Caso Regeni, la Merkel preme sull’Egitto

È noto come da Angela Merkel sia difficile ottenere sconti. Ma la cosa torna a vantaggio dell’Italia quando chi deve ‘fare i compiti’ è l’Egitto. La Cancelliera e altri capi mondiali, infatti, hanno pressato diplomaticamente il presidente egiziano Al Sisi durante il vertice del G20, e diversi media arabi hanno iniziato a far circolare un’indiscrezione: l’Egitto porterà davanti alla giustizia il responsabile della morte di Giulio Regeni, un alto ufficiale della polizia.

Il nome di questo top cop non è al momento noto, anche se si potrebbe immaginare sia il ‘Macellaio’ (così è soprannominato in Egitto) Khaled Shalaby, capo della polizia criminale egiziana e da più parti ritenuto responsabile di non essere stato del tutto collaborativo nel caso Regeni.
La polizia egiziana da lui capitanata ha infatti più volte proposto tesi non molto verosimili sulla fine del ragazzo, tra cui l’incidente stradale e il rapimento a fine di riscatto (teorie che, tra l’altro, non spiegano le torture).
L’Egitto potrebbe quindi sacrificare Shalaby, peraltro già condannato nel 2003 a un anno di prigione per torture. Ma difficilmente l’Italia si accontenterà di una condanna così leggera.

C’è poi qualche altro segnale positivo, anche se non necessariamente correlato: un consulente legale della famiglia di Regeni, che era stato incarcerato in quanto attivista dei diritti umani, è stato rilasciato una settimana fa. Inoltre, durante gli ultimi colloqui tra investigatori egiziani e italiani, i primi hanno ammesso che la polizia teneva sotto controllo Regeni nel periodo precedente alla sua morte: si tratta di un’ammissione senza precedenti.

COSA È SUCCESSO

Ricercatore appassionato e politicamente attivo, Regeni si stava dedicando allo studio dei sindacati egiziani e teneva frequenti contatti con i venditori ambulanti e il loro sindacato. È opinione comune che questi venditori abbiano uno stretto rapporto con la polizia, a cui forniscono le informazioni di cui vengono a conoscenza, in cambio della possibilità di lavorare senza troppi controlli e fastidi.

Ma Regeni non si limitava a studiare passivamente: secondo il Corriere cercava anche di far ottenere fondi al sindacato e ne sosteneva l’attività, perché riteneva che i sindacati potessero portare a un’alternativa politica al regime di Al Sisi. Avevano avuto un certo ruolo, infatti, nelle rivolte anti-Mubarak.

È chiaro, quindi, come Regeni potesse risultare un personaggio assai scomodo alle autorità. Se un venditore ambulante lo ha denunciato alla polizia, non è difficile pensare che Khaled Shalaby, uno che evidentemente a torturare non ci pensa due volte, lo abbia fatto arrestare, abbia poi cercato di capire se fosse un agente segreto o solo uno studente, e poi, per non lasciare prove, lo abbia ucciso, confidando che sarebbe stato sufficiente inventarsi poi una qualche versione di comodo, come l’incidente stradale. E del resto sarebbe in linea con la figura del Macellaio: Associated Press racconta che una volta Shalaby ha fatto prendere a pugni e poi strangolare un criminale, per poi dire che era morto sbattendo contro un palo. Ma per ora queste sono congetture, la verità rimane tutta scoprire e dimostrare. Ed è questo che si spera avvenga dopo l’intervento della Merkel.

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