Minacce a Miss Mondo Canada? Normale per alcuni cittadini canadesi

La recente incoronazione di Anastasia Lin come rappresentante di Miss Mondo in Canada ha richiamato l’attenzione su una dura realtà per molti canadesi di origine cinese: le forze di sicurezza cinesi in Canada tengono loro sotto sorveglianza e se non sono compiaciuti da ciò che vedono minacceranno i loro amici e parenti in Cina. 

Anastasia Lin, cittadina canadese da oltre un decennio, probabilmente ha sorpreso il personale cinese della sicurezza quando ha reso pubbliche le loro minacce contro il padre residente in Cina, colpevole, a loro modo di vedere, di essersi schierato in difesa dei diritti umani. Non si sarebbero mai aspettati che dopo aver intimorito il padre con le minacce la vicenda sarebbe finita sui titoli dei quotidiani di tutto il mondo. 

Il governo della Cina minaccia abitualmente i familiari dei cinesi residenti in Canada: lo scopo è di mettere a tacere coloro che all’estero denunciano gli abusi del regime. Fino ad ora le vicende di questo tipo non avevano fatto molto clamore. 

La Lin, cittadina 25enne di Toronto che ha sfruttato il concorso di Miss Mondo in Canada come mezzo per promuovere i diritti umani, ha spiegato che la sua storia è molto comune. 

«Penso che questa storia sia in realtà solo la punta di un iceberg. Quello che la gente vede è solo una parte piccolissima di un quadro enorme. Ci sono numerose storie come questa di cui la gente non ha mai sentito parlare». 

Epoch Times ha parlato con molti cinesi residenti in Canada che hanno criticato il Partito Comunista cinese (Pcc) accusandolo di imprigionare, torturare o uccidere le persone e che come risultato hanno ottenuto la minaccia dei loro familiari in Cina. 

Il modello è ormai consueto: i cinesi che risiedono in Canada rilasciano dichiarazioni pubbliche inerenti ai pestaggi, alle esecuzioni extragiudiziali o ad altri abusi che si verificano in Cina. In seguito i loro familiari in Cina ricevono la visita del personale della sicurezza, oppure della polizia, degli agenti dell’Ufficio 610 o del Ministero della Sicurezza di Stato. 

Durante questi interrogatori emerge il modo d’agire delle forze di sicurezza. Tengono sotto controllo un certo cinese che vive in Canada ma minacciano i familiari dicendo “o rompete i contatti o dovete raccontarmi tutto ciò che fa lei in Canada”

Alcuni degli intervistati di questo articolo sono membri di gruppi religiosi o etnici presi di mira dal regime cinese, altri sostenitori della democrazia o dei diritti umani. Alcuni di questi, che non sono menzionati e le cui storie sono raccontate solo in parte, hanno chiesto di mantenere l’anonimato. Temono per i familiari che risiedono in Cina, alcuni dei quali sono in carcere per motivi politici o stanno cercando di emigrare. 

«NESSUNO MI VUOLE PARLARE» 

Rukiye Turdush, attivista uigura che vive a Toronto, non può più parlare con gli amici e i familiari che risiedono nella sua città natale di Urumchi, capitale della regione autonoma dello Xinjiang. È troppo pericoloso per loro. 

«In effetti, quando ho chiamato una delle mie amiche mi ha detto: “Sono orgogliosa di te, ma non chiamarmi mai più e lo stesso non potrò fare io con te”. Poi ha riattaccato il telefono in fretta».

La maggior parte delle amiche hanno intercettato la Turdush su WeChat, la popolare applicazione di messaggistica e di chiamate online. Altri rispondono alle sue telefonate e le chiedono di non chiamare di nuovo, scusandosi e dicendo di sperare che lei capisca. 

«Qualche volta sento la loro mancanza. Ho bisogno di parlare con loro, tuttavia nessuno – proprio nessuno – vuole parlare con me». 

Gli Uiguri, che stanno affrontando una repressione simile a quella dei Tibetani, sono stati i primi prigionieri politici a essere giustiziati e a essere vittime del prelievo d’organi, secondo quanto riferiscono le fonti della polizia cinese nel nuovo libro di Ethan Gutmann: The slaughter: Mass killings, organ harvesting, and China’s secret solution to its dissident problem [La carneficina: uccisioni di massa, prelievo di organi e la soluzione segreta della Cina al suo problema dei dissidenti, ndt]. 

La Turdush adesso sa bene che una telefonata con i suoi amici per condividere i ricordi dell’infanzia farà sì che le forze della sicurezza si presentino alle loro porte di casa, causando lacrime e terrore. Suo zio, che è stato interrogato più di una volta, le ha detto che avrebbe dovuto tacere per evitare spiacevoli conseguenze. Quando l’anno scorso è morto, non ha potuto chiamare sua zia o i suoi cugini per far loro le condoglianze. 

Pochi tra gli intervistati da Epoch Times erano al corrente di tutti i dettagli di ciò che accadeva ai loro parenti. I parenti, convinti di essere monitorati, hanno paura di parlarne. 

«I MIEI VICINI SI DEVONO NASCONDERE» 

L’attivista Tsewang Dhondup, dopo essere stato colpito con un proiettile per due volte durante delle manifestazioni di protesta, è fuggito dal Tibet nel 2008 e si è infine rifugiato a Toronto. Da allora sono cominciate le minacce. 

«La maggior parte degli attivisti che sono fuggiti dal Tibet hanno dovuto affrontare direttamente questi tipi di avvertimenti», ha scritto Dhondup su una mail. 

«Quelle persone che hanno un impiego governativo vengono licenziate, se i loro parenti al di fuori del Tibet si espongono per denunciare i fatti», ha spiegato. «Nel mio caso, non è stata coinvolta solo la mia famiglia, dopo che sono scappato dal Tibet anche molti dei miei vicini di casa si sono dovuti nascondere per sfuggire alle persecuzioni». 

Il giorno dopo che Dhondup era fuggito, il capo del suo villaggio è stato arrestato. Gli abitanti del villaggio erano terrorizzati. 

«La gente non riusciva nemmeno a sentirsi al sicuro a casa propria per paura di essere arrestati e puniti». 

Alla fine del 2010 Dhondup ha divorziato dalla moglie per proteggerla da eventuali ritorsioni nei suoi confronti a causa del suo attivismo all’estero. 

«Questa è la situazione attuale. I problemi che sta fronteggiando Miss Mondo in Canada sono gli stessi che devono affrontare molti milioni di persone che sono perseguitate dalla Cina», ha detto. 

«DICCI COSA STA FACENDO TUO FRATELLO»

Nel 2012, il presidente di New Tang Dinasty Television in Canada Joe Wang, ha ricevuto una telefonata da casa di suo fratello che risiede nella provincia dell’Anhui, in Cina orientale. Quando ha risposto, all’altro capo c’era un agente del Ministero della Sicurezza di Stato cinese. 

L’agente ha richiesto a Wang di attenuare il tono critico dei servizi messi in onda dal canale televisivo nei confronti del Pcc. A quel tempo, Wang disse che era abbastanza comune ricevere telefonate del genere, tuttavia solitamente parlava con il fratello mentre l’agente di sicurezza stava seduto accanto a lui. 

Jeff Yang, residente nella città di Calgary, è stato intervistato da Ntd nel 2012 riguardo all’acquisizione della Nexen di Calgary da parte della China National Offshore Oil Corporation (Cnooc). 

Yang, di professione geologo nel settore petrolifero, ha lavorato per la Cnooc fino al 1999. Ha rivelato come il personale della sicurezza della società collaborasse con l’Ufficio 610 al fine di identificare quei membri del personale che praticavano il Falun Gong, un’antica pratica spirituale perseguitata in Cina, e trasferirli nei centri di detenzione e nelle strutture di lavaggio di cervello. 

In seguito, il fratello di Yang, che si trovava in Cina, è stato contattato dalle forze di sicurezza e gli è stato comunicato di presentarsi per un interrogatorio. Quando ha chiamato Yang per dirglielo era terrorizzato e lo stesso Yang era spaventato. 

«Questi individui avevano detto a mio fratello: “Devi dirci che cosa sta facendo in Canada tuo fratello”», ha raccontato Yang. A suo fratello era stato anche detto che se non si fosse adoperato per fermare l’attivismo di Yang in Canada, il suo lavoro e quello si suo figlio in Cina sarebbero «diventati un problema». 

Yang, praticante del Falun Gong, è attivo nel sensibilizzare le persone sui problemi dei diritti umani in Cina. Gli agenti della sicurezza hanno raccontato alla famiglia di Yang in Cina delle sue attività in Canada. 

Il personale della sicurezza chiede abitualmente alle persone in Cina di spiare i propri parenti, oppure di fornire informazioni dettagliate a loro riguardo – luogo di lavoro, indirizzo di residenza, numero di telefono, indirizzo mail e così via. 

Kayum Masimov, uiguro residente a Montreal, ha ricevuto minacce telefoniche di morte nonostante non abbia una famiglia in Cina. Inoltre è vittima di quegli implacabili attacchi informatici riservati abitualmente ai critici del regime, come rivelato da un dettagliato studio svolto dal Citizen Lab di Toronto. 

Masimov simpatizzava con l’esperienza della Lin e le era grato di star attirando l’attenzione sulle minacce del regime. 

«Quello che è successo a Miss Canada è comune. È la politica generale della Cina», ha detto. 

«Anche se lasci la Cina, non sei mai libero. La persecuzione va oltre i confini fisici del Paese. Questa non è la fantasia di alcune persone emarginate – è un fatto molto comune». 

Masimov ha raccontato che quegli uiguri che ritornano nello Xinjiang devono far fronte agli interrogatori e alle pressioni del regime per persuaderli a divenire una spia per i loro scopi in Canada. 

Sebbene lo spionaggio sia spesso focalizzato sui gruppi o sulle comunità di dissidenti, negli ambienti della sicurezza c’è anche la preoccupazione che quei cinesi ordinari impiegati in posizioni sensibili nel governo o nell’industria, possano essere costretti a spiare. 

«MIO PADRE È STATO PICCHIATO» 

Bob Fu, fondatore e presidente di ChinaAid, associazione internazionale cristiana degli Stati Uniti che si batte per i diritti umani, sa bene che non è rara neppure la violenza. 

«Dopo che nel 2002 ho diffuso dei documenti governativi segreti e storie inerenti alla persecuzione indetta dal Governo, mio padre è stato picchiato», ha raccontato. 

«Tutti i miei parenti, compresi quelli che non ho mai incontrato, sono stati interrogati e minacciati. Il messaggio che il Governo mi ha voluto far arrivare è chiaro: “A meno che tu, Bob Fu, non chiuda la bocca, noi, le forze di sicurezza cinesi, non smetteremo di molestare i tuoi familiari”». 

È una realtà che talvolta fa sentire Fu in colpa quando ne parla. 

La Lin sta lottando in maniera simile. Ha utilizzato il concorso di Miss Mondo in Canada come mezzo per promuovere i diritti umani, con l’impegno di essere «una voce per chi non ha voce». Ha detto che rimanere in silenzio avrebbe significato voltare le spalle a tutto quello che lei stava rappresentando. 

Anche la famiglia di Shen Xue, premiata giornalista e attivista democratica di spicco residente a Toronto, ha ricevuto delle minacce. 

«Il regime comunista ha attaccato il punto debole delle persone – i loro sentimenti nei confronti della propria famiglia, il loro amore per la famiglia, il loro amore per la città natale e per il loro Paese di origine, e il loro amore verso gli amici, qualsiasi cosa. Quello che per loro può essere uno strumento da utilizzare per il loro scopo, non esitano a farne uso», ha detto. 

La Shen è fuggita dalla Cina dopo il massacro di Piazza Tiananmen. La famiglia da parte sua risiede attualmente tutta al di fuori della Cina, ma le forze di sicurezza continuano a minacciare la famiglia del marito che si trova ancora là. 

«QUESTO È INCOMPRENSIBILE» 

In Cina, l’atto di punire una persona per il reato commesso da un’altra è molto comune. È una pratica di colpevolezza per associazione utilizzata pesantemente da quando, nel 1949 il Pcc è salito al potere. 

Questa pratica, utilizzata un tempo nelle campagne politiche, come la Rivoluzione Culturale, per stroncare intere classi di persone – proprietari terrieri, credenti religiosi, intellettuali e i cosiddetti cittadini ‘di destra’ che sostenevano le idee tradizionali della cultura o della moralità cinese – è adesso di routine. 

Il Pcc usa la colpevolezza per associazione per abbattere la lealtà. Le persone devono scegliere il Partito a dispetto delle proprie famiglie, una scelta che ha costretto numerosi cinesi a denunciare coloro che gli erano più cari. 

Per coloro che si trovano in Canada e che si apprestano a esercitare la loro libertà di parola, i loro familiari in Cina sono ostaggi del regime. 

«Questo è incomprensibile nella società civile moderna, tuttavia in Cina è molto più di una norma», ha detto Masimov. 

I cinesi residenti in Canada, o quelli che soggiornano nel Paese per ragioni di studio o di lavoro, sono tenuti in riga dall’intimidazione. 

Le forze di sicurezza cinesi hanno avvertito i genitori di quei ragazzi uiguri che si apprestano ad andare a studiare in Canada che, nel caso avessero dovuto contattare gli uiguri in Cina, ci sarebbero state delle conseguenze terribili. La Turdush dice che questo avvertimento li ha fatti sentire spaventati e tagliati fuori. 

Nel 2010 e nel 2011 Epoch Times ha messo alla luce quegli episodi in cui le ambasciate cinesi in Usa e in Canada hanno usato la loro influenza per costringere gli studenti cinesi a unirsi ai raduni di benvenuto per la visita dei leader cinesi. Questi sforzi erano volti ad annullare le proteste per i diritti umani da parte dei gruppi degli uiguri, dei tibetani e dei praticanti del Falun Gong, nel corso della visita. 

Questi sforzi sono stati parte di una precedente direttiva che il regime aveva inviato a tutte le ambasciate e consolati di tutto il mondo. 

Nel 2005 Chen Yonglin, primo segretario e console per gli Affari politici, ha disertato il consolato cinese di Sydney ed esposto tale direttiva. Le ambasciate avevano l’ordine di influenzare i funzionari governativi, mobilitare gli studenti cinesi e la comunità cinese, e controllare i media cinesi per influenzare le politiche pubbliche in favore della Cina. 

«IO NON SONO UN CINESE ALL’ESTERO» 

Il regime giustifica queste pratiche con una semplice ma potente idea: che tutti i cinesi – ovunque risiedano – sono sotto la sua autorità. 

Dick Chan, presidente fondatore dell’Associazione per la democrazia in Cina di Toronto, ha detto che l’idea si riassume in una semplice espressione – i cinesi all’estero. 

«Il Pcc sta usando quell’espressione ‘cinesi all’estero’, per legittimare la sua influenza sulla comunità cinese in Canada», ha detto. 

«Noi siamo canadesi. Non hanno diritto di interferire con nessuna delle nostre politiche», ha detto. 

«Io non sono un cinese all’estero, io sono canadese. Loro sono all’estero – all’estero rispetto al Canada». 

Chan ritiene che, a un certo livello, anche il governo canadese e i media abbiano sposato quest’idea di vedere i cinesi residenti in Canada in primo luogo come cinesi e in secondo luogo canadesi. Chen crede che, se fossero stati visti prima di tutto come i canadesi, le minacce del regime contro di loro avrebbero suscitato una maggiore reazione. 

«SPERO CHE TUTTI POSSANO ESSERE COME LEI»

Rukiye Turdush ha detto che è anche molto importante che i cinesi residenti in Canada o altri minacciati dal regime, parlino apertamente come ha fatto la Lin. 

«Spero che tutti possano essere come lei, in modo che la Cina non possa più manipolare le persone». 

La Turdush  ha detto che se le persone rimanessero in silenzio, incoraggerebbero le azioni del regime. 

«La Cina altrimenti dirà: “Ah! Ah! Funziona”, e continuerà a utilizzare questo criterio, mettendo pressione su quelle famiglie e facendo qualunque cosa voglia». 

Secondo Urgyen Badheytsang la Lin, parlando apertamente, ha contribuito a sollevare la questione. Il signor Badheytsang è direttore nazionale dell’associazione Studenti per un Tibet Libero del Canada. 

«Quando Miss Mondo del Canada viene attaccata con minacce di questo tipo, la vicenda avrà sicuramente effetto. Adesso i Canadesi sentono improvvisamente come se ciascuno di loro sia stato toccato dalla situazione dei diritti umani in Cina», ha detto Badheytsang. 

Masimov ha detto che con oltre un milione di canadesi potenzialmente interessati a questo problema, la questione non può essere ignorata. 

«È una questione di sovranità», ha detto. 

«SIGNIFICATIVO E POTENTE» 

Il cambiamento potrebbe già essere in atto. Il Dipartimento degli Affari esteri e del Commercio internazionale (Dfait) del Canada, si è espresso sulle minacce contro la famiglia della Lin, rompendo il consueto silenzio del Governo su questa questione. 

In un comunicato inviato a Epoch Times, un portavoce del Dfait ha scritto: «Il Canada encomia la signora Lin per i suoi sforzi nel sensibilizzare le persone sull’argomento [la libertà di religione e quella di espressione, ndr]». 

«Il Canada è anche preoccupato per le accuse di molestie del governo cinese nei confronti della famiglia della signora Lin in Cina», si legge nel comunicato. 

Non è stato molto, ma per la Lin, che ha scritto una lettera aperta al Dfait ringraziandoli calorosamente per il sostegno, è stato significativo. 

«Il vostro gesto è al tempo stesso tanto significativo quanto potente… Questa attenzione è spesso l’unico strumento per aiutare a fermare le violazioni dei diritti umani che accadono in Cina», ha scritto. 

Xun Li, presidente dell’Associazione Falun Dafa del Canada, spera in qualcosa di più. 

«Mentre ci congratuliamo con il sostegno dato dal governo canadese alla signora Lin, incoraggiamo il nostro Governo a continuare a esporsi e a esortare le autorità cinesi a porre fine alle molestie», ha detto. 

Li ritiene che ogni sforzo del regime di mettere a tacere i critici canadesi nei suoi confronti sia l’occasione per smentire il regime stesso ed esporre la sua vera natura. Li spera che sempre più persone potranno dimostrare il loro coraggio. 

Da parte sua, la Lin si sta preparando ad andare in Cina per la finale di Miss Mondo che si terrà il 19 dicembre a Sanya. Secondo Badheytsang il prossimo capitolo della storia dovrebbe essere interessante. 

«Questa questione sta davvero per esplodere e ritengo sia un aspetto importante perché non è in Cina che si terrà la finale del concorso? Che cosa succederà allora? Lei ha fatto del proprio meglio. Non vediamo l’ora di avere queste riposte». 

Articolo in inglese: ‘Threats Against Miss World Canada: Common, Say Canadians

 
Articoli correlati