Inizia il processo agli aggressori dei praticanti del Falun Gong

NEW YORK— Nel 2008 Alex Zhang era detenuto in isolamento in una piccola cella di cemento della prigione Wuling, nella provincia di Hunan. Il suo pasto giornaliero consisteva in un panino al vapore e in una zuppa di cavolo fredda fatti passare sotto la porta; il suo letto erano due tavole di legno su un blocco di cemento. Motivo della detenzione: la sua fede spirituale era (ed è tuttora) oggetto di persecuzione da parte del Partito Comunista Cinese. Una fede che il Partito è determinato ad annientare.

Per anni le autorità hanno cercato di ‘rieducare’ con la forza Alex Zhang – con quello che viene comunemente chiamato ‘lavaggio del cervello’ – allo scopo di convincerlo che la sua pratica spirituale fosse pericolosa. Ma tra i tanti filmati che vengono mostrati ai prigionieri, l’ultima cosa che Zhang si poteva aspettare era un video girato per le strade di New York.

Eppure, ripetutamente, era stato costretto a guardare scene filmate a Flushing, una zona cinese nel distretto del Queens. In questi video, dei cinesi di New York sfogavano la propria furia contro dei praticanti del Falun Gong, la disciplina meditativa che Zhang pratica. I video mostrano dei cinesi che urlano contro dei manifestanti del Falun Gong, maltrattandoli e spintonandoli.

«Sono i degenerati della nostra razza», grida una donna. «Noi rappresentiamo la voce del popolo… Loro rappresentano la feccia dell’umanità», dice un uomo ad alta voce, mentre alza il pugno minacciosamente in aria. «Siamo venuti per opporci a questi bastardi del Falun Gong», aggiunge un giovane, usando un termine cinese che è particolarmente aggressivo. L’atmosfera è rovente.

Questo incidente, e una serie di altri simili che vedono esplosioni di rabbia, spesso violente, dirette a un gruppo di praticanti religiosi pacifici, è al cuore di una recente denuncia che porterà presto a un processo, secondo quanto il giudice Vera M. Scanlon del distretto orientale di New York ha disposto in una sentenza del 28 marzo.

La denuncia, presentata nel marzo 2015, descrive questi atti come un’estensione negli Stati Uniti della campagna di ‘douzheng’ contro il Falun Gong da parte delle autorità comuniste in Cina.
La denuncia traduce il termine cinese ‘douzheng’ (‘repressione violenta’), che si rifà alla storia di violenta lotta di classe del Partito Comunista durante la Rivoluzione Culturale, per quella che viene definita una campagna di odio diretta al credo dei denuncianti.

L’organizzazione accusata degli attacchi al Falun Gong a Flushing, è la Chinese Anti-Cult World Alliance (Cacwa), probabilmente affiliata alla China Anti-Cult Association e creata nel quadro del tentativo di «repressione totale all’estero», secondo il riassunto della denuncia fatto dal magistrato.

La China Anti-Cult Association è una delle organizzazioni create per conto dell’ex leader del Partito Jiang Zemin (‘padre’ della repressione del Falun Gong) con lo scopo di diffamare questa pratica e incitare nei suoi confronti l’odio tra il pubblico.
Prima che il Partito decidesse eliminarlo nel 1999, il Falun Gong (una pratica che consiste in lenti esercizi di meditazione e nell’assimilazione ai principi di verità, compassione e tolleranza) era molto diffuso e godeva persino del sostegno dello Stato. E proprio la sua grande popolarità è considerata uno dei motivi della repressione da parte del Partito Comunista, assieme ai deliri di potere di Jiang Zemin.

«I denuncianti sono tutti stati vittime di aggressioni, percosse, minacce di morte, violenza di gruppo e/o altri reati – recita la denuncia – commessi direttamente dagli imputati» o attraverso un’associazione a delinquere creata da questi ultimi.

La denuncia documenta inoltre decine di incidenti, in cui i praticanti del Falun Gong subiscono ‘douzheng’ (atti di lotta politica violenta) nelle strade di Flushing. Un incidente emblematico viene raccontato da Hu Yang – uno dei denuncianti – che dichiara di essere stato «violentemente spinto e preso a calci» da uno degli imputati, una donna di nome Wan Hongjuan, che cercava, tra l’altro, di rubargli il cellulare.
Giorni dopo, secondo quanto indica la denuncia, la Wan gli avrebbe urlato contro: «Siete persino peggio dei cani. Vi metterò tutti insieme e vi sterminerò tutti entro tre mesi. Vi strangolo tutti a morte». Altri interventi di Wan Hongjuan sono stati dello stesso tenore: «Vi finirò; vi strapperò il cuore, il fegato e i polmoni» e «non fotografatemi. Se continuate a farlo, vi dico io come morirete! Non vi ucciderò io, ma qualcun’altro lo farà».

Tra i metodi di aggressione, nella denuncia si parla di pugni, calci, spinte, assalti con una Bibbia in mano, tentativi di furto, danni alla proprietà privata e danneggiamento di materiali informativi del Falun Gong.

Anche Alex Zhang è tra i querelanti. Nel 2014, dopo aver lasciato la Cina ed essere arrivato a Flushing per informare i cinesi all’estero sulla persecuzione, si è imbattuto in Wan Hongjuan: a gennaio di quell’anno, mentre era a Flushing, Wan Hongjuan gli si è avvicinato e dicendo: «Il tuo cartellone sta bloccando il mio passaggio. Lo porto via», la donna ha poi preso il cartello, insieme a diversi altri che mostravano immagini della persecuzione in Cina mettendoli contro il muro.
«Non ti intralcia la strada», aveva cercato di rispondere Zhang, ma la donna era una furia: aveva già iniziato a strapparli e a saltarci sopra facendoli a pezzi; Zhang aveva quindi tentato di prendere uno dei pezzi, ma la donna lo strattonava, allontanandogli il braccio e gettando il cartello sulla strada mentre gli inveiva contro urlando degli slogan anti-Falun Gong.

«È penoso che venga usata per condurre questo genere di atti qui», ha osservato Zhang riferendosi a Wan Hongjuan in un’intervista telefonica; Alex Zhang si è però detto molto incoraggiato dal fatto che la denuncia stia portando a un processo, nonostante il suo legale (l’avvocato Terri Marsch) abbia fatto riferimento a tattiche per ritardare l’iter impiegate dalla parte opposta.
Michael Chu, uno dei principali imputati, ha dichiarato a Epoch Times: «Non intendo commentare fino a che il caso non sarà concluso» (anche il suo avvocato, Edward Wong, non ha risposto ai tentativi di contatto telefonico).

Anche Sinovision, un’emittente televisiva del regime cinese con sede a New York, che aveva intervistato alcuni cinesi di Flushing mentre definivano i praticanti del Falun Gong «degenerati della nostra razza», non ha voluto commentare: «Comprendo la sua domanda», ha risposto una dipendente di Sinovision al telefono (quando le è stato chiesto se l’emittente volesse spiegare come mai i suoi video fossero stati usati come parte delle pratiche di lavaggio del cervello perpetrate ad Alex Zhang ai tempi della detenzione) ma «non posso rispondere alla sua domanda».

Alex Zhang ha raccontato che quando gli è stato mostrato il video in prigione, aveva pensato che fosse un tipico caso di odio politico che la propaganda del Partito è esperta nel provocare: «Questo caso mostra che quella americana è una società completamente differente da quella della Cina dominata dal Partito Comunista».
«Penso che attraverso questo caso la società americana sarà in grado di capire il Partito Comunista e il suo tentativo di infiltrarsi in America. Bisogna stare in guardia. La libertà dev’essere difesa».

 

Articolo in inglese: Lawsuit Defending Freedom of Belief in New York Goes to Trial

 
Articoli correlati