Ogm, il dibattito inizia dove finisce la scienza

Gli oppositori e i sostenitori degli alimenti geneticamente modificati hanno chiesto l’intervento della scienza a sostegno delle loro argomentazioni, ma questa non ha una risposta definitiva.

Valutare i rischi e i benefici degli organismi geneticamente modificati (Ogm) non può dipendere dalla sola scienza, almeno per il momento.

Negli ultimi due anni, la National Academies of Sciences, Engineering and Medicine (Nas) ha lavorato su un documento che doveva diventare l’analisi più esaustiva della scienza degli Ogm in agricoltura.

Il rapporto di 400 pagine, pubblicato all’inizio di quest’anno, copre tutti gli aspetti: dalla sicurezza alla regolamentazione delle questioni politiche e socio-economiche. È probabile che sia il contributo migliore che la scienza abbia mai dato per risolvere l’annosa questione degli alimenti geneticamente modificati. Ma questo studio avrà in sostanza un vero impatto sul dibattito sugli Ogm?

Jack Heinemann, professore di genetica presso l’Università di Canterbury in Nuova Zelanda afferma: «Non proprio. Sarà utile per l’informazione, ma finora, vedo che è stato citato in maniera selettiva solo per sostenere posizioni preesistenti».

Heinemann è stato etichettato ‘anti-Ogm’, pur essendo un ingegnere genetico. A contrario, Henry Miller, ex revisore della Food and Drug Administration, è stato bollato come sostenitore dell’industria Ogm: ora lavora per il think tank della Hoover Institution. Heinemann e Miller sono però d’accordo sull’impatto che avrà il rapporto del Nas.

«L’impatto probabilmente sarà minimo», ha dichiarato Miller in una e-mail. «L’inchiesta è lungi dall’essere definitiva per diversi aspetti, e, a causa dell’ambiguità dovuta all’ambivalenza di interpretazione di certi dati ,molti suoi aspetti saranno usati da diverse persone e organizzazioni per argomentare le rispettive posizioni». Entrambi gli esperti hanno un comune punto di vista: almeno per qualche associazione di categoria e per alcuni gruppi di ambientalisti il report verrà utilizzato a supporto delle posizioni che avevano prima.

L’American Seed Trade Association ha rilasciato una dichiarazione secondo la quale i risultati del rapporto «rafforzano quello che si è sempre saputo: le colture GE sono sicure» Ge, o geneticamente modificate, è un altro termine per indicare gli organismi che sono stati modificati a livello genetico.

Nel frattempo, l’Environmental Working Group ha dichiarato che il rapporto ha determinato «un passo importante nel richiedere alle industrie alimentari e agricole di aumentare la trasparenza per quanto riguarda gli alimenti Ogm».

DUE FRONTI

La questione della modificazione genetica degli alimenti è stata oggetto di controversie da quando i prodotti Gm sono entrati nel mercato all’inizio degli anni ‘90. Si sono così formati due fronti, da un lato i gruppi orientati alla salvaguardia dell’ambiente che si oppongono all’utilizzo degli Ogm e dall’altro l’industria degli Ogm che vuole assolutamente promuoverlo.

Tutti e due gruppi hanno fatto un ottimo lavoro per screditare i propri avversari e a quanto pare, non rimane fonte di informazione che non sia stata etichettata pro – o anti – Ogm.

Il giorno prima dell’uscita del rapporto del Nas, un’associazione senza scopo di lucro a difesa dei consumatori (a sua volta etichettata come anti-Ogm) ha pubblicato un documento che metteva in discussione la credibilità del Nas.

L’associazione no-profit, Food & Water Watch, ha elencato infatti le aziende Ogm legate a 11 dei 20 membri del comitato che autorizzava il rapporto del Nas. Alcune settimane dopo, Miller ha segnalato un altro membro della commissione per il suo «passato da attivista per l’ingegneria anti-genetica».

Perduta in questa bagarre, la scienza in materia di Ogm ha tentato di aiutare entrambe le parti non ancora del tutto soddisfatte.

Ad esempio, la GmWatch, un’organizzazione ambientale etichettata come anti-Ogm, ha accusato il rapporto Nas di essere una documentazione ‘sandwich’, cioè di includere nel rapporto informazioni critiche sulle colture Gm, mantenendo comunque una posizione di apertura e concludendo in maniera positiva in favore degli Ogm.

Nel frattempo, Miller ha sostenuto che il rapporto non è riuscito ad affrontare «l’eccessiva regolamentazione non di stampo scientifico» imposta al settore delle colture Gm.

Eppure, il rapporto sembra ostinato nell’evitare risposte chiare su argomenti generali, affermando che «le dichiarazioni troppo generiche sulle colture Gm sono problematiche proprio perché le questioni che le riguardano sono multidimensionali».

Mentre sia i sostenitori che gli oppositori degli Ogm possono permettersi affermazioni prive di dettagli, la scienza invece non può farlo; questo riflettere la sostanziale differenza tra scienza e l’essere a sostegno di una causa.

UNA CAUSA AL DI LÀ DELLA SCIENZA

Stephen Benner, biochimico che, tra le numerose attività in cui è coinvolto (aiuta anche la Nasa nella ricerca di vita su altri pianeti) in un articolo scrive: «È importante per gli scienziati sottolineare che l’incertezza è un punto focale per la scienza e che invece la difesa di una causa è per essa alquanto distruttiva». Le sue osservazioni non riguardavano in modo particolare la scienza degli Ogm, ma si applicavano alla scienza in generale. E ha continuato dicendo: «Quando uno scienziato diventa un ‘sostenitore’, perde il potere di usare la disciplina scientifica per discernere la realtà».

Il dibattito sugli Ogm deriva per lo più da valori e credenze, piuttosto che da principi scientifici; ed è improbabile che cambi.

Il rapporto del Nas sostiene che «esistono limiti su quanto si può sapere degli effetti sulla salute di qualsiasi alimento, sia se si tratta di non-GE o di GE» e ancora, il documento va al di là della sicurezza alimentare prendendo in considerazione anche i valori culturali e sociali, eludendo completamente il giudizio scientifico.

Heinemann sostiene: «Molto poco di ciò di cui stiamo parlando è scienza. Invece di parlare di scienza, stiamo parlando di tecnologia e della sua integrazione nella società». Heinemann ha così spiegato la differenza: la scienza non deve necessariamente tradursi in un prodotto, cioè in qualcosa di pratico e di vendibile, ma la tecnologia invece può farlo. Continua affermando: «La scienza ne è solo una piccola parte». Succede quando la ricerca genetica fatta dagli scienziati resta in laboratorio, ma è un’altra cosa quando le scoperte effettuate servono a creare prodotti che le industrie vendono.

Un esempio di difesa che va contro la scienza è quello che è accaduto nella storia dell’industria del tabacco. Ci sono voluti decenni in cui la scienza ha lavorato a sostegno di indicazioni sulla salute contro il fumo. Mentre molti effetti del fumo nocivi alla salute possono essere reversibili se si smette di fumare, se gli Ogm risultassero avere effetti negativi a lungo termine, non sarebbe semplice invertire la situazione.

OGM: STRADA SENZA RITORNO

Fin da quando gli Ogm sono stati introdotti, uno dei principali argomenti a loro sfavore è stata la potenziale irreversibilità. È stato in effetti provato che le colture geneticamente modificate diffuse in natura sviluppano e tramandano i propri geni modificati. Cynthia Sagers, ecologo presso la University of Arkansas, nel 2010 al Nature ha dichiarato: «L’entità di questo passaggio è senza precedenti».

Eppure il rapporto del Nas ha concluso che le ricerche sulla diffusione in natura delle piante Gm non ha, finora, causato alcun problema per l’ambiente. Anche la conclusione del rapporto in tema di sicurezza alimentare dei Gm ha avuto lo stesso risultato.

Gli autori del rapporto hanno dichiarato di «non essere riusciti a trovare prove convincenti sugli effetti negativi sulla salute direttamente attribuibili al consumo di alimenti transgenici». Heinemann osserva che però «non significa che non esista alcuna evidenza di potenziali effetti negativi sulla salute», e secondo la sua opinione la conclusione del Nas vuole essere ‘rassicurante’.
Tuttavia, la relazione ha riconosciuto che non esistono studi a lungo termine sul consumo da parte degli esseri umani di alimenti geneticamente modificati.

E anche se gli scienziati conducono studi a lungo termine, la relazione rileva che è molto difficile condurre un efficace «isolamento degli effetti della dieta» degli esseri umani da tutti gli altri fattori che potrebbero avere un impatto sulla salute. Inoltre, secondo il rapporto, i test sugli Ogm «potrebbero non tener in conto di tutti gli allergeni». La questione sugli Ogm rimane quindi aperta per identificare gli impatti che non sono stati ancora scoperti.

I sostenitori degli Ogm a lungo hanno sostenuto che i soli rischi potenziali non sono sufficienti a fermare il progresso tecnologico, che potrebbe portare a scoperte rivoluzionarie (per esempio, la promessa di colture resistenti alla siccità, ai parassiti e tutto ciò che potrebbe ostacolarne la crescita, in teoria per porre fine alla fame nel mondo).

I critici, d’altra parte, sostengono che non è possibile mettere in pratica la maggior parte delle scoperte promesse e che, in vista di un ipotetico progresso, non vale la pena rischiare di interferire irreversibilmente con la natura, provocando potenziali effetti nocivi a lungo termine sugli esseri umani.

COS’È UN RISCHIO ACCETTABILE?

La relazione riconosce che non sono necessariamente gli scienziati a definire il livello di rischio per una popolazione che è disposta ad accettare. Si dice che «quello che è accettabile per natura è un concetto di valore di carico» che, in parte, dipende dalle «valutazioni della società»,

La decisione di far rispettare le leggi in materia di etichettatura degli Ogm, ad esempio, non è del tutto basata sugli studi scientifici che mostrano gli effetti in un modo o nell’altro, ma su persone che valutano i rischi potenziali dei Gm e degli alimenti non geneticamente modificati. L’etichettatura degli Ogm è obbligatoria nell’Unione Europea e in molti altri Paesi; il rapporto Nas afferma che questa scelta non si basa su quanto rinvenuto dalla scienza, ma piuttosto sul ‘diritto al sapere’ fortemente radicato nei valori dei diritti umani.

Nel dicembre del 2014 l‘Associated Press-GfK ha effettuato un sondaggio dal quale si è scoperto che il sessantasei per cento degli americani ha preferito l’etichettatura dei prodotti alimentari geneticamente modificati, mentre solo il 7 per cento si è opposto all’idea.

La prima legge obbligatoria sull’etichettatura degli Ogm negli Stati Uniti (in vigore nel Vermont dal 1° luglio e adesso sostituita da un nuovo disegno di legge) impone che i Gm debbano essere etichettati per «la salute di tutti, per quella personale, religiosa e per ragioni ambientali».

D’altra parte, Miller ha dichiarato che i valori e le credenze hanno nulla a che fare con questa faccenda. Ha accusato quindi l’opposizione agli Ogm di basarsi sulla paura di ciò che non si conosce, sull’ignoranza e sul ‘marketing negativo’ fatto dal settore del biologico.

Secondo Lennart Sjöberg, docente presso il Centro di ricerca sui rischi alla Stockholm School of Economics, parlando in generale, di solito è proprio la mancanza di conoscenza il motivo per cui la gente considera le cose più (o meno) rischiose. In una pubblicazione del 1999 aveva scritto che «le persone non sono poi così disinformate sui rischi»; sottolineando anche che la percezione del rischio non varia di molto in relazione al livello di conoscenza che una persona possiede. Anche se si è un esperto in un certo campo, il conflitto continua a esistere proprio a causa della natura fondamentalmente incerta della scienza empirica, Sjöberg infatti conclude scrivendo: «In una stima di rischio empirico rimangono comunque delle incertezze».

La gente può ‘spostare l’asticella’ del rischio verso l’alto o verso il basso per diversi motivi: ad esempio la pressione esterna, gli interessi, l’opinione politica o in relazione a quanta capacità di controllo sente di avere.

«Un buon esempio è l’alcol», spiega Sjöberg. Le persone sentono di poter controllare quanto bevono, i rischi annessi al bere sembrano essere sotto controllo. Nel caso degli alimenti Ogm, tuttavia, i consumatori hanno poco o nessun controllo sugli organismi geneticamente modificati.

«Da quando gli Ogm sono entrati nel mercato 20 anni fa, siamo stati tenuti all’oscuro del fatto che i cibi con cui alimentiamo le nostre famiglie contengono Ogm» afferma il sito Just Label It, sostenitore di una campagna di etichettatura degli alimenti Gm. Non importa quello che gli scienziati possono dire, sembra che i consumatori si sentano ancora in diritto di avere una scelta tra cibo Gm e non Gm.

TERRENO COMUNE

Mentre gli argomenti al di fuori della scienza esercitano così potente influenza sul dibattito sugli Ogm, non che significa gli scienziati non hanno alcuna voce in capitolo. La valutazione dei rischi è frutto della collaborazione tra gli esperti e il pubblico.

Paul Slovic, un professore di psicologia presso la University of Oregon, studia la percezione del rischio da decenni, e ha dedotto che la comprensione da parte del pubblico del rischio è «molto più ricca di quella degli esperti, e riflette preoccupazioni legittime in genere omesse nelle valutazioni di rischio degli esperti».

Gli esperti a volte possono assuefarsi ai rischi attraverso una lunga esperienza e possono anche sentire un maggior grado di controllo sui rischi che il pubblico in generale, ha osservato Sjöberg.

«Nel sentire comune, esistono sia saggezza che l’errore» dice Slovic, «Ogni parte, esperti e pubblico, ha qualcosa di valido per contribuire. Ogni parte deve però rispettare le intuizioni e l’intelligenza altrui».

 

Articolo in inglese: Where Science Ends and the GmO Debate Really Begins

Traduzione di: Valentina Schifano

 
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