Yuan, mai moneta di riserva

Quando un giocatore diventa troppo forte e troppo importante, chi non è in grado di affrontarlo invoca l’arrivo di uno sfidante: Questo è vero per lo sport, per gli affari e persino per le valute.

Quando è stato introdotto l’euro, considerato che il dollaro è così forte e importante, i Paesi più piccoli ne sono stati felici: la moneta europea si proponeva, infatti, di controbilanciare il dollaro o addirittura di sfidarne la supremazia. Nella realtà, è successo che l’euro ha funzionato come controbilanciamento, ma non è mai riuscito a prendere il posto del dollaro come principale riserva valutaria: secondo Swift Payments, l’euro è usato nel 30 percento di tutti i pagamenti globali, mentre il dollaro è al primo posto con il 40 percento.

Che dire allora dello yuan, la valuta cinese che secondo la banca d’investimento Hsbc sarebbe diventata, entro il 2015, la terza più utilizzata nel commercio mondiale? Sarà forse lo yuan lo sfidante finale del dollaro? In realtà, non si direbbe.

Solo il 16 percento del commercio cinese impiega lo yuan (o renminbi, Rmb) e, nella classifica globale, si posiziona al sesto posto per utilizzo, con solo l’1,78 percento, dietro il dollaro, l’euro, la sterlina, lo yen e persino il dollaro canadese.

In realtà, la leadership cinese non ha mai affermato di voler far prendere allo yuan il posto del dollaro: sono stati principalmente i suoi ‘fan’ occidentali come la Hsbc, che, osservando la crescita economica cinese, hanno pensato che anche la sua valuta sarebbe stata capace di simili exploit.
Molti opinionisti hanno anche pensato che lo yuan avrebbe avuto un ruolo maggiore dopo l’elezione di Donald Trump: proprio a novembre Daryl Guppy, amministratore delegato della piattaforma di formazione sul marketing finanziario Guppytraders, affermava alla Cnbc: «Il dollaro Usa non è più l’unica oasi sicura, c’è un’alternativa: il renminbi».

LE QUALITÀ DI UNA BUONA RISERVA

Che ingredienti ci vogliono per ottenere una buona valuta di riserva mondiale? Lo yuan sarà mai all’altezza? E il regime cinese intende davvero portarlo a rimpiazzare il dollaro? Secondo un articolo della banca d’investimento Natixis, ci sono quattro funzioni che una valuta di successo deve svolgere, sia per il settore privato che per quello pubblico.

La prima è essere un mezzo di scambio. Per quanto riguarda i pagamenti del settore privato, si è già visto che la quota del Rmb è minuscola rispetto a quella dell’euro e del dollaro, persino la quota di Rmb usata nel commercio e negli investimenti nella stessa Cina è relativamente piccola e non sta più crescendo.
I pagamenti nel settore pubblico, tra governi e banche centrali, sono condotti attraverso le linee di swap della banca centrale, che permettono alle banche di vari Paesi di emettere moneta che non sia la propria: per esempio, durante la crisi finanziaria del 2008, la Federal Reserve ha fornito alle banche centrali mondiali 620 miliardi di dollari in liquidità. Le linee di swap della Cina ammontano a 430 miliardi di dollari, ma non vengono usate praticamente mai.

La seconda funzione è essere una riserva di valore, in modo che gli attori privati, per preservare il loro potere d’acquisto, possano investire il loro denaro in asset legati allo yuan, come azioni e bond. Ma solo lo 0,8 percento del capitale cinese è in mano a stranieri e, in quanto ai bond cinesi, solo poco più del 2 percento sono posseduti da stranieri. Inoltre, dal 2014 i depositi e i prestiti di banche straniere in Cina sono andati diminuendo.

Zhou Xiaochuan, governatore della Banca popolare cinese.(Feng Li/Getty Images)

Per quanto riguarda le riserve di valore del settore pubblico, ovvero le banche centrali globali che detengono valute straniere, la quota dello yuan alla fine del 2016 era dell’uno percento, nonostante la sua ammissione ai diritti speciali di prelievo (Sdr) del Fondo monetario internazionale (Fmi), mentre il dollaro fa ancora la parte del leone, con il 64 percento.

La terza funzione è la cosiddetta unità di conto: questo significa che la moneta viene utilizzata per le fatture commerciali; tuttavia, anche l’Australia, pur essendo tra i maggiori partner commerciali della Cina, esporta verso questo Paese un fatturato in Rmb di solo 0,5 percento.

Per quanto riguarda l’unità di conto ufficiale, un altro Paese dovrebbe ancorare la propria valuta al Rmb ma, visto il conto capitale relativamente chiuso della Cina, questo non è ancora avvenuto. Per lo meno ora il Rmb è parte degli Sdr, che fungono da unità di conto per l’Fmi, ma il suo peso percentuale è di solo 10,9.

Infine, la valuta deve aver sviluppato i mercati del reddito fisso, in cui i pagamenti possano venire versati sottoforma di depositi bancari o bond. Ma nonostante l’emanazione di obbligazioni societarie cinesi sia forte, gli stranieri per ora non le comprano, e il mercato dei bond del governo cinese rimane piccolo rispetto a quelli degli Usa e dell’Europa.
In più, i depositi bancari in Rmb nei cosiddetti centri di smistamento globale sono in caduta: a Hong Kong, per esempio, solo il 5 percento di tutti i depositi bancari sono in Rmb, e il 37 percento in dollari.

Questo, tuttavia, non dispiace granché al regime cinese; piuttosto dispiace ai suoi ‘fan’ occidentali. I cinesi hanno sempre preferito una valuta internazionale (cioè gli Sdr) al posto del dollaro, come ha affermato chiaramente il governatore della banca centrale cinese Zhou Xiaochuan nel 2009: «Il desiderabile obiettivo di riformare il sistema monetario internazionale, quindi, consiste nel creare una valuta di riserva internazionale disconnessa dalle singole nazioni».

Disconnessa dal dollaro, quindi, ma anche dallo yuan.

Articolo in inglese: Why the Chinese Yuan Won’t Be the World’s Reserve Currency

Traduzione di Vincenzo Cassano

 
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