I praticanti del Falun Gong denunciano la brutalità del regime di Pechino

NEW YORK— L’11 maggio, nella prima di una serie di attività pubbliche in questa settimana, più di 200 praticanti del Falun Gong (disciplina spirituale tradizionale cinese) erano in piedi di fronte municipio di New York, ad ascoltare attentamente le testimonianze dei sopravvissuti alla brutale persecuzione della loro pratica in Cina.

Gli otto oratori, che per lo più hanno parlato in cinese con traduzione in tempo reale, provenivano da vari strati sociali che rappresentano i tipici praticanti cinesi del Falun Gong: istruiti, provenienti dalle città e in età matura.

Chi ha sperimentato il Falun Gong riferisce di grandi miglioramenti nella salute come nello spirito, grazie allo sviluppo di un forte senso della moralità e della rettitudine. Nel 1999, anno in cui il Partito Comunista Cinese ha messo al bando la pratica, decine di milioni di cinesi praticavano gli esercizi e leggevano i libri maestro del Falun Gong, Li Hongzhi.

Fra gli interventi degli gli otto oratori è spiccato quello di una donna il cui marito è stato fatto sparire dal regime comunista appena prima di riuscire ad abbandonare il Paese per raggiungerla nel New Jersey; ha parlato poi un facoltoso dirigente di un’industria, la cui posizione sociale non lo ha salvato dalla persecuzione; infine è stata la volta di un’insegnante di scuola elementare, licenziata e costretta al divorzio dalla persecuzione.

Le testimonianze hanno fornito un resoconto dignitoso dei livelli di spietato accanimento che il regime cinese raggiunge nella persecuzione del Falun Gong, e di quanti sacrifici i praticanti del Falun Gong siano disposti a fare per affermare il diritto al loro credo.

Yang Xiaoping, di Shanghai, ha cominciato a praticare il Falun Gong nel 1995; nel 2001 è stato arrestato e condannato a due anni in un campo di lavoro, dove degli spietati criminali venivano istigati dalle guardie a torturare i praticanti del Falun Gong e a fare pressione su di loro per ‘trasformarli’ (costringerli, cioè, a rinnegare il Falun Gong).

Yang ha anche raccontato di tre condannati per consumo di stupefacenti che lo hanno costretto a sedere in posizioni dolorose per ore, mentre affermavano di rappresentare la legge e di agire sotto gli ordini dell’allora leader del regime Jiang Zemin: «Voi praticanti testardi del Falun Gong, vi possiamo inseguire fino alla morte», sosteneva uno dei criminali, «Possiamo farvi qualsiasi cosa vogliamo. Il cielo è il cielo di Jiang, la legge è la legge di Jiang. Veniamo premiati per calpestarvi».

Tang Zhiheng, direttore generale di un’industria di borse nella provincia del Guangdong, ha descritto come la persecuzione colpisca tutti, senza distinzione di classe economica: «[Con l’azienda, ndr] facevamo decine di milioni di yuan all’anno ed ero un uomo di grande successo. In questi 17 anni di repressione comunista sono stato ripetutamente picchiato, mi è stata inflitta una brutale e disumana alimentazione forzata e ho passato due anni di detenzione illegale in un campo di lavoro forzato».

Tang veniva infatti costantemente minacciato, picchiato, privato del sonno e costretto a scrivere un diario sui suoi pensieri per mostrare i suoi ‘passi avanti’ nel rinnegare il Falun Gong.

«I miei compagni di cella temevano che la mia vita fosse in pericolo – ha spiegato – Le guardie dicevano: “Una morte significa suicidio, non abbiamo nulla di cui preoccuparci. Aspetteremo che svenga e poi lo rianimeremo”».

L’insegnante di scuola elementare Wang Fahua ha invece raccontato di come il Falun Gong l’abbia aiutata a superare numerose malattie gravi; ma durante la persecuzione ha dovuto subire violenze e gravi ripercussioni sul piano personale: ha perso il lavoro e il marito ha preteso il divorzio. «Nel breve periodo di un anno, sono stata completamente privata di una vita normale». La polizia l’ha incarcerata sei volte, condannandola poi a due anni e mezzo in un campo di lavoro. Dopo la fine della pena, è stata costretta a partecipare a 20 giorni di un ‘corso’ di lavaggio del cervello: così vengono colloquialmente detti i ‘corsi di rieducazione legali’ in cui le persone vengono obbligate per ore e ore a guardare materiale propagandistico.

I passanti, dopo aver sentito le testimonianze dei praticanti sono rimasti inorriditi della persecuzione in corso in Cina: «È proprio orribile», ha commentato una giovane, «Sapere che ci sono posti nel mondo dove le persone possono venire perseguitate, torturate e imprigionate solo perché vogliono ottenere la pace interiore… Trovo che sia sconcertante».

Artie Sodena, consulente legale che lavora per il Dipartimento dell’Edilizia e per il Dipartimento dei Trasporti di New York, ha criticato con veemenza la repressione del Falun Gong da parte del regime cinese: «Se c’è un Paese che non vuole darvi la libertà addirittura di praticare la meditazione, penso che quel Paese… Non dovrebbe nemmeno essere su questo pianeta».

«Ci sono più di un miliardo di cinesi, è il Paese più grande al mondo. Il Paese più popolato al mondo dovrebbe rappresentare la libertà».

 
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