Primo passo del Parlamento italiano per fermare l’abuso dei trapianti in Cina

Sull’espianto forzato di organi in Cina, la posizione della commissione Diritti umani del Senato è forte e chiara: «L’onere della prova è in capo al governo cinese», ha dichiarato senza mezzi termini il presidente Luigi Manconi.

Dopo la risoluzione del Parlamento europeo del 12 dicembre 2013, che condanna il «sistematico espianto di organi da prigionieri di coscienza non consenzienti» in Cina, anche il Parlamento italiano prende posizione nei confronti delle atrocità che il regime cinese quotidianamente mette in atto contro il suo stesso popolo.

L’occasione è l’audizione presso la commissione del Senato di David Matas, candidato premio Nobel per la pace 2010. Matas, avvocato per i diritti umani, autore – insieme all’ex senatore canadese David Kilgour – di Bloody Harvest, sconvolgente rapporto del 2007 sugli espianti di organi ai danni dei praticanti del Falun Gong in Cina, è una vera e propria autorità in materia di commercio internazionale di organi.

Foto: Simulazione di un intervento di prelievo forzato di organi realizzata da alcuni praticanti del Falun Gong in occasione del convegno internazionale dell’Associazione mondiale per i diritti umani a Cottbus, in Germania, il 14 aprile 2012 (foto: Robert Michael/AFP/Getty Images).

L’atrocità del quadro che Matas delinea ai senatori va al di la di ogni immaginazione. Dal 1999 il Partito Comunista al potere in Cina perseguita milioni di praticanti del Falun Gong (o Falun Dafa), servendosi di metodi che ricordano la peggiore Gestapo nazista: arresti e pene detentive illegali e senza regolari processi, percosse, violenze carnali, torture psico-fisiche e atrocità di ogni genere.

Foto: Praticanti del Falun Gong (conosciuto in Occidente col nome di Falun Dafa) a Pechino prima dell’inizio della persecuzione della disciplina spirtuale da parte del regime comunista iniziata nel 1999.

Grazie ai cinque dolci esercizi fisici della Falun Dafa, i praticanti godono di ottime condizioni di salute e sono quindi i migliori ‘fornitori’ nel traffico internazionale di organi di cui la Cina è indiscusso ‘leader di mercato’: centinaia di migliaia di organi espiantati con la forza a persone in vita, che dopo l’intervento chirurgico vengono uccise e cremate, per non lasciare alcuna prova.

Ma i motivi del perchè una mite e pacifica disciplina spirituale viene perseguitata in tale forma sono ben più profondi di un mero interesse economico.

L’unico ‘crimine’ – perché così è ritenuto dal Partito in Cina – di cui i circa cento milioni di praticanti della Falun Dafa si rendono ‘colpevoli’, è quello di credere e seguire i tre principi di verità, compassione e tolleranza. Il motivo reale, a ben vedere, è semplice e chiaro: l’odio irrazionale che il Partito Comunista ha sempre nutrito verso l’autentica cultura tradizionale cinese e ogni altro genere di espressione di spiritualità propria dell’essere umano.

Foto: Ivana Simeoni Membro Commissione dei Diritti Umani del Senado (Vídeo)

LE PROVE

Dal punto di vista tecnico-probatorio, il lavoro presentato da David Matas alla commissione è puntuale e completo: il regime cinese non solo non ha mai saputo ribattere alla gran quantità di prove e testimonianze raccolte a suo carico dall’avvocato canadese, ma ha fornito spiegazioni contraddittorie e inverosimili; una per tutte è quella che – data la mancanza di una cultura della donazione di organi in Cina – gli organi proverrebbero unicamente dai cadaveri dei condannati a morte. Il rapporto tra le esecuzioni capitali e il volume di organi commerciati dalla Cina verso il resto del mondo ogni anno è approssimativamente di uno a dieci: da dove provengano i restanti nove decimi di organi il Partito Comunista cinese ad oggi non lo ha spiegato.

Per Matas, invece, non ci sono dubbi: provengono dai praticanti del Falun Gong e dai prigionieri di coscienza perseguitati.

Foto: L’avvocato dei diritti umani David Matas, coautore di un rapporto investigativo sui prelievi forzati di organi ai praticanti del Falun Gong in Cina, tiene in mano una copia del rapporto nel corso di una audizione del Parlamento in Canada il 29 maggio 2007 (Epoch Times)

MEDICI E MALATI: LE COMPLICITÀ DEL RACKET DEGLI ORGANI UMANI

La relazione di David Matas, tuttavia, non si limita solo a considerare le colpe del regime cinese. «Dove c’è un’offerta c’è una domanda. Se cala la domanda calerà anche l’offerta», afferma Matas.

Tradotto: se in tutto il mondo non ci fossero tanti medici che fingono di non conoscere la provenienza dei ‘migliori organi sul mercato’ e altrettanti pazienti in attesa di trapianto che – pur di non rispettare le regolari liste d’attesa – sono disposti a pagare qualunque prezzo, il traffico di organi da espianto forzato subirebbe senza dubbio una forte riduzione.

L’avvocato canadese suggerisce di ampliare il campo d’azione del disegno di legge già assegnato in ottobre alla commissione Giustizia del Senato – promosso dal senatore 5stelle Maurizio Romani – che propone pesanti sanzioni per gli intermediari coinvolti nel traffico internazionale di organi. Per fermare questa forma di «neocannibalismo di ‘pezzi di ricambio’ umani» – usando le parole di Romani – è necessario coinvolgere la responsabilità anche di medici e pazienti, sostiene Matas.

Foto: David Matas presenta il nuovo rapporto sul prelievo forzato di massa in Cina al National Press Club di Washington il 22 giugno (Lisa Fan/Epoch Times)

UN PRIMO IMPORTANTE PASSO

L’audizione di David Matas alla commissione Diritti umani e la presa di posizione del suo presidente Luigi Manconi e dei senatori Romani, Ferrara, Padua e Simeoni, sono senz’altro da considerare come un importante atto di coraggio che le istituzioni italiane dimostrano nei confronti del regime comunista in Cina. Da troppi anni, infatti, le classi dirigenti del nostro Paese – e dell’Occidente – sono inspiegabilmente ‘paralizzate’ ogni qual volta si parli di Cina.

L’aver finalmente scoperchiato il pozzo oscuro dell’espianto forzato di organi ai danni dei praticanti del Falun Gong, oltre a annunciare la fine di questa ignominia, può e deve essere di stimolo a una generale presa di coscienza della spirale di degrado e corruzione senza limiti in cui la Cina è precipitata sotto il controllo del Partito Comunista.

 
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