verso una rivelazione dell’espianto di organi

L’atrocità è stata in bella vista per anni, sebbene il regime cinese abbia cercato di negarla, spiegarla o di trovare qualcuno a cui dare la colpa — qualsiasi cosa purché permetta al Partito Comunista Cinese (PCC) di rimanere illeso.

Dopo il 1999, l’anno dell’inizio della persecuzione del Falun Gong, il numero di trapianti di organi è aumentato significativamente in soli pochi anni, raggiungendo la cifra di 10.000 all’anno, in un Paese che non ha un sistema di donazione degli organi.

Per anni la comunità internazionale, specialmente i gruppi per i diritti umani, hanno criticato la Cina per l’utilizzo di prigionieri giustiziati come donatori di organi. Il regime cinese aveva negato senza mezzi termini l’accusa, ma non aveva fornito alcuna spiegazione sulla fonte degli organi.

Nel luglio 2005, durante la Conferenza Internazionale del Trapianto di Fegato, Huang Jiefu, il vice ministro della Salute Pubblica in Cina, ha ammesso che la maggior parte degli organi proveniva dai prigionieri giustiziati. È stata la prima volta che un funzionario cinese l’ha ammesso. Huang ha ribadito la sua posizione in un’altra conferenza internazionale a Manila nel novembre 2005.

La scelta di fare questo annuncio non può essere stata presa al livello ministeriale. Forse qualcuno al vertice sapeva della raccolta forzata di organi da praticanti del Falun Gong vivi e voleva fornire una spiegazione prima che la fonte degli organi venisse scoperta. O forse il Partito ha semplicemente sentito pressione da parte della comunità internazionale perché spiegasse da dove venissero fuori le 10.000 operazioni di trapianto di organi.

Ma il regime ha incontrato critiche anche su altri fronti. Il numero delle esecuzioni annuali in sé stesso è stato criticato come una violazione dei diritti umani.

L’atrocità verrà svelata, ma rapidamente verrà scaricata sulla testa di un criminale.

Lo Human Rights Watch ha stimato che ogni anno, negli ultimi anni ’90 e nei primi anni del nuovo millennio, il numero delle esecuzioni si aggirava tra le 600 e le 2000 — circa l’80% di tutte le esecuzioni dei prigionieri al mondo. L’affermazione secondo cui gli organi per il trapianto proverrebbero dai prigionieri giustiziati moltiplicherebbe il numero delle esecuzioni di almeno cinque volte.

È probabilmente per questo che ad una conferenza stampa del 10 aprile 2006, Mao Qun’an, il portavoce del Ministero della Salute Pubblica, ha negato di riconoscere ciò che il suo capo diretto, Huang Jiefu, aveva detto, sul fatto che i prigionieri giustiziati fossero la fonte degli organi.

La versione di Mao era che la maggior parte degli organi erano stati donati volontariamente dai cittadini cinesi mentre erano vivi, con solo una piccola parte degli organi che proveniva dai criminali condannati a morte che avevano volontariamente firmato un consenso.

Tale negazione è durata solo sette mesi. Il 18 novembre, la versione inglese del giornale China Daily ha riferito che Huang Jiefu aveva ammesso ancora una volta che la maggior parte degli organi per i trapianti provenivano da prigionieri giustiziati.

Il regime si è mantenuto fedele a questa dichiarazione da allora in poi. Sembra come se qualcuno al vertice abbia infine deciso che la storia degli organi provenienti dai prigionieri giustiziati fosse una scelta migliore rispetto a quella dei donatori di organi inesistenti.

Il cambio di versione è ovviamente collegato alla rivelazione della pratica del prelievo forzato di organi da persone vive, una questione che The Epoch Times ha trattato sin dal marzo 2006. Il regime è stato costretto a fare un passo indietro e ha scelto la dichiarazione un po’ più plausibile, secondo cui i prigionieri giustiziati fossero la fonte principale degli organi.

Da quando nel luglio 2006 è stato pubblicato l’innovativo rapporto d’indagine Bloody Harvest, di David Kilgour e David Matas, il regime cinese è per lo più rimasto in silenzio sulla questione, se non per affermare che la Cina proibisce la vendita di organi umani senza consenso scritto.

Le bande del traffico di organi

Tuttavia, quest’anno, nel mezzo dello scandalo Wang Lijun – Bo Xilai, il regime ha intrapreso alcune mosse strane che l’hanno portato di un passo più vicino a rivelare la fonte degli organi usata nelle 10.000 operazioni di trapianto.

Il 4 agosto 2012, il Ministero della Pubblica Sicurezza ha annunciato che la polizia aveva scoperto 28 bande criminali che si occupavano del traffico di organi. Il 9 settembre, la rivista Caixing ha pubblicato un articolo che descriveva in dettaglio l’udienza di uno di questi casi.

Questo articolo affermava che un criminale chiamato Zheng Wei aveva organizzato una rete. La rete di Zheng cercava un potenziale donatore di organi che voleva vendere uno dei suoi reni, creava una struttura per prelevare l’organo, si procurava dei documenti legali contraffatti dal tribunale, incluso il certificato falso o reale di esecuzione e i moduli di consenso firmati, e trasportava l’organo.

I reni infine andavano a finire nella sala operatoria di un importante ospedale, l’Ospedale 304 dell’Esercito di Liberazione del Popolo (PLA), che è il Primo Ospedale Affiliato dell’Ospedale Generale del PLA, anche noto come l’Ospedale 301. Tutti i leader cinesi ricevono i trattamenti in questo ospedale.

Per un normale criminale, un membro di una banda di strada, creare un sofisticato sistema di trapianto d’organi da sé, sarebbe quasi impossibile.

Secondo il procuratore, Zheng sarebbe stato coinvolto nel business del prelievo illegale di organi per soli tre anni. Ovviamente non poteva avere la conoscenza, il potere o le amicizie per stabilire un tale sistema di fornitura di organi.

Zheng stava semplicemente riempiendo un buco nel sistema esistente. Tre anni fa, Zheng Wei si è incontrato con il massimo chirurgo di trapianti dell’Ospedale 304. Il chirurgo si era lamentato con lui di non riuscire a soddisfare la quota che l’ospedale gli aveva assegnato, a causa di una carenza di organi. La quota viene solitamente stabilita in base alla produzione dell’anno precedente.

Sei o sette anni fa, i centri e gli ospedali specializzati nei trapianti di organi riempivano internet di pubblicità. Molti promettevano un tempo di attesa di due o quattro settimane. Sembrava che ci fossero delle fonti illimitate di organi, in Cina, a quel tempo.

Il caso di Zheng Wei ha ammesso l’esistenza del traffico di organi.

Se Zheng Wei ha cominciato i suoi affari nel 2009, allora la carenza di organi per il trapianto era già diventata un problema a quel tempo.

L’unica spiegazione per la carenza di organi è che dopo la rivelazione del fenomeno della sottrazione di organi dai praticanti del Falun Gong, il regime, o qualcuno nella massima leadership, ha cercato di ridurre o fermare il prelievo di organi dai praticanti del Falun Gong, per lo meno in quei luoghi in cui sarebbe stato facile indagare sul fenomeno e smascherarlo. La catena della fornitura degli organi, che un tempo sembrava senza fine, è stata spezzata, lasciando un vuoto da riempire, per i criminali comuni.

L’articolo di Caixing può essere considerato una risposta alla domanda a cui il regime non ha mai formalmente risposto: da dove sono venuti gli organi? Il caso di Zheng Wei ha ammesso l’esistenza del traffico di organi, il coinvolgimento di un ospedale militare e altre attività illegali che il regime aveva in precedenza negato. Questo è stato un altro passo verso l’ammissione della verità.

Capro espiatorio

Il 28 settembre, il portavoce del regime Xinhua News Agency ha annunciato che Bo Xilai, ex membro del Politburo caduto in disgrazia, sarebbe stato espulso dal Partito e processato in una corte criminale per “gravi crimini”.

Lo stesso giorno, due dei più popolari siti di micro blog in Cina, Sino e Tencent, hanno sommessamente abolito la censura sulla parola che sta per “prelievo da vivi”, cioèhuozhai in Cinese. La parola si riferiva, negli ultimi anni, soprattutto al prelievo di organi dai praticanti del Falun Gong vivi.

In precedenza, durante lo scandalo di Wang Lijun e Bo Xilai, Baidu e Weibo avevano abolito la censura da alcuni termini “sensibili” molte volte. Le parole sono state attentamente selezionate; includevano “4 giugno” (in riferimento al Massacro di Piazza Tiananmen) e False Fire (un documentario premiato che ha provato la falsità dell’affermazione secondo cui dei praticanti del Falun Gong si sarebbero auto-immolati in Piazza Tiananmen il 23 gennaio 2001).

Ma in questi casi, la rimozione della censura non è durata così a lungo come quella successiva al 28 settembre.

Rimuovere la censura su parole selezionate è un facile modo per mandare un messaggio. Invece di dare alla gente pieno accesso all’informazione, permettere la ricerca di alcune parole censurate consente ai Cinesi di vedere i risultati della ricerca senza poter leggere il contenuto.

Vari giorni fa Boxun, un sito web giornalistico in lingua cinese con sede fuori dalla Cina, ha citato una fonte di Pechino che affermava che “il crimine dalla raccolta di organi da persone vive, che i praticanti del Falun Gong hanno sollevato, è più o meno vero”.

Secondo la fonte di Boxun, il crimine ha avuto luogo sotto lo scudo del Comitato per gli Affari Politici e Legislativi ed è stato portato avanti da Gu Kailai, moglie di Bo. Sia Radio France International che l’Apple Daily di Hong Kong hanno riportato la notizia, sebbene non sia stata verificata da altre fonti.

La fonte di Boxun affermava che dopo che lo scandalo di Bo Xilai è stato portato alla luce, Jiang Zemin avrebbe criticato Bo per “crimini contro l’umanità” e per l’aver “sfondato la linea di fondo dell’umanità”.

Jiang Zemin ha iniziato la persecuzione del Falun Gong. Lui stesso è colpevole di crimini contro l’umanità ed è responsabile per la sottrazione degli organi.

Quando il regime ha compreso che le atrocità non avrebbero potuto essere nascoste, ha cercato di creare delle spiegazioni: gli organi vengono dai prigionieri giustiziati. No, aspetta, il crimine organizzato è coinvolto nel traffico di organi.

Allora stesso tempo, quelli all’interno della leadership che vogliono fermare la sottrazione degli organi hanno fornito delle informazioni, facendo sentire i responsabili sempre più a disagio.

Adesso Jiang Zemin e forse altri stanno cercando un capro espiatorio. Se la rivelazione di tale atrocità è inevitabile, allora c’è bisogno di scaricarla rapidamente sulla testa di un criminale. E Bo Xilai sembra essere il malcapitato.

Nel frattempo, il regime comunista in sé controlla i danni, cercando, con scuse, fughe di notizie o capri espiatori, di mantenere in vita il PCC. È tutto un castello di carte, e sta cominciando a vacillare.

Quando il 6 febbraio l’ex capo della polizia di Chongqing, Wang Lijun, si è rifugiato nel Consolato Americano a Chengdu per salvarsi la vita, ha innescato un terremoto politico che non si è ancora placato. La lotta dietro le quinte dipende dalla posizione dei funzionari nei confronti della persecuzione del Falun Gong. La banda dalle mani insanguinate – i funzionari del PCC promossi dall’ex capo del PCC Jiang Zemin allo scopo di mettere in atto la persecuzione – sta cercando di evitare le responsabilità per i crimini commessi e di continuare a portare avanti la persecuzione. Altri funzionari si stanno rifiutando di continuare ad essere coinvolti nella persecuzione. Questi fatti impongono una scelta ai funzionari e ai cittadini cinesi, come alla gente di tutto il mondo: sostenere o opporsi alla persecuzione del Falun Gong. La storia registrerà la scelta di ognuno.

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Articolo in inglese: Chinese Regime Lurches Toward Disclosing Organ Harvesting
 
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