Milioni di cinesi destinati al celibato

Per decenni, il regime comunista cinese ha applicato rigorosamente la politica del figlio unico. Le famiglie che non si conformavano a quest’obbligo, erano sottoposte a pesanti multe e le donne erano costrette all’aborto forzato e alla sterilizzazione.

Nel 2016, il regime ha concesso di avere un secondo figlio, mantenendo tuttavia il controllo coercitivo su tale limite. Ma la nuova politica non può risolvere il grave problema sociale creato dal sistema del figlio unico: uno dei problemi sociali è che milioni di uomini cinesi non potranno trovare moglie. Secondo le ultime stime della Banca mondiale, in Cina il rapporto tra i sessi è di 115,4 maschi per ogni 100 femmine: questo squilibrio è il risultato di una cultura che ha sempre dato priorità agli uomini.

Il canale televisivo di Hong Kong Phoenix Television, il 13 novembre ha annunciato che la disparità tra i due sessi, significa che più di un milione di cinesi resteranno celibi per tutta la vita.
Le cifre fornite dal regime, pubblicate nel 2012 dal giornale di regime Quotidiano del Popolo, mostravano che la situazione era ancora più grave: c’erano circa undici milioni e 959 mila celibi tra i trenta e trentanove anni, in rapporto ai cinque milioni e 82 mila donne nubili della stessa età. In altre parole, considerando solo questa fascia di età, più di sei milioni di cinesi resteranno scapoli.

Secondo l’Accademia cinese delle Scienze sociali, nel 2020 ci saranno 24 milioni di cinesi in cerca di moglie. La preferenza per i figli maschi è un’antica tradizione cinese. L’uomo trasmette il nome di famiglia (quando si sposa, una ragazza prende generalmente il nome del marito, ndr), inoltre, nelle zone rurali i ragazzi possono fare i lavori agricoli.

Mentre vigeva la politica del figlio unico, molti genitori abbandonavano le figlie o abortivano quando scoprivano che sarebbe stata una femmina. Secondo il sito cinese di regime The Paper, nel corso degli ultimi trent’anni, più di venti milioni di bambine sono scomparse, in seguito ad abbandono o aborto.

LE ESIGENTI DONNE CINESI

La politica del figlio unico ha inciso anche sul modo in cui le donne scelgono il coniuge: consapevoli della forte richiesta di ragazze, hanno la possibilità di scegliere accuratamente il compagno: cercano quindi uomini ricchi, che abbiano già un patrimonio. Ed essendo figlie uniche, sono viziate e abituate all’indulgenza, e cercano le stesse comodità in una relazione.

Secondo uno studio del 2016 effettuato dall’agenzia matrimoniale Zhenai, più dell’80 percento delle nubili ritiene che un marito degno di tale nome, debba guadagnare al mese almeno 5 mila yuan (circa 650 euro), mentre il 67 percento vorrebbe che guadagnasse tra i 5 mila e i 10 mila yuan (da 650 a 1.300 euro); il 25 percento pretende un reddito mensile di almeno 10 mila yuan.

Da un rapporto della Goldman Sachs, su una popolazione di un miliardo e 300mila cinesi, 150 milioni hanno un reddito mensile di 6.200 yuan (circa 800 euro), cioè solo l’11,5 percento del totale. La metà di questi ‘privilegiati’ è considerata classe media e sono funzionari statali o dipendenti di imprese pubbliche. In altre parole, i criteri delle donne interpellate da Zhenai, li collocano ‘fuori portata’.

Le conseguenze di queste esigenze economiche, si sono viste l’aprile scorso con una rottura di fidanzamento nella provincia di Anhui: secondo un servizio di Phoenix Television, una donna incinta ha deciso di abortire, dopo che il progetto matrimoniale era fallito, poiché il fidanzato non possedeva una dote di 120 mila yuan (circa 15.650 euro).

MATRIMONIO IN PIENA CRISI

L’istituzione del matrimonio, oggi in Cina, è messa alla prova: secondo i dati del Ministero degli Affari civili, nel 2016 ci sono stati solo 11,43 milioni di matrimoni, 6,7 percento in meno dell’anno precedente. Nello stesso tempo, il tasso dei divorzi è passato da 1,85 del 2009 al 3 percento del 2016, con un incremento del 38 percento.  Sebbene il Paese debba fare i conti con l’instabilità sociale, dovuta al maggior numero di uomini soli – fatto che potrebbe portare all’incremento dei crimini legati al traffico sessuale o al rapimento di donne – il regime cinese non ha adottato nessuna misura per incoraggiare le coppie a restare unite. Anzi: i numerosi scandali sessuali tra i funzionari del Partito Comunista Cinese, hanno indirettamente incoraggiato le relazioni extraconiugali.
Nel 2015, l’ufficio per la lotta anticorruzione del Pcc ha scoperto un diffuso commercio di servizi sessuali, in cambio di favori politici per China Unicom, una società di telecomunicazioni di Stato.
Numerosi responsabili del Partito erano implicati in tali pratiche, compreso l’ex capo della sicurezza nazionale Zhou Yongkang che, secondo l’agenzia Xinhua, aveva numerose amanti (che ricevevano in cambio dei favori). Nel giugno 2015, Zhou Yongkang è stato condannato all’ergastolo per corruzione.

La crisi dell’istituzione matrimoniale nella società cinese si manifesta, ad esempio, nelle misure adottate per recuperare o, al contrario, rompere il matrimonio. Alcune cinesi, quando il marito le tradisce, per salvare il matrimonio si iscrivono a un corso specializzato di perfezionamento del ruolo di moglie, o assumono un ‘cacciatore di amanti’ per mettere fine alla relazione extraconiugale.

D’altro canto, alcune ragazze, avendo poche possibilità di ‘migliorare’ la propria vita, si iscrivono a corsi molto particolari, insegnano come accrescere le capacità seduttive per catturare un uomo.

 

Traduzione di Francesca Saba

Versione inglese: China Has a Bachelor Problem: Millions of Men Will Stay Single for All Their Lives

 
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