Spese militari raggiungono nuovi picchi, 1800 miliardi nel 2014

La Giornata globale di azione contro le spese militari mette sotto la lente d’ingrandimento i fondi messi a disposizione degli eserciti: nel nostro Paese è la Rete Italiana per il Disarmo a diffondere informazioni e dati, lavorando per la riduzione dei fondi pubblici per gli armamenti, cercando di spostarli in altri settori.

L’evento, sponsorizzato dalla International Peace Bureau, organizzazione che ha vinto il premio Nobel per la pace nel 1910, si svolge in concomitanza con la pubblicazione del report sulle ricerche sulla spesa mondiale per armamenti da parte del Sipri, un istituto di ricerca indipendente svedese, Tramite queste informazioni è possibile avere un andamento su scala globale e pluriennale.

«Avere consapevolezza di quanto gli Stati di tutto il mondo investono per mantenere i propri eserciti e comprare armamenti è fondamentale se si vuole cercare una strada alternativa che investa sulla pace e non sulla guerra», sostiene Fracesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo

Nel 2014 la spesa mondiale militare è stata di circa 1.800 miliardi di dollari pari a circa il 2,3 del Pil mondiale. Si tratta di un record storico in cifre ma con una flessione (0,4 per cento) rispetto all’anno precedente. La decrescita è avvenuta in alcune parti del Nord America, Europa Centrale e Occidentale a anche in America Latina. Una crescita è avvenuta in Cina, con un incrementammo del 9,7 per cento. Segno più anche per l’Autralia, i Paesi del Medio Oriente e dell’Europa dell’Est.

I primi della classe sono gli Stati Uniti che hanno smorzato del 6,5 per cento a causa di una riduzione del budget destinati alle armi, ma restano al comando con 610 miliardi di spesa, quota quasi raddoppiata dopo l’11 settembre. Seguono a ruota Russia e Arabia Saudita. 

La Rete per il Disarmo sostiene che una parte di questi investimenti (circa il 3,9 per cento) potrebbero essere utilizzati in modi alternativi, dalle politiche di welfare alla protezione del territorio, dalla creazione di nuovi posti di lavoro a investimenti in strutture scolastiche e sanitarie, fino alla creazione di strumenti alternativi alla difesa armata ad iniziare dal Servizio civile nazionale. 

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