Nuova lettera di Gao Zhisheng, l’avvocato cinese dei diritti Umani contro la »banda di criminali del Pcc»

Gao Zhisheng, il celebre avvocato cinese per i diritti umani, conosciuto come ‘La Coscienza della Cina’ e candidato al premio Nobel, è stato imprigionato e torturato più volte per aver difeso i diritti umanitari nel suo Paese. Benché sia sempre sorvegliato dalla polizia, ha scritto recentemente una lettera a Epoch Times per informare che avrebbe fatto uscire clandestinamente dalla Cina due manoscritti che saranno pubblicati il prossimo anno. 
Nella lettera, Gao Zhisheng parla anche dell’intenzione di procedere in giudizio contro il Pcc alla fine del 2017 per crimini contro l’umanità. Non definisce i dettagli di quello che lui chiama «tribunale speciale», e rimanda i lettori ai due libri che saranno pubblicati tra un anno.

Nel 2001, Gao Zhisheng era stato indicato dal Ministero per la Giustizia cinese come uno dei migliori avvocati cinesi. Ma quando ha cominciato a occuparsi di casi legati a fatti politici, in particolare a quelli riguardanti i praticanti del Falun Gong perseguitati e torturati dalla polizia del Pcc, Gao Zhisheng è diventato lui stesso una vittima. Prima la sua carriera e poi la sua salute sono state enormemente compromesse.

Dopo aver visitato diverse zone della Cina per condurre la sua inchiesta sulla persecuzione del Falun Gong – una pratica tradizionale di qi gong fondata sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza e che comprende anche degli esercizi di meditazione – Gao Zhisheng ha scritto tre lettere aperte al Partito comunista, per condannare la campagna di repressione contro il Falun Gong. I praticanti di questa disciplina sono infatti vittime di una spietata  persecuzione iniziata nel 1999 in Cina per ordine del dirigente del Partito di allora, Jang Zemin, che ha fatto di questa campagna una crociata personale.

Gao Zhisheng si è dimesso pubblicamente dal Partito comunista e si è unito a uno sciopero della fame di livello nazionale. Immediatamente, il suo studio di avvocatura è stato chiuso e lui stesso radiato dall’Ordine degli avvocati. Ma, poiché non ha mai smesso la sua attività in difesa dei diritti dei praticanti perseguitati del Falun Gong, è stato preso di mira dalla polizia cinese.

«Non parlare più delle torture che hai subito dal Partito comunista, altrimenti ti daremo un’altra lezione!», lo minacciava uno dei suoi aguzini negli ultimi due mesi di detenzione, racconta Gao Zhisheng, «hai ragione, noi torturiamo quelli del Falun Gong. È giusto. Sai, i dodici trattamenti che ti faremo subire sono quelli inflitti ai praticanti del Falun Gong».
Così, nel 2007, Gao Zhisheng è stato sottoposto a torture incredibili: gli sono stati bruciati gli occhi col fumo di sigarette e conficcati degli stuzzicadenti nella carne; e poi le percosse sul volto con i bastoni elettrici ad alto voltaggio e diverse altre indicibili brutalità.

Dopo un breve periodo di libertà, Gao è stato nuovamente imprigionato fino allo scorso anno. È stato rinchiuso e torturato in bunker militari e in altri luoghi nascosti, utilizzati dai sevizi segreti di sicurezza nazionale, prima di essere ufficialmente messo in prigione per 3 anni.
Molti esperti hanno giudicato come pure invenzioni le accuse messe in piedi contro Gao Zhisheng. Dalla sua liberazione, nell’agosto 2014, l’avvocato è agli arresti domiciliari nella provincia dello Xinjiang, a ovest della Cina. Sua moglie, Geng He, e i loro due figli sono fuggiti nel 2009 e vivono in California. Questa lettera è l’unico segno di vita da Gao Zhisheng dopo la sua liberazione.

La qualità letteraria e la chiarezza dei ragionamenti, tipici dei suoi scritti precedenti, smentiscono i dubbi sul suo stato di salute: era stato descritto come un vecchio dissidente, distrutto mentalmente e fisicamente, privato di ogni volontà di continuare a lottare contro il Partito Comunista Cinese, la «banda di criminali» come lui li definisce. 

LA LETTERA DI GAO ZHISHENG

Ieri, mentre rovistavo in un vecchio armadio di mia madre, mi è capitato tra le mani il libro ‘Scritti selezionati dell’avvocato Gao Zhisheng’. Mi sono seduto e ho riletto tutto d’un fiato le tre lettere che avevo scritto ai ‘banditi dirigenti’ comunisti cinesi. Solo dopo aver vissuto anch’io le stesse torture, posso capire fino a che punto sono devastanti, profondamente oltraggiose e sconvolgenti.

Wei Xiuling, una praticante del Falun Gong della provincia di Shandong, è stata uccisa, resuscitata e infine uccisa nuovamente.  Mentre si legge la sua storia, la violenza che emerge toglie il fiato. Quando ho letto che la metà inferiore del suo corpo era nuda quando è morta, ho cominciato nuovamente a tremare nel profondo del cuore.

E ancora, la storia di Liu Boyang e di sua madre Wang Shouhui di Changchun, che sono state entrambe torturate a morte e ognuna delle due sentiva le grida dell’altra, fa veramente gelare il sangue.

Sono ormai dieci anni che ho scritto questi appunti per la mia inchiesta, ma gli assassini sono sempre ‘compagni dirigenti’ e se ne vanno in giro ‘a testa alta e a pancia piena’, e hanno dimenticato da molto tempo il debito di sangue che per sempre li seguirà. È il prodotto dei media, come la Televisione centrale della Cina (CCTV), Global Times, Il Quotidiano dell’Armata popolare di liberazione e altri media del partito perverso, che perseguono il loro progetto vergognoso di intorpidimento del popolo cinese. Le parole che ho scritto a Hu Jintao e Wen Jiabao non sono riuscite a risvegliare le anime addormentate di questo mondo, e il perfido regime che persegue questa politica scaltra e perversa, quella che ha sempre adottato.

Di giorno e di notte, sono sempre circondato da agenti del regime che non hanno alcuna morale, che mettono in atto la strategia dei loro padroni per tenere per sempre la Cina in un’ incubo macabro e ammorbante. È quello che il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, non vede e non vuole vedere, lui che di recente ha assistito a una parata militare del Partito.

Ban Ki-moon, il presidente russo Vladimir Putin e la presidentessa coreana Park Geun-hye sembrano visitatori provenienti da un altro pianeta. Fanno orecchie da mercante davanti alla catastrofe di diritti umani che si avviene sotto i loro occhi in Cina. Non reagiscono nemmeno quando i criminali che li hanno invitati perpetrano una brutale repressione della libertà di espressione, di pensiero, di credo, o quando ostacolano i diritti costituzionali, le riforme dell’istruzione e della sanità, l’indipendenza giudiziaria, o ancora quando fanno fallire i tentativi di crescita dei valori civili universali. La loro indifferenza verso tutto questo deve essere resa nota.

Le azioni criminali e oscure del Partito comunista si sono manifestate in tutta la Cina e hanno fatto sparire centinaia di avvocati dei diritti umani, li hanno torturati per estorcergli confessioni. Questo è un altro palese crimine contro l’umanità, un altro crimine da aggiungere nel registro della storia. Proprio come il massacro di piazza Tienanmen del 4 giugno 1989, o la persecuzione del Falun Gong, o la violenta e continua opera di demolizione delle case per espellere le persone.

Tutto questo è una vergogna per il mondo civile. Io non so che cosa passi per la testa di Ban Ki-moon quando tratta affari con questa gente che commette crimini contro l’umanità in maniera così evidente. Durante la sfilata militare di questa gang di banditi, i firmatari di petizioni e i dissidenti dell’intero Paese sono stati repressi e sottoposti a controlli molto stretti; nei ristoranti di Pechino si chiedeva ai clienti di mostrare la propria carta d’identità; dieci giorni prima della parata, l’ufficio postale ha bloccato la consegna di pacchi. È stato fatto tutto il possibile per dare a Ban Ki-moon l’immagine di un ‘village Potemkine’ (secondo una leggenda, il ministro russo Grigori Potemkin, per nascondere la povertà dei villaggi durante la visita dell’imperatrice, fece erigere lussuose facciate di palazzi fatte però di cartone,  n.d.t.), tutto questo è stato fatto per dare a questa banda di mascalzoni dalla cattiva coscienza, un’occasione per congratularsi reciprocamente.          

Ora posso dire pubblicamente che nel mese di agosto sono riuscito a inviare all’estero due manoscritti. Uno dal titolo ‘La Cina sorge nel 2017’, l’altro non ha ancora un titolo. Le due biografie saranno disponibili in libreria tra un anno. Ci sono molte cose da leggere in questi libri, per ora non voglio aggiungere altro. Voglio garantire solennemente che tutti i crimini contro l’umanità che ancora stanno avvenendo in Cina saranno giudicati senza alcuna eccezione. Per questo, alla fine del 2017, verrà costituito un tribunale speciale; i dettagli saranno descritti in mie future pubblicazioni

Dopo aver letto le tre lettere aperte, ho sentito il bisogno di scrivere queste note per ricordare tutti i nobili martiri che ci hanno lasciato. Loro sono la gloria e l’ultima speranza del nostro Paese, la prova che la nostra gente ha ancora capacità e grandezza. Il ricordo delle loro vite è la prova che la nostra coscienza non è del tutto distrutta. 

Gao Zhisheng, 12 settembre 2015  

Per approfondire: 

 

Articolo in inglese: Chinese Lawyer Under House Arrest Publishes Open Letter

 
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