Proiezione del film Free China alla Camera dei Deputati

Il film Free China: il coraggio di credere è stato proiettato a Palazzo Marini, presso la Camera dei Deputati. Il documentario, diretto dal regista americano Michael Pearlman e co-prodotto da Ntd Television, racconta la storia di due praticanti del Falun Gong che hanno riparato negli Stati Uniti dopo aver subito la persecuzione del regime cinese, ed aver vissuto torture e maltrattamenti nei campi di lavoro forzato, dove sono stati illegalmente detenuti.

Il prelievo di organi dai prigionieri di coscienza senza il loro consenso è stata l’atrocità più macabra di cui sono stati testimoni indiretti e potenziali vittime.

Gli spettatori si sono commossi per la storia crudele vissuta e per il coraggio valoroso dimostrato dai due protagonisti, Jennifer Zeng, ex membro del Partito comunista cinese e Charles Lee, imprenditore sino-americano. Alla conclusione hanno mostrato grande apprezzamento per la qualità del film e stupore per la completa disconoscenza di un genocidio di tale portata, incredibilmente taciuto dai media e governi internazionali per molti anni.

Ettore Mazzoni, medico epatologo al Policlinico Casilino di Roma, dopo aver condiviso le sue impressioni da esperto in merito alla vicenda degli espianti forzati d’organo, ha affermato che «la libertà è una cosa che dovremmo avere in maniera insita, genetica, costituzionale ma non è così. È una realtà che non è così», commentando amaramente la terribile realtà in cui versa la popolazione cinese, da 60 anni sotto il dominio autoritario di un regime che annovera nella sua storia più di 80 milioni di morti non naturali.

Il film si occupa anche della controversa politica cinese del figlio unico e della persecuzione di migliaia di praticanti del Falun Gong innocenti. Descrive poi la vita quotidiana dei prigionieri nei laogai cinesi, costretti a più di 15 ore di lavoro ininterrotto al giorno, alla catena di montaggio per produrre beni che vengono poi venduti nei mercati occidentali.

Dopo la proiezione il pubblico ha parlato con uno dei protagonisti – Jennifer Zeng – e con il co-produttore esecutivo Kean Wong, che hanno condiviso in video-diretta skype parte del loro lavoro nella creazione del film.

Wong ha raccontato di quando 11 anni fa conobbe Jennifer, dopo che lei aveva terminato la stesura del suo best-seller Testimonianza: la lotta di una donna cinese per la libertà e il Falun Gong, dove aveva raccolto le terribili tribolazioni vissute durante la persecuzione.

Il co-produttore ha descritto anche il momento in cui nel 2009 raccontò la storia di Jennifer a Micheal Perlman, già regista internazionale per Amnesty. Perlman aveva vinto numerosi premi con il suo film Tibet al di là della paura. Wong in quella occasione disse al regista americano: «Se vuoi vedere un Tibet libero in futuro prima dovrà esserci una Cina libera». Lo stesso giorno i due decisero di iniziare la collaborazione per la realizzazione del film.

Una Cina che vive il degrado morale più grave della sua storia fa da teatro alla persecuzione di cento milioni di praticanti del Falun Gong. «Negli anni 50, prima dell’ascesa del Pcc, la Cina era completamente diversa – racconta Jennifer al pubblico, ma adesso – il decadimento morale ad ogni livello influenza anche le scelte del mondo occidentale». È quanto la protagonista del film risponde a chi chiede il perché tale vicenda debba riguardare gli italiani, a migliaia di km di distanza.

«La corruzione morale imperversa nel Pcc e dal momento che il mondo è interconnesso, la persecuzione arriva anche ai cittadini in America, dove una persona può perdere il lavoro a causa dei legami corrotti con la Cina», aggiunge Kean Wong. Ringraziando tutti i volontari e le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questa proiezione privata, il co-produttore conclude dicendo che tra «cinque, dieci anni potremo vedere grandi cambiamenti in Cina grazie ad internet e ai social media, che mettono in contatto diverse parti del mondo, e anche perché in Cina, finalmente, le persone iniziano a muoversi, a farsi avanti». Incita poi anche i presenti ad agire: «Ognuno può fare qualcosa, ognuno ad esempio può contribuire semplicemente postando Free China sui principali social media».

L’uscita pubblica di Free China è prevista nel mondo per il prossimo giugno.

 
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