Percosse e schiaffi ai bimbi, il degradato sistema prescolare cinese

In Cina il sistema per l’assistenza all’infanzia è finito nell’occhio del ciclone dopo che alcuni ‘educatori’ di diversi asili nido sono stati sorpresi in flagrante mentre commettevano abusi su bambini di età compresa tra uno e cinque anni; tutti i casi sono stati denunciati in meno di un mese.

Il primo caso che ha scatenato l’indignazione pubblica si è verificato in un asilo nido a Shanghai: le telecamere di sicurezza mostrano una donna gettare al suolo lo zainetto di una bambina, e spintonare la piccola che cade a terra sbattendo la testa sullo spigolo di un banco. Nelle registrazioni si nota anche un’altra insegnante che costringe i piccoli a mangiare del Wasabi, un condimento molto piccante.
I maltrattamenti hanno avuto luogo in un nido di Shanghai, gestito dall’azienda Ctrip (una delle più grandi agenzie di viaggi online in Cina) per i figli dei suoi stessi dipendenti.
I video degli abusi sono stati pubblicati all’inizio di novembre in un primo momento su Weibo (la versione cinese di Twitter), e la loro autenticità è stata confermata in seguito dall’azienda che ha denunciato di conseguenza l’accaduto alla polizia.

Successivamente sono venuti alla luce anche altri abusi occorsi sempre nello stesso asilo nido a Shanghai, ma risalenti a quattro mesi fa, in cui si vedono bimbi tirati per le orecchie, con pannolini sporchi non cambiati, o ancora costretti a rimanere in piedi in un angolo con i pantaloncini abbassati per punizione.

Oltre all’evidente crudeltà messa in atto, ha contribuito ad accrescere il pubblico sdegno il fatto che l’asilo nido non sia mai riuscito a mettersi realmente in regola attraverso l’ufficio per l’educazione di Shanghai. Secondo il media cinese Sohu, la Ctrip era stata infatti costretta a chiudere il suo nido un mese dopo la sua apertura, nel febbraio del 2016, proprio perché non aveva ricevuto l’approvazione dal governo. L’asilo nido ha riaperto tuttavia a giugno di quest’anno dopo alcune operazioni di esternalizzazione con la Federazione femminile di Shanghai   ̶  che promuove i diritti per le donne e i bambini in Cina   ̶  ma non è mai riuscito a ottenere una regolare autorizzazione.

La polizia ha arrestato quattro persone, incluso il responsabile dell’asilo nido, identificato solo per il suo cognome (Zheng). L’ex vice direttore per le risorse umane della Ctrip, Shi Qi, e quello attuale, Feng Weihua, sono stati sospesi in attesa dell’esito di un’indagine interna alla società.

A catena poi, sono emersi di recente altri casi di abusi su bambini negli asili nido in tutta la Cina. Casi di violenza inaudita anche a Nanchino, dove un insegnante avrebbe ripetutamente picchiato un bimbo di tre anni prima di schiacciargli il capo contro una sedia. Un altro caso di orrore proviene invece dalla provincia di Hubei, secondo quanto riporta il media di Stato Global Times, dove un cosiddetto ‘educatore’ ha rudemente utilizzato lo straccio sporco per il pavimento assieme a dell’acqua fredda per pulire un bimbo che aveva sporcato i pantaloni, mentre lo schiaffeggiava sul volto.

La lista delle atrocità continua con la città di Wuhan, nella Cina centrale, dove a una scuola materna, riporta il 14 novembre il media di Hong Kong South China Morning Post, una bimba è stata presa e tirata per la bocca e schiaffeggiata all’altezza delle orecchie; altri quindici bambini hanno subito allo stesso modo abusi simili. Due giorni più tardi il Global Times ha riportato abusi commessi in due scuole dell’infanzia a Pechino. In totale le scuole dell’infanzia e gli asili nido incriminati sono sette.

La Liens Foundation (una fondazione filantropica con sede a Singapore), descrive il sistema prescolare cinese come uno dei peggiori al mondo. La relazione in questione, dal titolo ‘Starting Well’, nel valutare la qualità del sistema prescolare, posiziona la Cina al 41esimo posto su 45 Paesi, davanti solo a Vietnam, Filippine, Indonesia e India (l’Italia si è piazzata al 16esimo posto, davanti a Repubblica Ceca e Irlanda; gli Stati Uniti al 24esimo posto; al primo posto c’è la Finlandia).

La Cina non fa bene neanche in termini di disponibilità e accessibilità: si posiziona, rispettivamente, 42esima e 45esima. Sempre secondo la relazione, a causa del limitato numero delle strutture prescolari pubbliche e dell’alto costo di quelle private, una famiglia cinese pagherebbe meno per mandare un figlio all’università che in una scuola dell’infanzia.

Secondo quanto riporta il media di Stato cinese People’s Daily, per Pang Lijuan, membro del Comitato permanente del Congresso Nazionale del Popolo (la legislatura cinese ‘sulla carta’), nonché vicedirettore dell’Istituto Cinese per la Formazione Politica, la sfida più grande che la Cina deve affrontare per poter offrire una migliore assistenza all’infanzia, è la mancanza di norme proprio nell’ambito del sistema educativo prescolare. Secondo il funzionario cinese inoltre, la mancanza di fondi governativi, così come di professionalità da parte degli educatori, aggiunto al reddito sicuro di questi ultimi e alla negligenza delle autorità locali, contribuiscono tutti nell’insieme al degrado del sistema prescolare in Cina.

Mentre in Italia il requisito minimo per diventare maestri in una scuola dell’infanzia è un diploma di laurea in Scienze della formazione primaria, in Cina gli standard sono molto più bassi: secondo i dati del 2015 del Consiglio di Stato cinese, solo il 66 per cento degli insegnanti di scuola materna in Cina possiede una laurea o un titolo più alto; nel 2014, solo il 61 per cento ha un certificato per l’insegnamento prescolare, il 17 per cento ha un diploma ma non per l’insegnamento prescolare, mentre il 22 per cento risulta privo di ogni titolo di studio.

In un’intervista a Epoch Times Usa, Li Yuanhua, ex insegnante assistente di Storia alla Capital Normal University di Pechino (specializzata nella formazione degli insegnanti), ha dichiarato che la Federazione femminile di Shanghai e le autorità locali che hanno concesso la licenza all’asilo nido di Shanghai, devono essere ritenuti entrambe responsabili in solido.
Per quanto riguarda l’alto tasso di abusi sui bambini, l’intervistato ritiene che la ragione vada ricercata nella mancanza di moralità nell’attuale società cinese. Li Yuanhua ha spiegato infatti che gli educatori fanno quel lavoro solo per soldi, e non pensano che possa essere utile al futuro dei bambini; così, quando un bambino piange o diventa minimo irrequieto, ‘risolvono’ con minacce o percosse.

Ma questa violenza a danno dei cittadini in assoluto più indifesi e innocenti è un riflesso del comunismo, come spiega un cittadino di Shanghai: «Questo è il socialismo di stampo cinese, del tutto incentrato sul potere. Nella nostra società sembra che vada tutto bene e che sia bellissima, ma nei fatti è una realtà oscura […] Abbiamo accolto con molto favore la visita di Trump in Cina, e apprezzato il suo impegno a migliorare la situazione dei diritti umani nel nostro Paese. Gli affari vengono dopo: quello che è più importante sono i valori e i diritti umani».

 

Articolo in inglese: Abuse at Seven Childcare Centers Exposes Broken Pre-School System in China

Traduzione di Alessandro Starnoni

 
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