Oltre la violenza: la vera propaganda dell’Isis

Nonostante siano le crude immagini delle decapitazioni, crocifissioni e immolazioni compiute dallo Stato Islamico (Isis) a rimanere nella mente degli Occidentali, la verità è che la maggior parte della propaganda del gruppo riguarda invece la vita civile. Lo sostiene un think tank che ha studiato i terroristi su internet.

Un nuovo studio della Fondazione Quilliam, un gruppo anti-estremisti, allontana il binocolo dalla direzione verso cui i media l’hanno puntato – ovvero gli atti di brutalità – enfatizzando invece l’importanza di comprendere la strategia a lungo termine del gruppo.

L’Isis avrebbe creato più di 1.100 prodotti propagandistici tra il 17 luglio e il 15 agosto di quest’anno: foto, video, dichiarazioni audio, notizie, saggi teologici e altro. In media, vengono creati 38 prodotti di propaganda ogni giorno in un’operazione «senza rivali» che si estende dall’Africa Occidentale all’Afghanistan e che funziona 24 ore su 24.

La produzione civile del gruppo si concentra principalmente sui servizi locali, sulla religione e le attività economiche. Tra le lingue utilizzate ci sono l’arabo, il tedesco, l’inglese, il russo, il curdo e il francese.

Sebbene la violenza sia frequente nelle foto dell’Isis – contro persone ritenute dei nemici, ma anche contro cittadini accusati di crimini – più di metà della propaganda si focalizza sulla visione idealizzata della vita da parte dell’Isis.

«Mostrano i ‘foreign fighters’ occidentali seduti insieme su collinette verdeggianti e in parchi pieni di bambini, mentre si appellano agli estremisti a casa perché si uniscano a loro nella terra del ‘califfato’», afferma lo studio della Quilliam, firmato dal ricercatore Charlie Winter. «Molti altri sono emersi nel resto dell’anno; mostrano sostenitori arabi che cantano e bevono tè insieme durante la istirahat (pausa), invitando euforicamente i loro patrioti a raggiungerli alla ribat (frontiera)».

In questo mese, l’Isis ha pubblicato foto di due nuovi parchi a tema per bambini. Secondo gli analisti sarebbe un tentativo di allontanare l’attenzione dai continui conflitti che pervadono i territori dell’Isis. I bambini vengono mostrati mentre si godono una serie di giri per esempio sulle tazze da tè rotanti, o su una ruota di ferro, o su un treno in miniatura. I parchi si trovano a Fallujah, in Iraq e a Raqqa, in Siria, secondo il gruppo di attivisti ‘Raqqah is Being Slaughtered Silently’.

Le foto potrebbero essere parte di quella che la Quilliam descrive come la «narrazione utopistica» dell’Isis, che è il loro tema principale di propaganda. Più del 52 per cento dei loro prodotti trattano principalmente quel tema.

Da quando lo Stato Islamico ha preso il potere nel 2014, ci sono stati dubbi sulla legittimità e sulla credibilità delle sue affermazioni. L’Isis ha reagito proponendo una immagine della vita che sembra tranquilla e normale, secondo la Quilliam. Può anche essere visto come un tentativo di aggraziarsi le popolazioni locali della Siria e dell’Iraq.

Haroro Ingram, un ricercatore presso la Coral Bell School of Asia Pacific Affairs dell’Università Nazionale Australiana di Canberra, ha detto in una recente intervista che le potenze occidentali stanno facendo un pessimo lavoro nel contrastare la propaganda dell’Isis.

«I governi occidentali non dovrebbero cedere alla fretta di lanciare una campagna di proselitismo opposta a quella dell’Isis (e di altri gruppi islamisti militanti) […] Dopotutto, perché chi aderisce a una particolare fede dovrebbe dare qualche credbilità alle opinioni ideologiche di chi è al di fuori della loro fede», ha detto al blog Musings on Iraq.

Anche i tentativi di contrastare il reclutamento dell’Isis sono stati insufficienti, secondo Ingram: «Gli sforzi occidentali nel contrastare la propaganda dell’Is [Isis] sono stati in genere piuttosto inefficaci. Come molti, penso che il video sarcastico ‘Benvenuto nello Stato Islamico’ creato dal Dipartimento di Stato [degli Usa] sia un chiaro esempio di anti-propaganda», osserva Ingram.

Gli Stati Uniti e i vari alleati dovrebbe riprovare a sfidare il messaggio chiave dell’Isis, cioè la sua presunta capacità di «rispondere praticamente alle necessità dei sunniti appellandosi a fattori pragmatici, come la sicurezza, la stabilità e la vivibilità».

 

Articolo in inglese: http://www.theepochtimes.com/n3/1876392-whats-behind-isiss-enormous-propaganda-war/

 
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