Il muro Usa-Messico metterebbe a rischio la stabilità messicana

Se il presidente eletto Donald Trump manterrà le sue promesse, nel giro di poco tempo gli Stati Uniti rafforzeranno i controlli di sicurezza al confine col Messico ed espelleranno i clandestini con precedenti penali. Se da una parte questo potrà attenuare i problemi degli Usa, dall’altra la situazione in Messico potrebbe peggiorare.

I cartelli della droga messicani sono responsabili di un’epidemia di criminalità e dipendenza da stupefacenti negli Stati Uniti e rappresentano l’obiettivo primo della guerra al narcotraffico, che ha causato circa 100 mila morti dall’11 dicembre del 2006.

Trump, secondo il dott. Robert J. Bunker, esperto di economia politica con dottorato alla Claremont Graduate University, sta «tentando di influenzare l’economia globale per proteggere la classe media degli Usa», il che comprende il tentativo di rendere più sicuro il confine con il Messico; ma tuttavia esiste il rischio che questo possa «molto verosimilmente» portare a un «inaspettato contraccolpo» proprio per la sicurezza in Messico: «Lo Stato messicano è più fragile di quanto molti pensino», e gli imminenti cambiamenti sposterebbero un gran numero di immigrati irregolari provenienti da tutta l’America Latina al di sotto del suo confine, e questo a sua volta porterà a una maggiore aggressività da parte dei cartelli e a lotte intestine, sostiene Bunker.
I problemi per il governo messicano potrebbero insomma diventare troppi.

Allo stesso tempo, aggiunge Bunker, «i cartelli messicani non se ne staranno lì a guardare mentre la loro merce non riesce a entrare negli Usa, ma reagiranno contro il confine rafforzato degli Usa». Il rischio, ha sottolineato l’esperto, è che se gli Stati Uniti faranno troppa pressione, abbandonando il Messico a se stesso, un’altra potenza potrebbe inserirsi nella situazione: «È molto meglio essere proattivi e modellare il mondo verso i valori americani e le esigenze di sicurezza, che consentire ad altri Stati ed entità potenzialmente ostili di farlo».

LA CRISI DELL’IMMIGRAZIONE IN MESSICO

Il Messico ha dovuto far fronte a un aumento dell’immigrazione: il Los Angeles Times ha riferito che le autorità messicane hanno deportato quasi 200 mila persone lo scorso anno, soprattutto dal Centro America, ma i numeri sono destinati a crescere quest’anno. Nel 2015, il governo messicano ha approvato 1.207 delle 3.486 domande di asilo, ovvero il 35 per cento. E il Los Angeles Times riporta che gli immigrati provenienti dall’America centrale dichiarano che se non possono reinsediarsi negli Stati Uniti, la loro scelta successiva è il Messico.

Con il serramento dei confini, tuttavia, potranno entrare negli Usa un numero sempre minore di messicani, ma anche molti meno americani provenienti dall’America centrale e meridionale saranno in grado di attraversare illegalmente il confine.

Trump ha anche annunciato la sua intenzione di espellere fino a 3 milioni di immigrati clandestini con precedenti penali.

Bunker ha osservato che è improbabile che questa espulsione possa influenzare Paesi come El Salvador, Honduras e Guatemala, dal momento che «esistono già molte bande violente e queste comunità urbane non possono peggiorare più di così, dati i loro tassi di omicidio già elevati». Ma altrove, «ogni volta che si rimuovono dei criminali, soprattutto quelli violenti, da una comunità statunitense — tramite l’incarcerazione o la deportazione se è uno straniero — ci saranno dei benefici a livello locale nazionale per la comunità dalla quale sono stati rimossi».

DECLINO DEL REDDITO

Secondo Drew Berquist, fondatore del sito web sulla sicurezza nazionale OpsLens ed ex collaboratore dell’intelligence americana, dei controlli più severi alle frontiere potrebbero cambiare i rapporti tra le famiglie criminali messicane e i politici corrotti. Se Trump farà costruire realmente un muro lungo il confine meridionale è ancora presto per dirlo, ma secondo Berquist è probabile che i cartelli troveranno un modo per far passare la loro merce persino con un muro: «Rallenterebbe il traffico ma non lo interromperebbe, come potrebbero pensare alcune persone».
Indipendentemente da questo, continua, «la nostra posizione diventerà più dura e molto più severa nei confronti delle persone che entrano, e penso che questo cambierà le cose».

Per il Messico, si sta preparando una tempesta perfetta che porterà a una crisi sul fronte sicurezza. Non ci vorrà molto prima che il mercato del lavoro ceda sotto il peso dell’imminente ondata di immigrazione e dei milioni di criminali che potrebbero presto essere rimandati a casa.

Allo stesso tempo, una larga fetta dell’economia messicana proviene dai messicani all’estero che inviano soldi a casa: una cifra stimata di 24,8 miliardi di dollari nel 2015, che secondo Nbc News supera quella sui ricavi del petrolio.

Per i cartelli messicani, l’aumentata sicurezza sui confini e la limitazione delle reti criminali che spacciano la loro droga sul territorio, si traducono in lotte per fette sempre più piccole della torta. Il Latin Post ha riferito il 3 febbraio 2016 che i ricavi illegali negli Stati Uniti derivanti dalla droga portano in Messico ogni anno oltre 64 miliardi di dollari.

Se è improbabile che il mercato della droga — o le rimesse dei lavoratori messicani negli Stati Uniti — si azzerino, è però plausibile che subiscano un forte colpo. E questo, in aggiunta agli immigrati disoccupati, ai messicani recentemente deportati e agli ex criminali membri dei cartelli diventati all’improvviso dei ‘nullafacenti’, forma un cocktail alquanto pericoloso.

C’è senz’altro una certa linea che i cartelli della droga non oltrepasseranno, dal momento che cose come collaborare con i terroristi, per esempio, attirerebbero l’attenzione dei governi stranieri e una risposta più pesante da parte delle autorità messicane.
Ma allo stesso modo, conclude Berquist, se i cartelli droga – avendo più difficoltà a trafficare verso gli Stati Uniti – si dovessero concentrare sul mercato messicano, «a quel punto la repressione del governo diventerebbe verso di loro molto più dura, perché avrebbero bisogno di ricorrrere ad azioni sempre più disperate per restare in vita. E questo porterà a un ridimensionamento della loro importanza».

Articolo in inglese ‘Securing US Border May Cause Crisis in Mexico

Traduzione di Alessandro Starnoni

 
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